Ebbene sì, siamo in estate. Abbiamo goduto di un fine inverno e una primavera siccitosi, questo ha procurato alcune fioriture e germogliazioni anomale che in parte hanno minato la vera vegetazione: a febbraio le azalee erano fiorite, a marzo le rose, ad aprile le calle e i cornus e così via… L’andare sotto stress riguarda anche il mondo verde, un eccesso di crescita dovuto a temperature elevate e siccità stimola una crescita anomala che andrà a condizionare il normale ciclo vegetativo e in alcuni casi, se non si interviene con abbondanti innaffiature e concimazioni, subentra la secchezza definitiva.
Le piogge sono iniziate a inizio maggio e praticamente non sono ancora terminate, i prati sono verde smeraldo, quasi come nelle Cotswolds (una delle più verdi regioni inglesi) e anche tutto il resto è in pieno rigoglìo: arbusti, ortensie, iris, aceri. L’eccesso di umidità provoca effetti collaterali non indifferenti, primo fra tutti invasione di limacce, chiocciole e altri parassiti, in grado di distruggere in poche ore aiuole intere e orti… Sono alla terza piantumazione di zucchine e zucche, all’insalata ho rinunciato, le fragole non ho avuto il piacere di assaggiarle.
Sull’argomento si spendono suggerimenti e rimedi, e in un’epoca di rimedi “fai da te” ed ecologismo a prescindere i consigli si sprecano.
Con la birra i parassiti si… ubriacano, si addormentano e il giorno dopo tornano.
Con la segatura si fanno lo “scrub” e riprendono da dove erano rimaste.
Coi fondi di caffè bisognerebbe fare una raccolta di scarti per avere un quantitativo significativo ed efficace.
Per avere cenere si presuppone che si abbia una stufa e soprattutto che la si accenda a luglio.
Il sale grosso i parassiti ormai lo conoscono, lo mangiano e sono più forti di prima.
Quindi, a mali estremi ,estremi rimedi. Rimane l’odiato lumachicida, che va comunque sparso con molta cautela, lontano dalla pianta per evitare contaminazioni alimentari. Oppure c’è la resa, la rinuncia a tenere l’orto.
Ma se ci si tiene, si può piantumare ciò che può dare fastidio con effetto repellente, circondandoci di lavanda, nepeta, melissa, salvia, prezzemolo, santoreggia.
Purtroppo, quando ci si occupa di verde si è anche costretti a fare scelte che non sono consone ai nostri principi. L’alternativa è quella di perdere ogni risultato e di vedere infestato e distrutto ogni spazio. Il clima di questi ultimi tempi favorisce la riproduzione di questi come altri flagelli, un nome per tutti lo oziorrinco, otiorhynchus germar, un parassita dal colore nero lucente, con zampe e antenne bruno-rossastre. Si tratta di un insetto molto insidioso, a causa delle sue abitudini notturne. Agendo di notte, infatti, individuare la sua presenza è molto difficile.
La sua abitudine alimentare è quella di cibarsi delle foglie sane, che dopo l’attacco presenteranno bordi erosi a forma semi-circolare, effetto tipico del morso da oziorrinco.
Attacca sia allo stadio larvale che a quello adulto.
Le larve di oziorrinco vivono nel terreno per un periodo molto lungo (fino a 3-4 anni), durante il quale si nutrono di bulbi, delle radici e delle parti basse della pianta, arrivando anche a provocare disseccamento e, quindi, la morte totale della piante.
Durante il suo stadio adulto, invece, i danni maggiori da possibile attacco di oziorrinco si manifestano principalmente in primavera: le foglie presenteranno i famigerati morsi a forma di mezzaluna tipiche di un attacco da adulto di oziorrinco.
Anche qui si inizia con rimedi naturali: macerato di ortica e di aglio, l’olio di Neem, poi a salire con prodotti specifici come colle pennellabili e rimedi più incisivi.
I danni principali li riscontriamo sulle siepi di lauro cerasus e photinia.
Come si evince da quanto su esposto la passione verde non è tutta rose e fiori, comporta attenzioni, un minimo di conoscenze, soprattutto cure costanti. In fondo ci stiamo occupando di esseri viventi, come tali quando sono in difficoltà si devono fare delle scelte. Adesso in attesa che arrivi la sospirata vera estate godiamoci i suoi frutti e i suoi colori
P.S. Nella foto una delle mia amate hosta, pasto condiviso fra limacce e oziorrinco.