Mi ritrovo spesso a pensare a un mondo senza alberi. A questi esseri dotati di grande resilienza (per usare un termine oggi forse un po’ abusato), che poco ci chiedono e tanto ci danno. Vivono con troppa acqua, poca acqua, a seconda dei capricci atmosferici; a volte sono sottoposti ad atti vandalici, a violenze di ogni tipo. Eppure sono lì, ombra e frescura in estate; in inverno, cadute le foglie, filtrano i raggi solari. Le fronde forniscono riparo ai volatili, nelle loro protettive radici si nascondono piccoli mammiferi e roditori, ospitano il viandante e il cercatore di funghi. Fino a ieri, quando la tecnologia non guidava i nostri passi, erano i segnavia, i punti di riferimento sui sentieri. Regalano a noi frutti saporiti come le castagne o le noci e agli animali ghiande, bacche, foglie.
Alla fine del loro ciclo vitale – che per alcuni dura secoli – a volte rimangono sul posto, a volte servono da combustibile in camini e stufe, e qui, o per il riscaldamento o per cucinare, alcuni tipi sono migliori di altri.
Dovesse toccare a noi scegliere, quale legna da ardere compreremmo?
La prima valutazione da fare è: meglio la legna dura o quella “ dolce”, quella più tenera?
La legna dura proviene dagli alberi a foglia larga, spesso latifoglie, come quercia, faggio, frassino e acero. Al contrario, la legna “dolce” proviene da piante aghifoglie, come pino, abete, cipresso e larice.
Le principali differenze tra questi due tipi di legno risiedono nella densità, nel contenuto di resina e nella velocità di combustione
La tipologia di legno dolce, conosciuta anche come legno tenero, si contraddistingue per la sua facilità di lavorazione. Ha anche il vantaggio di essere molto più economico rispetto alla variante dura, in quanto le conifere (abete; abete rosso; abete bianco; cedro rosso; larice; pino bianco; pino silvestre) crescono con grande velocità rendendo facile il rifornimento e il reperimento del materiale.
I legni duri provengono direttamente da latifoglie caduche, facili da trovare in boschi caratterizzati dalla presenza di temperature miti. I vantaggi principali derivanti da questa tipologia di legno sono l’altissimo grado di resistenza e durabilità nel tempo. Il legno duro è anche in grado di resistere meglio all’azione dei raggi solari, caratteristica che lo rende ideale anche per utilizzi esterni.
I legni duri come l’ acero, il rovere, il frassino, la betulla e la maggior parte degli alberi da frutto rappresentano il miglior legname in termini di resa, potere calorico e combustione prolungata.
La scelta della legna giusta è fondamentale per ottenere un’ottima resa calorica, ridurre i costi e mantenere il camino, la stufa e la canna fumaria in buone condizioni.
Quindi, quali sono migliori tipi di legna da ardere?
La quercia è considerata ottima come legno da ardere, perché ha un alto potere calorifico, il che lo rende ideale per mantenere la fiamma viva a lungo. La sua combustione è lenta e costante, e produce poche scintille.
Il faggio è un’altra grande scelta per chi cerca legna di qualità. Brucia bene e a lungo e fornisce un buon calore. È facile da accendere e produce una fiamma vivace, con una combustione relativamente pulita.
Il frassino è conosciuto per la sua versatilità.
Brucia bene anche quando non è completamente stagionato, ha una buona densità e un potere calorifico simile a quello del faggio. Produce poche scintille e offre un buon equilibrio tra facilità di accensione e durata della fiamma.
Il rovere è simile alla quercia, con una combustione lenta e un elevato potere calorifico. È
particolarmente adatto per chi vuole mantenere la stufa o il camino acceso per molte ore senza dover aggiungere legna frequentemente.
L’olivo produce legna dura e molto densa, ha un altissimo potere calorifico e una combustione estremamente lenta. Richiede una buona stagionatura per evitare un’eccessiva produzione di fumo.
Quindi, come scegliere la legna giusta?
Per scegliere la legna da ardere ideale è importante anche considerare l’uso che se ne farà.
Per avviare il fuoco servono legni più leggeri e resinosi come il pino, l’abete o il castagno che bruciano rapidamente, mentre per mantenere la fiamma servono legni più densi come la quercia, il faggio, il frassino o il rovere che garantiscono una combustione prolungata e una maggiore produzione di calore.
Per stufe e camini chiusi fondamentale scegliere legni con un basso contenuto di umidità e che producono poche scintille. Il frassino e il faggio sono perfetti per questo scopo.
Un aspetto cruciale nella scelta della legna è la sua stagionatura
La legna appena tagliata, chiamata “legna verde”, contiene molta umidità e brucia male, producendo fumo e poco calore.
La legna dovrebbe essere stagionata per almeno 12-24 mesi in un luogo asciutto e ben ventilato per raggiungere il giusto grado di umidità.
Già, ma come riconoscere la legna stagionata ?
La legna stagionata appare secca e presenta crepe sulle estremità. Il colore è più chiaro rispetto alla legna fresca, che pesa molto, molto più.
Attenti all’acquisto!