Il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, offre un’opportunità cruciale per riflettere su tematiche complesse e controverse come la maternità surrogata.
La maternità surrogata, seppur possa sembrare un percorso volto alla genitorialità, presenta intricate intersezioni con la violenza di genere
A partire dalla mercificazione del corpo femminile, in quanto la maternità surrogata, in molte sue forme, implica la commercializzazione della gestazione, trasformando il corpo della donna in un mero strumento per la procreazione altrui. Questo processo può essere visto come una forma di sfruttamento e di considerare la donna come un oggetto.
Le donne che si prestano alla gestazione per altri sono spesso in situazioni di vulnerabilità economica e sociale, e possono essere soggette a pressioni e sfruttamento da parte di agenzie e coppie commissionarie, inoltre solleva anche interrogativi sui diritti del bambino nato da questa pratica, in particolare riguardo alla costruzione della sua identità e al suo diritto a conoscere le proprie origini biologiche.
A livello internazionale, la maternità surrogata è oggetto di dibattiti accesi e di diverse legislazioni nazionali, che spesso non riescono a tutelare adeguatamente i diritti di tutte le parti coinvolte.
È fondamentale diffondere informazioni accurate e aggiornate sulla maternità surrogata, promuovendo un dibattito pubblico aperto e costruttivo.
La maternità surrogata è una questione complessa che richiede un approccio multidisciplinare e una riflessione approfondita. In occasione del 25 novembre, è importante ricordare che la tutela dei diritti delle donne e la promozione dell’uguaglianza di genere devono essere al centro di ogni dibattito e di ogni azione politica. Le forme di violenza sono molteplici.