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domenica, Gennaio 19, 2025

    Dal Cinquecento al Contemporaneo, “La bellezza incisa”

    All'Accademia Albertina, in mostra

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    Alla Pinacoteca Albertina (via Accademia Albertina 8, Torino) è esposta per la prima volta al pubblico l’importante raccolta di incisioni che compongono il patrimonio storico artistico dell’Accademia Albertina. La collezione di stampe iniziò a “prendere corpo” durante il regno di Carlo Alberto, che nel 1833 donò alla Reale Accademia di Belle Arti l’attuale sede.
    La mostra “La bellezza incisa. Dal Cinquecento al contemporaneo”, visitabile sino al 4 maggio prossimo, è curata da Antonio Musiari per l’excursus storico e da Franco Fanelli per la sezione contemporanea e permette il confronto tra le incisioni antiche e quelle attuali realizzate dalla Scuola di Grafica d’Arte dell’Albertina.
    Il direttore dell’Accademia, Salvo Bitonti, dice che “è una mostra ambiziosa, in ragione dell’ancora diffusa identificazione della grafica incisa come arte minore, sulla quale pesa incredibilmente, un pregiudizio: che la moltiplicabilità di un’immagine sia traducibile come indebolimento della sua originalità”.
    L’esposizione è motivo per avvinarsi alla grafica d’arte, per comprendere la grande complessità delle tecniche attraverso un ricco percorso che ha origine nel sec. XVI. La stampa d’arte è “un formidabile veicolo di iconografie, stili, linguaggi in un’epoca (che perdurerà sino allo sviluppo della fotografia) in cui la grafica era il più rapido ed efficace medium culturale”, prosegue Bitonti.
    Dalla metà del sec. XV la xilografia, il bulino e l’acquaforte moltiplicarono i disegni dei Maestri; il patrimonio di monumenti, le antiche rovine, le statue, gli affreschi e i dipinti vennero copiati con disegni e intagliati su tavole lignee o su lastre di rame per essere “tradotti” in molte copie.
    Tra i maestri del secolo XVI Andrea Mantegna fu uno dei primi a comprendere l’efficacia delle stampe per la riproduzione delle opere d’arte.
    Le stampe, dalla seconda metà del Seicento, vennero considerate un mezzo per comunicare i valori coloristici e i rapporti tonali dei dipinti; dunque un importante tramite per far conoscere la pittura, scultura e architettura ai giovani artisti, come dimostrato dai numerosi soggetti tratti da Michelangelo, Raffaello, Carracci e altri maestri del Barocco. Insomma, tali immagini trovano analogia con l’attuale utilizzo della fotografia per lo studio e la didattica. Non mancano, in mostra opere della scuola fiamminga e olandese, come le scene di battaglia, paesaggi e ritratti a cavallo di Jan van Huchtenburg, che dal 1696 conquistò i favori di Eugenio di Savoia che gli chiese di dipingere e incidere le sue glorie.
    Nel corso del Settecento le stampe di riproduzione vennero valutate sempre più come un genere autonomo, tanto che nella collezione dell’Albertina vi è una selezione di stampe di “grafica originale”, cioè opere di elevata qualità tecnica, frutto di invenzione, non copiate, come una seicentesca acquaforte del toscano Pietro Testa, intrisa di drammatici contrasti di luci e ombre e due scene pastorali create nel Settecento da Francesco Landonio, ristampate poi nell’Ottocento.
    Vi sono anche opere dei Vedutisti e dell’incisore, architetto Giovan Battista Piranesi, particolarmente legate alla scenografia barocca e alla sua fascinazione per l’antico, che contribuirono all’affermazione dei Gran Tour.
    Nel secolo XIX la pratica della “traduzione” si avviò al declino e il bulino che in tre secoli si era evoluto “nella resa estremamente precisa di incarnati, superfici e tessuti -come si constata nelle incisioni di Domenico Cunego, Giuliano Traballesi e Pietro Bonato- fu abbandonato. Negli Anni Sessanta del secolo la tradizionale incisione su rame lasciò spazio all’insegnamento della xilografia, funzionale alla produzione di immagini popolari e allo sviluppo delle edizioni d’arte” scrive Musiari sul catalogo della mostra. A fine Ottocento la litografia prevale sulla xilografia e viene impiegata per realizzare volumi illustrati: libri di viaggio, di storia, classici della letteratura, tra i quali il suggestivo album Souvenirs de Haute-Combe di Francesco Gonin in cui le litografie creano un magico effetto di sospensione dal tempo.
    Concludono il percorso espositivo le opere di Cornelia Badelita, artista e docente della Scuola di Grafica d’Arte dell’Accademia Albertina e del suo attuale allievo Marco Manzolini.

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