Nell’anno internazionale dedicato all’Impressionismo la GAM -Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, di via Magenta 31 a Torino- propone, nelle sue rinnovate sale, una mostra che celebra l’unica donna tra i fondatori del movimento impressionista “Berthe Morisot. Pittrice impressionista”.
La mostra, curata da Maria Teresa Benedetti e Giulia Perin, è organizzata da Fondazione Torino Musei, GAM Torino e 24 Ore Cultura; sarà visitabile sino al prossimo 9 marzo. Sono esposte circa 50 opere tra dipinti, disegni e incisioni provenienti da importanti musei, tra i quali il Muséè Marmottan Monet di Parigi, che illustrano la vita e la carriera della Morisot: dagli esordi legati al suo rapporto umano e artistico con Edouard Manet, all’adesione al movimento impressionista e fino alla sua piena affermazione come pittrice.
La prima esposizione degli “Indépendants”, come si definivano allora gli impressionisti, è stata realizzata dal 15 aprile al 15 maggio 1874, presso lo studio del famoso fotografo Nadar (considerato il pioniere della fotografia) in boulevard des Capucines 35, a Parigi, organizzata dalla stessa Morisot (unica donna a prendere parte a questa prima esposizione; fu anche finanziatrice delle mostre successive) con Monet, Pissarro, Renoyr, Degas, Sisley, Cézanne e Guillaumin.
Come spesso accade, la Nouvelle Peinture non fu subito accettata dalla critica, tanto che un feroce articolo su “Le Figaro” riportava: ”C’è anche una donna nel gruppo…si chiama Berthe Morisot ed è curiosa da osservare. In lei, la grazia femminile si mantiene in mezzo agli straripamenti di uno spirito in delirio” (G.Perin, in “Morisot”, Artedossier). Berthe partecipò a sette delle otto mostre impressioniste, Salon, che si sono tenute dal 1874 al 1886 (assente solo nel 1879 per la nascita della figlia Julie).
Nata a Bourges il 14 gennaio 1841 da una famiglia alto borghese, inizia a dipingere sin dall’adolescenza. Nel 1867, al Louvre, mentre copia un quadro di Rubens conosce Edouard Manet, grazie al quale entra in contatto con artisti ed intellettuali quali Degas e Zola che successivamente frequenteranno, il martedi, il salotto di casa Morisot, insieme a Manet e personalità della vita pubblica e politica parigina. I due artisti si influenzano vicendevolmente nello stile, sono un singolare connubio di inquietudine ed energia; Manet sceglie più volte Berthe come sua modella: gli intensi ritratti di lei raccontano di un rapporto impossibile, di eros e malinconia; nel 1874 Berthe sposa Eugéne Manet, fratello di Edouard.
Morisot dipinge ciò che la circonda: la madre, la sorella, la figlia, giovani donne in contemplazione del paesaggio, in un clima vagamente melanconico, spesso collegate ad opere di Manet, ma sono diverse da queste nella sensibilità, nel tono e nella tecnica. Il suo è uno stile leggero che crea una particolare suggestione spaziale; la luce, protagonista indiscussa, avvolge e irradia attraverso pennellate brillanti le superfici delle opere, particolarmente nelle scene en plein air, creando atmosfere vibranti e cromaticamente intense. In “Eugéne Manet all’isola di Wight” tutto è dominato da trasparenze ed effetti di luce “tutto è suggerito, mai completamente analizzato, nondimeno penetrato, ricondotto all’essenza. Le pennellate a distanza si fondono, descrivono atmosfere cariche di luce.” (M.T. Benedetti, in “Morisot”). Ne “Lo specchio o Psiche” tratta di giovinette riflesse allo specchio in un ambiente chiaro ed elegante: il tratto è rapido, moderno, i colori sono morbidi, rispetto ai toni bituminosi spesso in uso al Salon.
Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni tematiche dedicate ai principali soggetti protagonisti dell’opera di Morisot: sfera familiare, ritratti femminili colti in situazioni di intimità e nel brillio della vita sociale (“Donna con il ventaglio o Al ballo”), paesaggi e giardini (“I covoni di fieno a Bougival” dove il soggetto naturalista lascia spazio al dominante interesse per la ricerca pittorica. Il dipinto è accostabile a “Covone a Giverny di Claude Monet) e figure nel verde.
Berthe Morisot è stata una donna moderna che ha lottato da sola (non si è mai schierata col nascente movimento femminista) per il diritto di essere riconosciuta come artista. Nel 1885 è ormai una pittrice affermata e lo ribadisce con “Autoritratto”, dove con tavolozza alla mano guarda diretta e fiera gli occhi del pubblico. Muore a Parigi nel 1895.