Senza entrare nel merito della complessità della storia e dell’apparato architettonico e artistico della Sacra di San Michele, in questa occasione ci rivolgiamo a una parte molto specifica del monumento piemontese: il Portale dello Zodiaco.
Si tratta di un gioiello dell’arte, ma soprattutto è l’apoteosi del simbolismo che si presenta complicato da analizzare se ci muoviamo con l’intenzione di penetrarne il significato.
Anche l’attribuzione ha fatto discutere gli esperti: si ritiene che l’autore sia Niccolò (Nicholaus): un maestro della scultura romanica (ved. Box) anche se non tutte le parti del portali gli sono state attribuite.
Particolarmente interessante e non privo di qualche problematicità per quanto riguarda il suo effettivo significato, il Portale mette in scena il tema dello Zodiaco, unendo parti realizzate certamente ad hoc con altre provenienti da una struttura esterna (forse il vicino Sepolcro dei Monaci?), assemblate probabilmente secondo un preciso progetto che rivela solo parzialmente il suo contenuto lasciando, come vedremo, all’osservatore il compito di cercare il senso dell’insieme.
Oltre appunto ad alcuni capitelli con sculture non direttamente collegate, sono scolpiti i segni zodiacali e i paranatellonta, cioè le costellazioni extra-zodiacali.
Proviamo a osservarlo da vicino, partendo dal lato destro visto dall’esterno. La prima colonna esterna con capitello delle sirene (o tritoni?) e in basso, sulla base, due grifoni. Ancora in alto, il capitello del leone con testa di rapace (drago); poi due capitelli floreali (il primo montato su uno stipite danneggiato, si dice, a causa di un fulmine). Gli ultimi capitelli raffigurano rispettivamente: rapaci e donne che allattano serpenti / un angelo e un uomo in venerazione.
Sul lato sinistro troviamo capitelli con la raffigurazione di Sansone; di tre personaggi in lotta; poi Caino e Abele, una serie di decorazioni floreali e un leone.
Nella colonna alla cui base vi sono due grifoni, il capitello che la sovrasta propone un soggetto caro all’iconografia medievale: la sirena bicaudata.
Vi sono poi alcune scritte particolarmente significative in latino, che riportiamo tradotte: Questo è un luogo di pace deponete ogni causa di litigi.
Con Caino e Abele il cartiglio si rifà alla Genesi: Il dono di Abele è gradito quello di Caino viene respinto. È ancora la Genesi il riferimento per la successiva scritta: Il giusto Abele muore perché ucciso dal bastone del fratello.
Sui lati dello stipite di sinistra, sormontato da un capitello in cui l’elemento floreale si fonde con quello antropomorfo altre parole molto precise: Voi che andate in su o forse scendete leggete i versi che descrisse Niccolò.
Un invito molto preciso a chi si trova a transitare, come se quel passaggio fosse soprattutto occasione di riflessione interiore: quel “Vos qui transit” fa riaffiorare alla mente il Vos omnes qui transit di Lamentazioni (1,12), cantato nelle antifone gregoriane e poi messo in musica da molti autori dell’antichità.
Ma andiamo avanti ed eccoci all’apoteosi del linguaggio per certi versi esoterico: Questo lavoro invita più volte a essere guardato.
Forse Niccolò intendeva porre in evidenza la necessità di non fermarsi all’apparenza, ma di andare oltre…
Inoltre, in un’ulteriore scritta, aggiunge: Interpreti questo lavoro solo chi è capace vedete fiori mescolati a belve).
E noi ci chiediamo: chi è capace?
Rispondere con illazioni sarebbe facilissimo, ma non dobbiamo dimenticare che non conoscendo il conteso preciso si rischia di virare verso l’irrazionale. Teniamoci il dubbio, o meglio proviamo a riflettere mentre andiamo avanti.
Gli stipiti sono una straordinaria esposizione dei segni zodiacali, quello di destra propone: Acquarius– Pisces – Aries – Taurus – Gemini – Cancer – Leo – Virgo – Libra – Scorpius – Sagitatirus – Chapricornus.
I segni della Bilancia e dello Scorpione sono inseriti in un unico spazio, secondo l’antica tradizione che poneva il simbolo della Bilancia tra le chele dello Scorpione.
Lo stipite di sinistra propone quindici costellazioni racchiuse in undici riquadrati che con quelli di prima fanno ventidue: forse un riferimento ai ventidue caratteri dell’alfabeto ebraico, secondo cui sono ordinate le lamentazioni bibliche?
Così dall’alto al basso: Aquila – Delfinus – Pegasus – Orion – Lepus – Canis – Anticanis – Pistrix – Eridanus – Centaurus – Centus – Nothius – Ara – Hidra. La sedicesima costallazione non è più visibile, poiché andata distrutta.
Osservando nell’insieme il complesso decorativo si potrebbe pensare che lo scultore abbia preso spunto da un testo miniato, forse tratto da un codice di Arato, poeta greco vissuto tra il IV e il III secolo a.C., i cui testi di tradizione astrologica furono un punto di riferimento per il medioevo fino alle soglie del XVI secolo. Il codice forse era contenuto nella biblioteca della Sacra di San Michele.
Giunti a questo punto non abbiamo più dubbi: il Portale dello Zodiaco si pone come un diaframma importante nell’itinerario ascensionale della Sacra di San Michele, che si avvale di simboli orchestrati in un’arte sviluppatasi soprattutto nell’ambito del monachesimo cluniacense, e volta a favorire il processo di ascesi mistica. Un’ascesi che alla Sacra di San Michele è percepibile nel passaggio tra lo spazio in penombra dello Scalone dei Morti all’esterno, attraverso quel Portale che come ha voluto rammentarci Niccolò può essere compreso “solo da chi è capace” e con la consapevolezza che si tratta di monumento che “più volte deve essere guardato”…
Chi era Maestro Niccolò
Lo scultore Niccolò (Nicholaus) fu attivo nell’Italia settentrionale tra il 1120 e il 1140: tendenzialmente si indica nel Portale dello Zodiaco (peraltro firmato), una tra le prime tracce della sua attività. Altri interventi sono indicati nel portale meridionale della cattedrale di Piacenza (1122-30) e nella decorazione del portale della cattedrale di Ferrara; evidenti le sue relazioni con la cultura di Wiligelmo. L’attività di Nicolò sembrerebbe concludersi a Verona, nelle scene della Genesi e nelle storia di Cristo del portale di San Zeno (1138) e in quello del duomo (1139).
Il Portale dello Zodiaco, datato tra il 1114 e il 1125, si rivela quindi un’opera piuttosto precoce, anche in considerazione del fatto che l’intervento nel duomo di Ferrara risale al 1135.