“Quando Piero Angela mi propose di collaborare a “La macchina meravigliosa” gli risposi semplicemente: “Propri mi?!”. Mi sembrava quasi assurdo che per una trasmissione sul corpo umano si rivolgesse a me. Ma di fronte alle riprese del microscopio elettronico, mi accorsi che il mondo nel quale mi si proponeva di immergermi era un mondo fantastico con un’apertura figurativa (…) mi sono ritrovato a giocare con Max Ernest, Kandinsky, e una certa pittura surrealista. Ho pensato: crediamo di avere inventato chissà cosa e non abbiamo inventato nulla.
Noi che veniamo dal teatro abbiamo portato in televisione anche un po’ della finzione teatrale che mirava invece ad un realismo che non riusciva mai a raggiungere”. Queste sono le parole di Eugenio Guglielminetti in un’intervista rilasciata a Manuela Furnari nel 1996, per “La Gazzetta della Musica”. Guglielminetti, con quella cadenza che tradiva la nascita astigiana, che ogni tanto marcava ancor di più con una battuta in dialetto, si riferiva alla sua collaborazione come sceneggiatore per la trasmissione televisiva sul corpo umano, andata in onda su Rai Uno (1990), ma divulgata anche negli anni successivi, tanto da diventare uno dei documentari più distribuiti.
Guglielminetti, a distanza di diciotto anni dalla morte, è considerato ancora uno dei più importanti scenografi e costumisti del ‘900; ma ridurre la sua arte solo a queste due abilità è limitativo. Perché questo nostro Maestro la creatività e la fantasia le esprimeva in molteplici forme: nella pittura, nella scultura e nella sua straordinaria capacità di osservare la natura, ascoltarla, respirarla, per creare qualcosa di artisticamente significativo.
All’arte Guglielminetti ha dedicato 60 anni. Nacque ad Asti, il 17 luglio 1921; sin da bambino ha la straordinaria propensione alla curiosità e all’osservazione. Viveva in periferia, in una casa con i cortili, il ballatoio, l’androne e con le ringhiere. Dalla finestra della sua camera vedeva le ciminiere delle fabbriche. È un ragazzino affascinato dall’umanità di quel contesto. Ma è d’estate che la fantasia può sfogarsi, grazie alle sue vacanze in campagna, dove correva come uno scugnizzo per i campi e per le vigne, ascoltando i rumori di quell’ambiente e imparando a conoscere l’influenza dei profumi della natura verso l’umore umano.
In questo ambiente contadino, incontra Giuseppe Manzone (1887-1983) un pittore che aveva imparato l’arte del trasformare su tela visioni ed emozioni da un altro astigiano, Paolo Arri. Manzone insegna al ragazzino Guglielminetti a tradurre in colori gli odori, d’erba e di terra, di legna bruciata e di pioggia caduta sulla polvere dei sentieri in un temporale estivo. Il nostro Eugenio decide così che vuole fare il pittore.
E lo farà veramente, con opere fresche e leggere, che si incupiscono con l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1943 si trasferisce a Parigi e qui conosce personalità capaci di stimolargli in modo significativo l’animo: ha contatti con Jan Paul Sartre, con Edith Piaf e con la scrittrice e attrice Colette.
Dopo la guerra torna i Italia, con un bagaglio di esperienze parigine preziosissimo. Incontra i pittori Felice Casorati e Attanasio Soldati, fonda La Giostra, un circolo culturale che vuole promuovere le arti visive d’avanguardia.
Il regista Gianfranco De Bosio gli propone di creare la scenografia dell’opera teatrale Antigone di Vittorio Alfieri: Guglielminetti qui abbandona l’impostazione barocca per diventare essenziale. Il pittore e scultore si esprime, quindi, anche come coreografo e costumista. Lavora per il Teatro Regio di Torino, la Scala di Milano, la Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli ed è attivo anche in collaborazioi all’estero.
Per lui inizia il periodo della televisione e del cinema, sfruttano effetti speciali che arrivano da oltreoceano: il “Chroma key”, usato per realizzare sovrapposizioni di immagini, oppure il “Matte painting”, per dar vita a paesaggi sullo sfondo, artificiali.
Eugenio Guglielminetti realizza dei “copia e incolla” tali da creare effetti speciali affascinanti: come la Venezia virtuale ambientata nel ‘700 nel “Viaggio a Goldonia” con la regia di Ugo Gregoretti, oppure nel Moby Dick di Melville, con la regia televisiva di Carlo Quartucci: per questo sceneggiato Guglieminetti compra una barca in disuso al porto di Savona, la ristruttura negli studi Rai di Torino e, con l’aiuto della tecnologia appena citata, realizza effetti straordinari. A inizio degli Anni Novanta c’è poi la collaborazione con Piero Angela.
Di sé amava dire: “Sono un cantastorie di me stesso, perché è con la fantasia che rivelo meglio i miei sentimenti”.
Nel 1998 Guglielminetti istituì una Fondazione per la salvaguardia e la valorizzazione delle proprie opere, che ha sede ad Asti, in Corso Alfieri n. 375.
Morì il 6 settembre 2006.
Eugenio Guglielminetti, il pioniere del “Chroma key “
- Advertisment -
METEO
Comune di Caselle Torinese
pioggia leggera
4.8
°
C
8.1
°
4
°
59 %
3.6kmh
0 %
Dom
6
°
Lun
7
°
Mar
9
°
Mer
8
°
Gio
5
°
ULTIMI ARTICOLI
Ritorna l’ambulanza di emergenza-urgenza H24 sul territorio
Riceviamo e con piacere rilanciamo il Comunicato Stampa diffuso il 14 gennaio 2025 dal Comitato Croce Rossa di Mappano.
Siamo felici di annunciare che, a...