A Cortazzone si racconta una leggenda che ha qualcosa in comune con quella narrata intorno alla Sacra di San Michele: la chiesa di San Secondo, situata sul colle Mongiglietto, fu costruita, nella valle sottostante, ma quanto veniva realizzato durante la giornata, nel corso della notte era trasferito, forse dagli angeli, sul cucuzzolo dove oggi si trova.
Di certo questa bella chiesetta qualcosa di misterioso lo cela: saranno, come vedremo, alcuni aspetti della sua iconografia, o quella collocazione, solitaria e seminascosta dalla vegetazione, a renderla originale e colma di fascino.
Ma il mistero più grande è costituito dalla sua presenza in questo luogo: infatti, fino a oggi non è ancora chiaro se il paese (che oggi si trova a un paio di chilometri di distanza) sorgesse nei pressi del luogo di culto quando la chiesa era parrocchia (XIII secolo).
Alcuni ricercatori sarebbero propensi ad attribuirgli un’origine monastica e benedettina, ma mancano documenti certi atti a certificarne l’origine.
Il confronto con altre strutture romaniche della stessa area culturale, specificatamente Sant’Evasio a Casale Monferrato, ha consentito di rilevare alcune analogie con il più ampio complesso casalese (nell’abside in articolare), orientando quindi la datazione del complesso di Cortazzone intorno alla metà del XII secolo. Un secolo dopo San Secondo farà parte dei possedimenti della Chiesa di Asti e nel secolo successivo sarà in più occasioni presente nei documenti ufficiali, consentendo così la sua monitorizzazione.
Strutturalmente la chiesa, per quanto di dimensioni limitate, è caratterizzata da una pianta di “tipo basilicale”, scandita da tre navate e altrettante absidi, con un orientamento a levante; le cinque campate hanno volte a crociera e archi tutto sesto. È in gran parte costituita con pietre e parziale inserimento di mattoni, che attribuiscono al complesso una notevole vivacità sul piano decorativo.
Al colmo dell’arco del portale d’ingresso principale si trova una conchiglia: forse un riferimento a Santiago de Compostela, meta di numerosi pellegrini che potevano ritrovarsi di passaggio a Cortazzone nel corso del loro viaggio di fede.
All’interno è di notevole suggestione la decorazione dei grossi capitelli squadrati, che propongono un corpus simbolico costituito da sirene bicaudate, tritoni, uccelli, cavalli, cornucopie e figure di origine vegetale.
Limitatissima la decorazione pittorica: vi è affresco del XIV secolo nel catino dell’abside centrale, che raffigura Cristo tra san Secondo e un altro santo diversamente interpretato (Siro, Brunone).
È nella parte esterna che gli scultori hanno dato il meglio della loro creatività, lanciando a briglia sciolta il linguaggio simbolico, concretizzatosi in soluzioni spesso molto suggestive ed enigmatiche.
Sulla parete esterna a sud, la decorazione (più ampia di quella a nord), oltre a conformarsi in un’estesa serie di soluzioni formali costituti da meandri, figure zoomorfe, intrecci geometrici-vegetali e soluzioni ibride di varia natura, si avvale di un repertorio con tonalità a volte “goliardiche”, che slittano all’interno di un linguaggio un po’ stonato con le peculiarità del luogo. Tra queste decorazioni è emblematica la singolare raffigurazione di un uomo e una donna uniti sessualmente. Da un certo punto di vista, potrebbe essere un esplicito riferimento al primo peccato di Adamo ed Eva (il fallo del primo uomo è simile ad un serpente), ma va considerato anche un altro aspetto: la posizione rovesciata ad ipsilon richiama il modello dell’androgino, ben noto nell’arte alchemica (il termine deriva da andrós, uomo e gyné, donna).
Altrettanto curiosa è la figura di un uomo, sulla sinistra dell’abside maggiore, che in una posizione alquanto acrobatica pare si arrampichi nell’intradosso di uno degli archetti. E poi qua e là altre figure ora chiaramente interpretabili, ora avvolte dal mistero. Non manca un uccello che qualcuno ritiene sia la mitica fenice.
Insomma, San Secondo è un complesso piccolo, ma riserva grandi sorprese: vale la pena di visitarlo e di lasciarsi coinvolgere dal suo vivacissimo corpus decorativo. Ognuno potrà rendersi conto personalmente di quanto siano le possibilità interpretative che questa chiesa suggerisce al visitatore, sia esso un esperto, o semplice turista: ognuno potrà constatare che molte volte anche quanto è considerato “minore” può riservare delle inattese occasioni di stupore.