Se n’è andato un grande amico casellese: Roberto Beltramo. Da molti anni era tornato nella sua Val Maira, a Dronero, con la moglie Osvalda.
Papà e mamma erano stati ristoratori e lui ne aveva seguito le orme con un imprinting che l’aveva subito fatto eccellere, prima all’hotel Atlantic e poi all’Antica Zecca.
Io l’ho conosciuto come papà di Diego, suo figlio, con me dalla prima alla quinta classe.
A una maestra piena di giovani energie come me, Roberto prestava subito il fianco, coinvolgendo tutti in avventurosi “laboratori”: organizzare la festa dell’Epifania ( era anche il suo compleanno) coinvolgendo bambini, genitori, nonni? Detto, fatto.
“C’è il salone dell’Atlantic; tu organizza i giochi, noi pensiamo al resto!” In aula poi, lezioni di galateo a tavola, corsi di fotografia e come un rito, la mitica festa di fine anno in riva alla Stura con il camion di un altro papà, Antonio Audisio, carico di viveri, beveraggi, tavole e panche e poi musicanti ed esperti Wwf.
Straordinario infine quel periodo di vacanza-studio nella colonia di Salbertrand per preparare l’esame di quinta: Roberto, previsto il menù per dieci giorni, aveva portato su due grandi frigoriferi e viveri per la classe e le quattro mamme tuttofare che come Osvalda ricordano ancora oggi quei giorni di allegria.
Io potevo essere maestra a tempo pieno. Generoso, infaticabile, gentilissimo e pronto alla battuta Roberto. Eravamo diventati amici “per sempre”. Aveva organizzato per il mio matrimonio l’auto d’epoca per arrivare a Maria Ausiliatrice e un menù speciale all’Atlantic per l’amico, e… mio marito, Bruno.
Tra noi bastava una frase di quelle buffe e senza senso che entrano in un esclusivo lessico amicale: ”Lo vuoi un orso di pelo?” per aprire la scatola magica dei ricordi: a partire dalla scuola, poi da quei giorni a Dronero, dove si pranzava tutti insieme in febbraio, al sole, col foulard alla contadina che io e Osvalda avevamo appena comprato al mercato. Poi la mostra di Giada sui lupi, organizzata da Robi al Mulino della Riviera; sempre a Dronero, la mostra dei miei acquerelli e l’evento con protagonista il tango… Le sue mostre fotografiche volte a valorizzare di volta in volta l’amata Val Maira o le poesie di Arneodo in occitano, o gli antichi mestieri degli acciugai, dei “ cavié “, la bellezza della natura, delle chiesette e delle piccole scuole di montagna. Quante cose belle!
Aveva fondato con altri amici, “Fotoslow”, in un momento in cui la tecnologia potenziava gli strumenti e rischiava di perdere in poesia, Roberto cercava di passare ai più giovani la grande passione per la fotografia in bianco e nero, che già aveva trasmesso ai figli Marco e Diego. Quante iniziative anche per il pensionato in cui era ricoverata la mamma centenaria! Da lui ho imparato la cucina flambée ( teneva dei corsi a Caselle), o come cuocere nel paiolo una bella polenta di “pignulet”, il segreto della bagna…fredda di acciughe, un’infinità di cose che inevitabilmente porteranno la mia memoria a lui.
Troppi ricordi rendono tristissima la perdita e desolante poi è stato, in questo lungo periodo di malattia, non poter fare nulla per alleviare le sofferenze di un grande amico.
Roberto Beltramo aveva la grande capacità di riconoscere le eccellenze e di saperle valorizzare, ovunque operasse. Credo che sia Caselle che la Val Maira tutta gli debbano molto.
Naz
Che bell’articolo! Che bella persona! Peccato non averlo conosciuto!
Che tu possa riposare in pace guardando dal cielo le tue amate montagne.