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martedì, Gennaio 14, 2025

    Voglia di vendetta

    Avete presente che emozioni forti si provano quando si subisce un torto? Sicuramente sì. Si può reagire provando una grande rabbia e si potrebbe avere voglia di vendicarsi!

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    Quando viene tradita la nostra fiducia si potrebbe provare una profonda disperazione. È una reazione più che naturale. Una persona dovrebbe essere in grado, con il passare del tempo, di superare l’accaduto. Purtroppo non tutti ci riescono ed il rischio è di sprofondare in quella che si chiama amarezza patologica: si rimane imprigionati nelle emozioni nocive e non si riesce più a guardare avanti con positività.

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    Sembrerebbe quindi che l’amarezza patologica possa diventare una malattia grave, per cui chi ne è affetto è posseduto dal desiderio di farsi giustizia, di vendicarsi. Questo stato fa perdere la lucidità, tanto che non si è in grado di valutare le perdite a cui si potrebbe andare incontro pur di perseguire la vendetta. Purtroppo è una reazione masochistica, perché più che la soddisfazione comporterà molto probabilmente la rovina di chi ne è posseduto.

    L’amarezza si presenta in forme diverse, è un’emozione umana e normale, è la reazione alla sensazione di essere ingannati e di essere impotenti di fronte a questo. Eventi banali possono scatenare l’amarezza. Le situazioni che possono fare sprofondare in questo stato sono molte, ad esempio un licenziamento, le liti con i vicini, i tradimenti… Sono circostanze che possono arrivare nella vita di chiunque, la cosa importante e non rimanerne imprigionati. Alcune volte l’amarezza segue dei cambiamenti sociali: fenomeni politici, nuove leggi, rivolte, restrizioni, che creano svantaggio per delle minoranze che ne sono danneggiate.

    Cosa causa una reazione di amarezza patologica non dipende dalla gravità dell’evento, ma dall’interpretazione che se ne dà. Un esempio può essere un trasferimento di lavoro: un atto scomodo per chi lo subisce, però è diverso interpretarlo come modo per salvare l’azienda e mantenere un’occupazione, oppure una persecuzione personale!

    Quando la voglia di vendetta prende il sopravvento su qualunque altra cosa la vita della persona può subire dei danni. Infatti chi sente la necessità di vendicarsi non è più in grado di valutare cosa a cui sta andando incontro, ma è guidato dalla rabbia, dal desiderio di farla pagare. Non è raro trovare per me dei pazienti in questa situazione, che vengono a chiedere aiuto perché stanno molto male: provano emozioni negative molto forti, ma non sanno lasciare andare quello che è successo. Ci sono persone che sono più predisposte di altre, che tendono, per il loro carattere, ad infilarsi in situazioni ingiuste ed umilianti che non riescono a prevedere. Tendono ad offendersi facilmente e hanno la tendenza a rivangare cose passate, anziché concentrarsi sul presente e sul futuro. Ad esempio, ci sono persone che per loro natura sono litigiose e si ritrovano così coinvolte in dissapori a cui proprio non possono passare sopra.. non è facile convincere con dei banali discorsi dei personaggi di questo tipo a lasciare perdere, a volte è necessario un percorso di psicoterapia per risolvere la questione. Le sessioni di terapia servono per ritrovare la saggezza che è andata persa, correggendo le convinzioni distorte.

    Non è facile capire quando si è di fronte a un’amarezza patologica. Infatti, come ho già scritto, alcune reazioni di fronte alle ingiustizie possono essere considerate “normali”. Amici e parenti possono giustificare il malessere di chi ha subito, che sembra avere un valido motivo. Quando quindi è il caso di preoccuparsi? Il disturbo viene riconosciuto dopo molto tempo, il problema non è tanto quel che è successo, ma che l’emozione negativa rimane invariata anche se passa del tempo. È come se non si riuscisse mai a superare quel che è accaduto e si rimane imprigionati nella rabbia e nella depressione senza trovare più pace. Potrebbe essere scambiata ad occhi poco esperti per depressione, ma ci sono caratteristiche differenti. Anche quando c’è una diagnosi corretta, la guarigione non è semplice. È come se a questi pazienti non interessasse essere saggi. Sono cinici, continuano a sentirsi attaccati ed incompresi: un atteggiamento che crea difficoltà nelle cure. Sono pazienti che sembra abbiano il desiderio di continuare a soffrire per dimostrare a tutti quanto sia stata grande l’ingiustizia subita. Arrivano in terapia perché stanno male, ma il loro obiettivo principale è cercare qualcuno che gli dia ragione. Per questo all’inizio la terapia può sembrare deludente per questi pazienti, non è ciò che cercavano: credono che potranno stare bene solo se il loro “nemico” starà male e la pagherà. Bisognerebbe invece diventare più propensi a cambiare punto di vista, a capire cosa potrebbe avere portato gli altri ad agire in un modo che è stato percepito come dannoso ed intenzionale. Bisognerebbe poi riuscire a prendere le distanze dal passato per rivolgersi al futuro, magari con un nuovo progetto ed un po’ di fiducia.

    www.psicoborgaro.it

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