Nei giorni più caldi dell’estate torrida e assolata che abbiamo avuto sembrava davvero surreale anche solo pensare a un altrove dove uno sparuto gruppo di persone vive da mesi nel perfetto isolamento dell’inverno più glaciale che ci sia, in attesa che il sole lentamente risorga riportando luce e calore. Questo luogo si trova in Antartide: un continente fuori dal mondo, completamente demilitarizzato che appartiene a tutte le nazioni e in cui si può fare solo ricerca.
A 3200 metri all’interno dell’altopiano antartico si trova la base italo-francese di ricerca permanente denominata “Concordia”, che, durante il periodo invernale, da febbraio a novembre, è irraggiungibile, in totale isolamento. Fa parte del gruppo di “invernanti” Sergio Cosma, chef casellese, che a novembre porterà a termine il suo anno di permanenza presso la base, e la sua impresa umana e lavorativa. Se ben ricordate, di Sergio abbiamo già scritto: l’avevamo lasciato nelle ultime giornate di pallido sole, ha attraversato i mesi bui dell’inverno e ora lo ritroviamo a festeggiare un barlume di luce che inizia a colorare il cielo.
“ Bentornato sole!”, esclama Sergio.
E poi prosegue: “Dopo 97 giorni di buio totale è tornato a farsi vedere anche se per poche ore con una tenue luce: la temperatura s’aggira ancora intorno ai -60°, ma di certo il sole ha riportato il buonumore e una ritrovata vitalità. Questi giorni senza luce naturale sono stati difficili da affrontare: nel mese di maggio il sole è definitivamente tramontato e siamo arrivati ad avere 24 ore di buio totale, con temperature esterne che hanno oscillato tra i -70° e -80° in presenza di vento, in un’infinita landa scura più simile a un paesaggio lunare che terrestre. La sensazione è stata quella di vivere in un pianeta non ben definito, fuori dal tempo e dallo spazio. Le giornate e scorrevano e ancora scorrono lente, scandite dalle mansioni lavorative e dall’orario dei pasti, con molto tempo “libero”, difficile da occupare.
Gli scienziati, tranne che nelle giornate di forte vento, hanno continuato le loro attività all’esterno: la glaciologa a fare i campionamenti, il meccanico a prendere palate di neve da trasformare in acqua; all’interno grosse lampade sempre accese hanno cercato di simulare la luce solare, ma le ore, ancora adesso e come prima, scorrono interminabili. Nel completo isolamento s’impara la tolleranza e la pazienza nelle relazioni con gli altri. Fondamentale evitare contrasti: siamo 5 italiani e 8 francesi; spetta a me animare le feste di compleanno con le torte e soddisfare le richieste culinarie dei miei compagni dando molto spazio alla fantasia, visto che, nel periodo invernale, non sono possibili i rifornimenti di frutta e verdura. Non si può acquistare nulla e quindi s’impara ad accontentarsi, a rimandare a data da destinarsi anche il fumo di una sigaretta. Grazie a una buona connessione internet possiamo guardare un po’ di televisione e telefonare ad amici e parenti, aggrappandoci ai ricordi e agli affetti seppur lontani.
In questo periodo di stallo, simile ad un lungo letargo, cerco di combattere i momenti di scoramento tenendo vivi i pensieri e i progetti per il futuro.
Un’iniziativa molto interessante a cui ho partecipato è stata un collegamento in videoconferenza con le scuole di Nole e Vinovo. Segnalo la possibilità, per gli istituti che effettuino l’iscrizione online, di aderire al progetto AUSDA ( Adotta Una Scuola Dall’Antartide) dell’ENEA, dove si offre l’opportunità agli studenti di scuole primarie e secondarie sia di conoscere l’Antartide attraverso il personale della base, che di soddisfare le tante curiosità legate a un continente così lontano e sconosciuto.
In questi mesi dovremo anche ripristinare il piazzale antistante la base per renderlo idoneo all’atterraggio dei velivoli nella stagione estiva.
In inverno l’aria secca e le temperature rigide hanno cristallizzato i fiocchi di neve, e il forte vento ha formato delle grandi dune bianche che si sono posizionate agli ingressi della base. Il ritorno del sole equivale al count down definitivo: mancano tre mesi alla fine della missione e all’arrivo dell’aereo che, ai primi di novembre, mi riporterà in Nuova Zelanda, dove potrò decidere che data scrivere sul biglietto di ritorno per l’Italia, dopo una pausa vacanziera al sole e al mare delle isole Fiji. Dopo un anno intero rimetterò i piedi su una terra senza ghiaccio, rivedrò i colori della vegetazione, sentirò i rumori della natura. Tornerò ad emozionarmi nel riabbracciare famigliari , amici e i miei adorati cani Rocky ed Ivan. Riscoprire i gesti della routine quotidiana sarà fantastico!”
(Credits and courtesy: CNR- ENEA-PNRA- IPEV)