La Porta Santa di San Pietro viene aperta dal Papa solo in occasione del Giubileo. Di solito è la prima Porta a essere aperta e il gesto identifica l’inizio dell’Anno Santo. La prima notizia di questo rito per la Basilica di San Pietro riporta al 1500, a opera di Papa Alessandro VI. Attualmente il muro che sigilla la Porta viene smantellato nei giorni precedenti alla sua apertura. Durante questo momento viene estratta dal muro una cassetta che è rimasta murata dentro dall’ultimo Anno Santo. In essa si trova la chiave che permette di aprire la Porta, e il Papa ne spinge i battenti in modo simbolico. Anche per motivi di sicurezza, è stato invece abbandonato l’uso del martello con il quale durante il rito si colpiva il diaframma di mattoni che la chiudeva.
La storia della Porta Santa in Vaticano iniziò nel Giubileo del 1500 grazie all’iniziativa di Papa Alessandro VI (1431 -1503), un Borgia che fu uno dei papi rinascimentali più controversi, ma certamente fu un uomo del suo tempo.
Da quel momento la Porta rimane aperta tutto l’Anno per il passaggio dei pellegrini. Con questo gesto, non solo chi arriva a Roma vive in senso pieno l’indulgenza legata all’Anno Santo, ma il passaggio sta anche a significare che il proprio cammino di conversione è arrivato all’incontro con Cristo, la “Porta” che ci unisce al Padre. La Porta sempre aperta per chi si converte.
Nel 1949 fu indetto un concorso per la realizzazione della Porta per il Giubileo – poi fusa in bronzo dalla fonderia artistica Marinelli di Firenze – che si sarebbe tenuto l’anno successivo. Questo concorso fu vinto dallo scultore Vico Consorti, che realizzò l’opera in 11 mesi, in tempo per farla inaugurare. Consorti, scultore italiano (Semproniano 1902 – Siena 1979) studiò all’Accademia di Belle arti di Siena. È autore di numerose opere monumentali in Italia e in America Latina (Venezuela e Colombia), dove soggiornò dal 1952 al 1957. Tra le sue opere: i bassorilievi del Ponte Duca d’Aosta a Roma (1938), una porta del duomo di Siena (1946), la Porta Santa in S. Pietro in Vaticano (1949), vari monumenti di musicisti nel parco dell’Accademia chigiana a Siena (1960-65).
La Porta Santa fu un dono a Papa Pio XII da parte di Francesco Von Streng, vescovo di Lugano e Basilea e della sua comunità, come ringraziamento al Signore per aver risparmiato la Svizzera dalla guerra.
Il tema che lo scultore seguì per la realizzazione delle formelle che poi avrebbero composto la Porta fu dettato dalle parole del Papa: «Concedi, o Signore, che questo Anno Santo sia l’anno del gran ritorno e del gran perdono». Il ciclo scultoreo, infatti, narra la storia dell’uomo in sedici formelle da “Il Peccato e la Cacciata dal Paradiso Terrestre”, alle apparizioni di Cristo risorto a Tommaso e a tutti gli Apostoli riuniti. Fino all’immagine di Cristo come porta di salvezza nell’ultima formella in bronzo.
La Porta Santa, richiamo alla riconciliazione con Dio e il prossimo
Un richiamo a Cristo per mezzo del quale l’umanità è redenta, un monito a entrare in una casa accogliente, ma anche a farsi piccoli oltrepassando un ingresso di ridotte dimensioni. Evoca questo la Porta Santa, elemento caratteristico dell’anno giubilare. Aprendone i battenti nella Basilica Vaticana il Vescovo di Roma invita la comunità ecclesiale a accedere nella casa di Dio.
Particolarmente significativo è il fatto che dalla Porta Santa si possa solo entrare e non uscire. Attraversarla vuol dire infatti esprimere la volontà di entrare nel cuore di Cristo, in sintonia con i suoi sentimenti, per ricevere l’abbraccio misericordioso del Padre. È Gesù stesso al versetto 9 del capitolo
10 del Vangelo di Giovanni a dire: “Io sono la Porta, se uno entra attraverso di me sarà salvo”. Ma non spaventiamoci per queste condizioni perché all’entrata non esistono ancora i cosiddetti “pesatori di anime”: infatti tutti possono entrare.
Da ricordare che la Porta Santa per il Giubileo universale della Chiesa per l’anno 2025 verrà aperta
Il 24 dicembre alle ore 16,30 e poi chiusa il 6 gennaio del 2026. Il tutto seguendo il filo conduttore di “Pellegrini di speranza”.