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domenica, Gennaio 19, 2025

    Il Papa ha aperto l’Anno Santo

    Il 24 dicembre scorso nella basilica di San Pietro

    La sera del 24 dicembre 2024, con l’Apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha ufficialmente inaugurato il Giubileo 2025. Dopo un momento di preghiera nell’atrio della Basilica, il Papa ha presieduto l’antico rito, prima di attraversare, come primo “Pellegrino di Speranza”, la soglia della Porta per entrare solennemente in San Pietro.
    “Sorelle e fratelli, con l’apertura della Porta Santa abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo”, ha detto il Papa durante l’omelia della notte di Natale. “Ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te! C’è speranza per ognuno di noi. Ma non dimenticatevi, sorelle e fratelli, che Dio perdona tutto, Dio perdona sempre. Non dimenticatevi questo, che è un modo di capire la speranza nel Signore”.
    Poi, sul tema della speranza, ha aggiunto: “Sorelle, fratelli, questo è il Giubileo, questo è il tempo della speranza! Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù.”
    Parole di Pace, dunque, quelle di Papa Francesco in questa apertura giubilare nel cuore del cristianesimo. Chi si aspettava un “andate e incendiate il mondo”, nel senso di offrirsi e presentarsi a questo pianeta con parole forti, alte, ma soprattutto con gesti rivoluzionari per rinnovare una fede sempre più tenue e con una laicità sempre più forte, sarà rimasto deluso. Da oltre duemila anni la Chiesa ha i suoi riti, la sua fede, la sua passione: e l’oggi non è altro che l’abito della memoria di quel magico momento. L’ingrigimento dopo oltre venti secoli è comprensibile. Infatti oggi non è più così, e non potrebbe esserlo. E tuttavia per questo Giubileo sono previsti circa 30 milioni di pellegrini.
    Bene hanno fatto a dare a questo Anno Santo, a questo appuntamento di ogni 25 anni, il motto di “Pellegrini di speranza”. Per i credenti e per chi non crede, anche perché nei suoi momenti gravi una famiglia si rivolge a qualche Santo come ultima speranza, mentre invece qualcuno incredulo forse è tentato di rivolgersi al sottosegretario dl turno alla Sanità? Battuta a parte, profondo deve essere il rispetto per tutte le opinioni, anche perché a suo tempo la musica del pifferaio invisibile suona lo stesso motivo per tutti.
    Finisce qui, con questa puntata, il nostro excursus sugli Anni Santi. Una storia che si sovrappone al rumore delle storie; che accentua l’abbandono delle certezze, l’incognita del futuro ma insegue la “speranza in cui sperare”. S’è scritto del passato, ovviamente, ma per il futuro è prevedibile una sempre maggiore laicità – non solo per le Istituzioni – e quindi d’autonomia.
    Dall’Anno Santo indetto da Bonifacio VIII nel buio del medioevo per un lavacro dell’anima dettato più dalla paura che dalla speranza, fino ad arrivare al Giubileo del nostro tempo dove la certezza della speranza trova nel villaggio globale della comunicazione il portatore in diretta di immagini e suoni del grande avvenimento celebrato a cielo aperto. Il messaggio del Giubileo arriva così anche nelle lande più sperdute della terra, nelle savane del terzo e quarto mondo, e invita ad aprire, senza paura, le porte della speranza.
    Diversi, dunque, molto diversi l’un dall’altro gli Anni Santi, ma tuttavia legati da un unico filo conduttore: dalla processione dei “battuti” che nel ‘300 salmodiavano per le vie di Roma in una ossessiva ricerca della penitenza ma che poi compravano le indulgenze nelle bancarelle, era molto diverso dal nostro pregare che oggi troviamo “il come e perché” nel Pc o sul telefonino. Un filo lega nei secoli i vari Anni Santi della Chiesa¸ ed è l’invito che suona come una preghiera e che senza mai una sosta ripete ad ogni uomo di liberare gli schiavi, di rimettere i debiti, di far riposare la terra. Per migliorare il mondo.
    Finisce qui il nostro viaggio – dal 1300 al 2025 – sulla storia degli Anni Santi; è stato un raccontare a volte con punte di retorica, inevitabili quando si va a scavare nelle radici.
    Alla fine l’augurio sincero per tutti noi e le nostre famiglie è che il nuovo anno – che è anche Santo – sia lieto e sereno, di pace, per noi e tutto il mondo. Non sarà facile, ma sperarlo ti acquieta.

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    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza
    Gianni Rigodanza è un giornalista e scrittore. Maestro del lavoro, Casellese dell’Anno, premio regionale di giornalismo; tra i fondatori, redattore e direttore di Cose Nostre per 32 anni. Finalista del 3°concorso letterario Marello. Autore di diversi libri di storia locale. Ha scritto per il Risveglio, Oltre e Canavèis.

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