Il cippo spontaneo dedicato alla piccola Laura Origliasso
Non c’è impero che meriti che per esso
venga rotta la bambola di un bambino.
Bernardo Soares
Abbandonando l’automobile e muovendosi con la bicicletta si scoprono cose che passerebbero inosservate. E quello che prima era soltanto un tratto d’asfalto che collegava due punti del nostro mondo quotidiano comincerà a prendere vita, ad assumere un significato, diventando spazio-corpo, di cui facciamo parte e che di noi fa parte… E lo sguardo minimalista ci permetterà di scovare lo straordinario che si cela lungo le strade familiari, appena al di fuori della frettolosa e miope quotidianità. Talvolta queste scoperte ci rendono felici, altre ci riempiono in cuore di angoscia.
Come questo bellissimo e colorato assemblage, trovato senza cercarlo, che mi è apparso davanti su una curva di Malanghero, in un campo di granoturco, invisibile agli automobilisti che sfrecciano sulla strada. Subito mi sono chiesto di cosa si trattasse, ma poi la sua collocazione al fondo della pista dell’aeroporto mi ha immediatamente riportato alla tragedia del 16 settembre dello scorso anno. E allora non puoi che fermarti, scendere dalla bici e sederti lì vicino, mentre nella testa si susseguono emozioni diverse, una tristezza e una tenerezza infinite, ma anche e soprattutto rabbia per una giovane vita dissolta.