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domenica, Gennaio 19, 2025

    Pigliate ‘na pastiglia, siente a mme!

    Così cantava negli Anni ’50 Renato Carosone. L’artista pensava a una pastiglia che
    curasse le delusioni della vita. Una pillola di buonumore. Metaforica.
    Poi c’è chi ricorre a una pillola per calmare fastidi momentanei e piccoli problemi di
    salute. Una pastiglietta e via di nuovo a sprintare nello stress della vita.
    Questo è un innegabile regalo della ricerca scientifica. Oggi si vive, a parte casi
    specifici, senza dolori o situazioni invalidanti. Non era così anticamente. Un po’ tutti
    erano abituati a convivere con dolori e fastidi di diversa natura. Lamentarsi era
    inutile, tanto non esistevano farmaci specifici né adeguate conoscenze. Bisognava
    farsene una ragione.
    Poi ci sono individui che, tutti i giorni, devono assumere farmaci, quasi sempre
    compresse, per tenere sotto controllo patologie causate da diverse situazioni create
    da attacchi e malattie incurabili: infarti, diabete, malattie congenite e invalidanti e
    altro. Spesso le pastiglie da assumere sono numerose e scaglionate in diverse fasi.
    Anche più volte al giorno.
    Sicuramente una cosa fastidiosa ma che ci permette di continuare a vivere con una
    buona efficienza fisica. Sostanzialmente si conduce una vita normale, anche da
    anziani.
    Prima di procedere oltre facciamo qualche considerazione. Tutti gli stati erogano
    importanti servizi sociali a beneficio dei cittadini. Tra i tanti che sono a disposizione
    della popolazione i più importanti sono, senza ombra di dubbio, la sanità, la scuola e la previdenza. La qualità di questi servizi è direttamente proporzionata alle
    risorse economiche a disposizione dello stato. Gli stati finanziano tutte le attività e
    servizi sociali che promuovono con le tasse versate dai cittadini.
    La sanità è certamente uno dei comparti più costosi e complessi. In Italia la sanità, di
    ottimo livello, è stata più volte soggetta a riforme volte a razionalizzare il servizio e,
    spesso, sono stati operati tagli ai finanziamenti che, nel lungo periodo, possono
    mettere a rischio la qualità dell’assistenza rivolta soprattutto ai ceti meno abbienti.
    Disporre di una sanità efficiente e con adeguate risorse è nell’interesse di tutti.
    A seguito di queste brevi considerazioni, mi sono posto qualche piccolo quesito da
    persona comune e non certo esperta.
    Io, come tanti, assumo tutti i giorni un certo numero di pillole. A vita. Quindi devo
    sempre disporre di una scorta di confezioni da cui attingere. Ogni confezione
    contiene, quasi sempre, trenta pillole con il relativo, chilometrico e criptico,
    bugiardino. Ecco uno dei primi interrogativi: perché non si fanno confezioni con,
    mettiamo, 100 pillole in una preparazione tipo barattolino. Ci
    sarebbero molti vantaggi: risparmi nella produzione e confezionamento, meno code
    dai medici e in farmacia. Spesso le code negli studi dei medici, per la maggior parte,
    sono formate proprio da pazienti di questo tipo.
    Altro quesito. In presenza di qualche malattia, bronchite a esempio, il dottore
    prescrive una certa cura: antibiotici per cinque giorni. In farmacia ti danno una
    confezione con compresse per dieci giorni. Il risultato è che in tutte le famiglie sono
    presenti confezioni parzialmente utilizzate che, alla scadenza, verranno gettate negli
    apposti cassonetti per lo smaltimento. Smaltire i farmaci è molto costoso. Domanda:
    perché al paziente non si consegna la quantità giusta di farmaco, come si fa in altre
    nazioni? Anche in questo caso ci sarebbero molti vantaggi economici e organizzativi.
    Inoltre, ultimamente, Garattini, grande esperto di sanità ha detto: ” È necessario
    rivedere il prontuario. Ci sono troppi farmaci ormai inutili.”
    Probabilmente per realizzare questi obiettivi le aziende dovrebbero rivedere i metodi
    produttivi e organizzativi e, ovviamente, occorrono adeguate decisioni politiche. I
    vantaggi sarebbero evidenti per tutti. Meno che per le aziende.
    Un altro aspetto importante sarebbe quello di organizzare gli ordinativi dei farmaci
    più importanti e diffusi a livello europeo. Come si fece ai tempi del Covid con i
    vaccini. Ci sarebbero, anche qui, notevoli risparmi.
    È possibile realizzare questi obiettivi? Certamente. Questo significherebbe andare
    a un duro confronto con le potentissime aziende farmaceutiche che vedrebbero
    intaccati i loro lucrosi e imponenti profitti. Questa meta si realizzerà se l’Italia, e gli
    Stati, si doteranno di governi autorevoli, competenti e capaci. Una chimera?
    Ultima domanda: perché i farmaci devono essere promossi dalle stesse case
    farmaceutiche attraverso i loro inviati? Questa prassi è inaccettabile per molti
    evidenti motivi. Non serve spiegarli.
    Una domanda è lecita: non è che è difficile realizzare queste minime riforme perché
    ci sono troppi interessi incrociati?
    Dice un vecchio proverbio: i soldi fanno venire la vista “ ‘e cecati’”, ai ciechi. Ahimè.

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