Così cantava negli Anni ’50 Renato Carosone. L’artista pensava a una pastiglia che
curasse le delusioni della vita. Una pillola di buonumore. Metaforica.
Poi c’è chi ricorre a una pillola per calmare fastidi momentanei e piccoli problemi di
salute. Una pastiglietta e via di nuovo a sprintare nello stress della vita.
Questo è un innegabile regalo della ricerca scientifica. Oggi si vive, a parte casi
specifici, senza dolori o situazioni invalidanti. Non era così anticamente. Un po’ tutti
erano abituati a convivere con dolori e fastidi di diversa natura. Lamentarsi era
inutile, tanto non esistevano farmaci specifici né adeguate conoscenze. Bisognava
farsene una ragione.
Poi ci sono individui che, tutti i giorni, devono assumere farmaci, quasi sempre
compresse, per tenere sotto controllo patologie causate da diverse situazioni create
da attacchi e malattie incurabili: infarti, diabete, malattie congenite e invalidanti e
altro. Spesso le pastiglie da assumere sono numerose e scaglionate in diverse fasi.
Anche più volte al giorno.
Sicuramente una cosa fastidiosa ma che ci permette di continuare a vivere con una
buona efficienza fisica. Sostanzialmente si conduce una vita normale, anche da
anziani.
Prima di procedere oltre facciamo qualche considerazione. Tutti gli stati erogano
importanti servizi sociali a beneficio dei cittadini. Tra i tanti che sono a disposizione
della popolazione i più importanti sono, senza ombra di dubbio, la sanità, la scuola e la previdenza. La qualità di questi servizi è direttamente proporzionata alle
risorse economiche a disposizione dello stato. Gli stati finanziano tutte le attività e
servizi sociali che promuovono con le tasse versate dai cittadini.
La sanità è certamente uno dei comparti più costosi e complessi. In Italia la sanità, di
ottimo livello, è stata più volte soggetta a riforme volte a razionalizzare il servizio e,
spesso, sono stati operati tagli ai finanziamenti che, nel lungo periodo, possono
mettere a rischio la qualità dell’assistenza rivolta soprattutto ai ceti meno abbienti.
Disporre di una sanità efficiente e con adeguate risorse è nell’interesse di tutti.
A seguito di queste brevi considerazioni, mi sono posto qualche piccolo quesito da
persona comune e non certo esperta.
Io, come tanti, assumo tutti i giorni un certo numero di pillole. A vita. Quindi devo
sempre disporre di una scorta di confezioni da cui attingere. Ogni confezione
contiene, quasi sempre, trenta pillole con il relativo, chilometrico e criptico,
bugiardino. Ecco uno dei primi interrogativi: perché non si fanno confezioni con,
mettiamo, 100 pillole in una preparazione tipo barattolino. Ci
sarebbero molti vantaggi: risparmi nella produzione e confezionamento, meno code
dai medici e in farmacia. Spesso le code negli studi dei medici, per la maggior parte,
sono formate proprio da pazienti di questo tipo.
Altro quesito. In presenza di qualche malattia, bronchite a esempio, il dottore
prescrive una certa cura: antibiotici per cinque giorni. In farmacia ti danno una
confezione con compresse per dieci giorni. Il risultato è che in tutte le famiglie sono
presenti confezioni parzialmente utilizzate che, alla scadenza, verranno gettate negli
apposti cassonetti per lo smaltimento. Smaltire i farmaci è molto costoso. Domanda:
perché al paziente non si consegna la quantità giusta di farmaco, come si fa in altre
nazioni? Anche in questo caso ci sarebbero molti vantaggi economici e organizzativi.
Inoltre, ultimamente, Garattini, grande esperto di sanità ha detto: ” È necessario
rivedere il prontuario. Ci sono troppi farmaci ormai inutili.”
Probabilmente per realizzare questi obiettivi le aziende dovrebbero rivedere i metodi
produttivi e organizzativi e, ovviamente, occorrono adeguate decisioni politiche. I
vantaggi sarebbero evidenti per tutti. Meno che per le aziende.
Un altro aspetto importante sarebbe quello di organizzare gli ordinativi dei farmaci
più importanti e diffusi a livello europeo. Come si fece ai tempi del Covid con i
vaccini. Ci sarebbero, anche qui, notevoli risparmi.
È possibile realizzare questi obiettivi? Certamente. Questo significherebbe andare
a un duro confronto con le potentissime aziende farmaceutiche che vedrebbero
intaccati i loro lucrosi e imponenti profitti. Questa meta si realizzerà se l’Italia, e gli
Stati, si doteranno di governi autorevoli, competenti e capaci. Una chimera?
Ultima domanda: perché i farmaci devono essere promossi dalle stesse case
farmaceutiche attraverso i loro inviati? Questa prassi è inaccettabile per molti
evidenti motivi. Non serve spiegarli.
Una domanda è lecita: non è che è difficile realizzare queste minime riforme perché
ci sono troppi interessi incrociati?
Dice un vecchio proverbio: i soldi fanno venire la vista “ ‘e cecati’”, ai ciechi. Ahimè.
Pigliate ‘na pastiglia, siente a mme!
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