Un pò ‘d sossì e un pò ‘d lolà

Mostre e spettacoli novembrini

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Non sempre gli itinerari di un ascoltatore di musica sono lineari. Capita che, inseguendo i propri interessi o seguendo le proposte delle istituzioni musicali cittadine, cogliendo le occasioni che si presentano sul proprio cammino o divagando su percorsi paralleli, si vivano esperienze non programmate o del tutto inattese. Come si direbbe in lingua autoctona, si finisce per assaporare “un pò ‘d sossì e un pò ‘d lolà”.
Novembre, per l’autore di queste colonne, ha sempre significato anzitutto Bergamo con il suo festival dedicato a Gaetano Donizetti, festival che da diversi anni sta crescendo in impegno e qualità artistica. La presente edizione, da me seguita tra il 25 e il 27 novembre, ha proposto, come titoli operistici, Chiara e Serafina, L’aio nell’imbarazzo e La favorite. Sfido chiunque a dire di conoscere il primo titolo, perché, dopo il debutto nel 1822, non fu mai più ripreso, e torna oggi in scena nell’ambito del progetto “Donizetti 200”, che si propone di allestire ogni anno un’opera donizettiana che compie due secoli esatti. Si tratta di un’opera semiseria di genere piratesco dalla trama inverosimile, nella quale il giovane compositore dovette far fronte alle esigenze di una compagnia di canto numerosa e prestigiosa, scrivendo musica a più non posso senza troppo curare la coerenza drammaturgica. Esemplare è il finale del I atto, dove, al termine della stretta, invece di chiudersi il sipario, attacca un secondo finale con altri personaggi! (chi abbia un po’ di dimestichezza col melodramma del primo Ottocento percepirà la stranezza di quanto ho scritto). L’aio nell’imbarazzo (1824) è considerato il primo capolavoro donizettiano nel genere buffo, ed è stato proposto nella regia modernissima di Francesco Micheli, direttore artistico del festival. Le modernizzazioni sono sempre un rischio, e spesso lasciano il tempo che trovano; ma, in questo caso, l’ambientazione in un futuro distopico nel quale la società vive in una dimensione virtuale priva di contatto umano ben si coniuga con la vicenda di un padre che decide di tenere i propri figli segregati in casa per risparmiare loro le difficoltà della vita. La favorite (1840), infine, è un grande titolo del periodo francese della maturità donizettiana, ed è stato eseguito, senza alcun taglio, con un cast assai pregevole, che ne ha valorizzato ogni pagina. Sempre alla ricerca di rarità ottocentesche, da Bergamo mi sono spostato a Liegi per assistere ad Alzira (1845), una delle opere più neglette di Giuseppe Verdi, sulla quale ancor oggi gravano giudizi critici negativi solo parzialmente giustificati. L’avevo ascoltata una sola volta, vent’anni fa, a Parma, e l’impressione che mi aveva suscitato era stata tale da indurmi a dedicare a questo raro titolo la mia tesi di laurea triennale. Se Alzira era l’obiettivo della trasferta, una coincidenza di calendario mi ha permesso di assistere, sempre a Liegi, a una recita in forma di concerto della Clemenza di Tito (1791) di Mozart, che vedeva il ruolo di Sesto interpretato da Cecilia Bartoli: rara occasione per ascoltare dal vivo il mezzosoprano romano beniamino degli amanti del belcanto barocco.
A Torino, nel mese di novembre è ripresa la stagione del Teatro Regio, con un Don Giovanni impreziosito dalla presenza sul podio di Riccardo Muti, che ha favorito un sold out pur a fronte di prezzi al botteghino decisamente superiori al consueto. Nei primi giorni del mese, invece, all’Oval Lingotto era di scena Artissima, la rassegna annuale dedicata alle arti figurative d’oggi. Senza sostituirmi ai colleghi critici d’arte, mi sono aggirato tra gli stand alla ricerca di tracce musicali. Qualcosa ho trovato, anche se non posso dire che mi si siano aperti nuovi orizzonti sul piano del rapporto tra musica e arte visiva. La napoletana Giulia Piscitelli sovrappone una figura di schiavo a ogni singola nota di vecchi spartiti, e intitola le opere “Schiavi nella didattica” e “Schiavi nelle scale cromatiche”. Mario Dellavedova propone una “Colonna sonora” costruita sovrapponendo i resti di vecchie casse acustiche. L’elemento più interessante è forse la “Sonata” di Dalila Gonçalves, forma sinuosa costruita assemblando vecchi tasti di pianoforte.
Posso però scommettere che ai casellesi attenti, aprendo questa pagina, sia venuto in mente qualcos’altro. Sì, perché musica si fa anche a Caselle, dove la sera del 5 novembre si è tenuto, in Sala Cervi, uno spettacolo del cui titolo mi sono maldestramente appropriato. Era di scena, con la moglie Patrizia Bertolo, un giovane promettente tenore, Elis Calegari: lo conoscete, vero? Giovani al giorno d’oggi si resta per tutta la vita; promettenti non è detto, ma vi assicuro che Elis lo è, e ho potuto apprezzare la crescita e la maturazione che la sua voce ha avuto in questi anni, nei quali si è applicato con costanza e impegno allo studio del canto sotto la guida del tenore Matteo Pavlica. Bravo Elis, continua così! Per chi lo volesse ascoltare di nuovo, nella stessa sede, il 17 e 18 dicembre, c’è “Cose dell’altro mondo”.

Questo mese al botteghino…
Unione Musicale: (https://www.unionemusicale.it/) il 18 gennaio al Conservatorio si esibisce il duo Gautier Capuçon (violoncello) – Nikolai Lugansky (pianoforte) con un programma che spazia da Debussy a Sostakovic e Rachmaninov.
Filarmonica: (https://www.oft.it/it/) Il 17 gennaio, al Conservatorio, il programma “Alchimie” prosegue con un concerto dedicato al mercurio, con gli Archi della Filarmonica diretti da Sergio Lamberto che propongono un itinerario vivaldiano con inserti di Handel e Sardelli.
Accademia Stefano Tempia: (https://www.stefanotempia.it/) Il 18 dicembre, alle 19, concerto corale di musica sacra nella chiesa di Sant’Agnese.
Polincontri Classica: (http://www.policlassica.polito.it/stagione) Il 19 dicembre alle 18 spettacolo di danza con il Balletto Teatro di Torino (coreografie di Viola Scaglione), mentre il duo Bastian Loewe (violino) – Stefano Musso (pianoforte) propone alcune Sonate di Debussy, Fauré e Prokof’ev.
Educatorio della Provvidenza: (https://www.educatoriodellaprovvidenza.it/)
Concertante: il 15 gennaio alle 17, a Palazzo Barolo, il baritono Carmelo Corrado Caruso si esibisce in un programma da camera intitolato “Delizie francesi”; al pianoforte Anne Colette Ricciardi.
Orchestra Rai: (http://www.orchestrasinfonica.rai.it/) Il 23 dicembre, come concerto di Natale, sarà eseguita la Sinfonia n. 9 di Beethoven, con Uliana Alexyuk, Valentina Stadler, Nicky Spence, Tomas Tomasson e il Coro del Teatro Regio, dirige Fabio Luisi. L’anno nuovo inizia con un “Ciclo Mendelssohn”: Daniele Gatti in tre concerti dirige tutte le sinfonie del compositore tedesco, l’11-12 gennaio (Sinfonie n.1 e n. 3 “Italiana), il 16 gennaio (Sinfonia n. 2 “Lobgesang”) e il 19-20 gennaio (Sinfonie n. 4 “Scozzese” e n. 5 “La Riforma”).
Concerti Lingotto: (https://www.lingottomusica.it/)
Teatro Regio: (https://www.teatroregio.torino.it/) Mese dedicato alla danza con Lo schiaccianoci di Cajkovskij (dal 16 al 23 dicembre) nell’interpretazione del Balletto dell’Opera di Tbilisi, coreografia di Aleksej Fadeecev e Nina Ananiashvili. Il 29-30-31 dicembre galà di Roberto Bolle. L’8 e il 9 gennaio le attività del nuovo anno si aprono con la Messa da Requiem di Verdi, con Angela Meade, Silvia Beltrami, Enea Scala, Gianluca Buratto, dirige Andrea Battistoni.

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