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martedì, Novembre 5, 2024

    Diritti negati dalle guerre


    Assistiamo in questi tempi bui a una ferocia bellica e un’inedita violenza diffusa, in cui la gratuità e la voluta efferatezza degli accadimenti ci lasciano senza fiato. Siamo inoltre consapevoli che centinaia di altri episodi del genere, di pari o persino maggior brutalità, non giungono alla soglia della visibilità. Come ho scritto il mese scorso, questo vergognoso e disgustoso metodo di fare la guerra è cominciato nel 1937, con il bombardamento di Guernica, la città della Spagna. Da allora la guerra, purtroppo, si fa così, direttamente contro le popolazioni civili. Le bombe lanciate dagli aerei distruggono oltre alle infrastrutture anche il morale e l’identità della gente. I civili non sono più un effetto collaterale, ma i diretti destinatari della guerra. Distruggere la nazione vuol dire soprattutto annientare i luoghi di cultura, di lavoro, gli spazi di condivisione delle persone e naturalmente la popolazione stessa. Milioni di persone, nel frattempo, vivono al limite della sussistenza, muoiono di fame o di malattia, molti di loro mutilati nel fisico e nello spirito, attorniati dalle nostre ipocrite lacrime e caritatevoli oboli. Il rapporto annuale di Amnesty International riporta che nel 2023 le forze armate, di ogni tipo, hanno frequentemente perpetrato attacchi e uccisioni illegali, in numero crescente, a spese di civili, non armati. Molti stati, attraverso i gruppi armati, hanno trattato i civili come merce sacrificabile nei conflitti. Violare le norme internazionali umanitarie, conosciute come leggi di guerra, ha avuto conseguenze devastanti per i civili. Alcune parti in conflitto hanno agito come se rispettare le regole del diritto internazionale umanitario fosse facoltativo. Le autorità israeliane, ad esempio, si sono sforzate di far passare gli attacchi su Gaza come conformi al diritto internazionale, mentre hanno superato, indiscutibilmente e enormemente, il principio di proporzionalità, con la conseguenza di migliaia di perdite di vite civili. Le crescenti prove di crimini di guerra, documentano come le forze israeliane abbiano bombardato affollati campi di rifugiati, spazzando intere famiglie, abbiano distrutto ospedali, scuole, centrali elettriche, acquedotti, negozi, con lo scopo preciso di stremare i sopravvissuti allo sterminio. Purtroppo non solo a Gaza, ma, nell’anno appena trascorso, si sono registrati fatti a volte simili anche in Afghanistan, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Etiopia, Libia, Mali, Niger, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Siria, Yemen e ovviamente, come tutti sanno, in Ucraina. Ovunque i governi reprimono, da sempre, le voci che denunciano l’impatto delle azioni militari sui civili. I difensori dei diritti umani e gli attivisti contro le guerre sono sempre stati attaccati, addirittura denunciati di tradimento, arrestati e persino ammazzati. Forse non tutti sanno che, dal ’45 ad oggi, ci sono sempre state da 20 a 30 guerre contemporaneamente, nel mondo, e che i paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, producono e vendono oltre il 90% delle armi e sistemi bellici di ogni tipo. È spontaneo chiedersi: è questa la sicurezza di cui abbiamo bisogno? Quali sono in modo più specifico i peggiori diritti fondamentali che vengono violati durante le guerre? Oltre all’assassinio di persone di ogni età come fossero insetti noiosi, è purtroppo scontata la mutilazione di bambini e bambine, a volte il loro sequestro per scopi indecenti, il reclutamento di minori da parte di forze e/o gruppi armati, gli stupri e altri tipi di violenze sessuali a spese del genere femminile, e infine, la negazione o il blocco degli aiuti umanitari. Uno di questi ultimi è facilmente visibile in rete, attraverso un brevissimo filmato pubblicato dalla Reuters e Rai news, digitando “distruzione aiuti alimentari a Gaza”, dove, un voluminoso carico di un bilico con scatole di aiuti alimentari, destinati ai palestinesi, che sono alla fame, viene sparso sull’asfalto, distrutto, calpestato, versato nel bidone dei rifiuti, da giovanissimi israeliani con tanto di bandiera sulle spalle. Sinceramente ritengo questo gesto al pari dello stupro e dall’assassinio, una violenza disgustosa, vergognosa, di una cattiveria indefinibile. Ancora una volta occorre sottolineare che l’uomo o meglio il genere umano, è la bestia più pericolosa sulla faccia della terra, capace di fare, senza alcun scrupolo, atti di violenza e indecenza senza limiti. E coloro i quali sono al potere, quindi preposti a contenere la violenza, a spegnere gli incendi, piuttosto che pompieri non sono altro che pericolosi piromani.

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    Ernesto Scalco
    Ernesto Scalco
    Sono nato a Caselle Torinese, il 14/08/1945. Sposato con Ida Brachet, 2 figli, 2 nipoti. Titolo di studio: Perito industriale, conseguito pr. Ist. A. Avogadro di Torino Come attività lavorativa principale per 36 anni ho svolto Analisi del processo industriale, in diverse aziende elettro- meccaniche. Dal 1980, responsabile del suddetto servizio in aziende diverse. Dal '98 pensionato. Interessi: ambiente, pace e solidarietà, diritti umani Volontariato: Dal 1990, attivista in Amnesty International; dal 2017 responsabile del gruppo locale A.I. per Ciriè e Comuni To. nord. Dal 1993, propone a "Cose nostre" la pubblicazione di articoli su temi di carattere ambientale, sociale, culturale. Dal 1997 al 2013, organizzatore e gestore dell'accoglienza temporanea di altrettanti gruppi di bimbi di "Chernobyl". Dal 2001 attivista in Emergency, sezione di Torino, membro del gruppo che si reca, su richiesta, nelle scuole.

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