Renzo Candellone al centro della foto, con Guido Porru, Sergio Comodin, Arnaldo Marchetto, Tomaselli e Mario Campasso
Una notizia funesta ha turbato l’inizio della nuova stagione del Caselle Calcio.
A 80 anni s’è spento Renzo Candellone, uno dei migliori talenti che il Prato della Fiera abbia prodotto all’inizio degli Anni ’60. Dopo aver militato nelle giovanili del Toro, “Renso” tornò a casa per scrivere alcune pagine belle della storia dell’ U.S. Caselle. Renzo Candellone aveva il fisic du role: camminata un po’ alla John Wayne, biondo e bello anzichenò, sguardo intenso e sornione, ti dava subito l’aria di chi ne sapeva e la contava giusta.
Calcisticamente parlando era un attaccante di classe. Era… un finto lento, uno un po’ come Miranchuk, per intenderci. Sfruttava il baricentro basso per accentuare finte di corpo che mandavano in bambola fior di difensori e il suo dribbling diventava arte ai miei occhi bambini. Scaltro, sapeva essere al posto giusto al momento giusto in area, per rapinare gol beffardi o staccare di testa con un tempo eccelso. Dapprima si inserì nella formazione che aveva come capisaldi Guido Porru in porta e Gigi Gemelli schierato davanti alla difesa, poi tenne a battesimo la “nextgen” di Mario Campasso, Loris “Tega” Pregnolato, Piero Mangolini, Sergio Comodin, Lino Iuliano, Doriano Crivellari e Adelchi Fava, che crescevano a dismisura sulla sua scia. Lasciato il calcio, trasferì la sua camminata un po’ strascicata al bocciodromo, dove divenne per anni pedina insostituibile della nostra bocciofila, mostrando classe anche lì.
Da tempo non era più lui. Il suo sguardo, sempre un po’ più spento, difficilmente superava la ringhiera del balcone. Mi faceva pena saperlo così, vederlo peggiorare di giorno in giorno, incapace di rispondere al saluto, dopo averlo conosciuto e goduto come uno dei migliori centravanti rossoneri.
L’azzurro dei suoi occhi s’è definitivamente spento nell’ultimo fine settimana di agosto. A fianco, come sempre, ad accudirlo e accompagnarlo verso l’ultimo viaggio, c’era Beppe che, col fratello Davide, s’è prestato quotidianamente nel dispensare nel corso di questi ultimi anni le più amorevoli cure. A Beppe e Davide giungano le condoglianze più sentite.
Se n’è andato “Renso Candlun”, davvero difficile non essere profondamente tristi.
La morte di Renzo Candellone toglie spazio a quanto avremmo voluto raccontare del nuovo corso del Caselle Calcio. Sfuggito con le unghie e con i denti a un’annata disgraziata come quella che è stata la ’23-’24, ora la prima squadra riparte nel segno di Andrea Aimone, il nostro nuovo mister.
Andrea Aimone tra Fabrizio Capodici e il presidente Nico Pertosa
Andrea non ha certo bisogno di presentazioni: prima e dopo aver conosciuto anche il calcio professionistico, ha indossato in tutte le categorie, giovanili e non, la maglia del Caselle. Da quando aveva poco più di sette anni il rossonero è stato la sua seconda pelle.
Adesso, per cercare di ridare un’identità e un senso d’appartenenza forte e preciso, s’è scelto giustamente di puntare su di lui. Già nel recente passato Aimone era stato proposto come allenatore-giocatore, ma ora, complice anche una rottura del tendine d’Achille, l’ “head coach” è lui a pieno titolo. Dotato di grande buonsenso, dopo aver vissuto belle stagioni a Fiano, Andrea ha cercato di riportare a casa un sacco di ragazzi casellesi, che una diaspora aveva trasferito altrove. Era da un vita che nella formazione tipo rossonera non si avevano così tanti ragazzi nostrani. L’obiettivo quest’anno è quello di regalarsi una stagione tranquilla, togliendosi qualche soddisfazione. Nel primo test-match, in Coppa Piemonte, è già andata praticamente così. Opposti alla corazzata torinese Spazio Talent abbiamo disputato un ottimo match, nel quale pur in dieci a partire dal 20° del primo tempo (!) e sotto di ben 2 reti, generate da due nostre incomprensioni difensive, abbiamo reagito alla grande e abbiamo pure rischiato di vincere. L’espulsione di Alessandro Favata siamo riusciti ad assorbirla e poi a reagire. Prima abbiamo accorciato le distanze con Dani Virardi che si è fatto parare un rigore, ma poi sulla respinta è stato lesto a realizzare il 2 a 1. Il caldo ci ha fatto una pippa e abbiamo disputato un grande secondo tempo anche se con un uomo in meno. A 10 minuti dalla fine Guiebre ci ha riportato in parità e in pieno recupero, a un minuto dalla fine, è arrivata l’occasione più clamorosa di tutta la partita, ma Bonilla, solo davanti al portiere ospite, ha calciato addosso all’estremo difensore ospite e il match si chiudeva con un pareggio alla fine un po’ amaro, per 2 a 2. Il commento finale di Andrea Aimone sintetizza bene l’atmosfera: “Una tribuna quasi piena ha visto un Caselle vivo e con tanta voglia di fare bene.” Forza ragazzi, chi ben comincia è a metà dell’opera!