Sfido chiunque ad affermare che questo non sia un periodo difficile.
Eppure s’ode a destra uno squillo di tromba a dirci che tutto va bene. Ma dove, ma quando.
Qualora si riuscisse a staccarli dalla perenne campagna elettorale, basterebbe far venire uno di quelli che dovrebbe stare nella stanza dei bottoni e in capo alla catena di comando, in un qualsivoglia punto vendita casellese, e fargli confrontare i prezzi attuali delle derrate con quelli di qualche mese fa per comprendere che siamo entrati in “ un’economia di guerra” e che troppa gente comincia a far fatica.
Però questo non sembra preoccupare i latori dei massimi sistemi. Eppure quanto ci arriva dalla Caritas cittadina è ben più che allarmante; quanto è sotto i nostri occhi, se li si vuol tenere aperti, pure e ci dice che anche insospettabili cominciano a soffrire in una misura fino a qualche anno fa inusitata.
In una qualsiasi delle nostre famiglie basta che ci sia un anziano, o una persona fragile da supportare, per far sì che si inneschi un formidabile acceleratore della povertà. Non è mai in agenda il capitolo riservabile all’assistenza di chi non è più autosufficiente. E dire che riguarda quasi 4 milioni di persone; un indotto, considerando le famiglie e gli operatori coinvolti, che arriva a dieci milioni di individui. Condannati spesso all’invisibilità, a dover fare i conti con una magrissima indennità d’accompagnamento, potendo solo invidiare chi in Germania è tutelato da una legge del ’95, in Francia dal 2002 e in Spagna dal 2006. Spesso potersi permettere un badante è un lusso e il ricovero in una RSA un miraggio troppo costoso.
Per fortuna abbiamo un impianto legato al volontariato che ci mette una pezza, ma le pezze sembra proprio che la nostra nazione le abbia ben da tutt’altra parte.
Non passa giorno senza che si apra una nuova vertenza sindacale legata a un’azienda entrata in crisi, azienda che magari vantava una storia decennale ceduta a qualche fondo che poi ha modificato i piani d’investimento, ed ecco che centinaia di famiglie si trovano improvvisamente in trincea, a dover lottare per la sopravvivenza. Basta poco per deragliare e ritrovarsi ai margini.
Sono ormai tanti da noi i nuclei che fino a poco tempo fa potevano fare affidamento su un doppio stipendio e che ora si trovano a dover fare i conti con un mutuo non più sostenibile, schiacciati nella morsa dei ratei.
Molte situazioni vengono taciute, per vergogna, autoaccusandosi di incapacità nell’affrontare l’emergenza, immersi in un mercato del lavoro che ti rifiuta e respinge dietro a mille: “ Le faremo sapere”.
E poi c’è chi è a monoreddito, chi non arriva a mille euro al mese e col lavoro precario appeso a un filo, chi deve accontentarsi d’un lavoro “ in nero”, chi non ha altra speranza e nessuna previdenza…
La situazione è drammatica, ma non è seria visto che c’è sempre qualcuno che ci ammonisce dicendo che va tutto bene.
Quando Giorgetti, il nostro ministro delle finanze, ha provato a ribadire un concetto espresso fortemente da alcuni articoli della nostra Costituzione, richiamando al dovere di ognuno, secondo le proprie possibilità, sostenere economicamente lo Stato, è stato sconfessato immediatamente dai suoi stessi colleghi di maggioranza, che hanno subito attivato lo spettro della patrimoniale.
No, non va tutto bene. Basta provare ad accingersi a comprare frutta e verdura per capirlo, ma nessuno è più cieco di chi non vuol vedere.
Ma del resto, che problemi abbiamo?
Frutta e verdura
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