Anni fa Corrado Guzzanti, tra gli altri personaggi, vestiva i panni di padre Florestano Pizzarro, un eminente teologo del Vaticano, un po’ particolare con idee che al termine lasciavano spunti di riflessione. Si rideva ma si rifletteva.
Diciotto minuti godibilissimi durante i quali il Monsignore diceva con marcato accento romano: “ Hai da nasce… e hai da morì !”. L’importante è quello, sia per la Chiesa che per lo Stato.
La domanda è: e in mezzo ai due avvenimenti che delimitano l’inizio e la fine che c’è? Forse un lunghissimo “chissenefrega”? Pare sia così.
Se fossimo veramente civili non ci dibatteremmo solo sull’aborto o sul fine vita, questioni ancora irrisolte da anni, ma andremmo oltre questo: l’aborto mette la parola fine a tutto, non esiste più nulla, se non i propri conflitti interiori e le cicatrici nel cuore, ma se invece nasce un bambino? Intendo: dopo aver appeso con orgoglio il fiocco azzurro o rosa al portone di casa, cosa succede, quali sono gli scenari?
La sua famiglia sarà in grado di crescerlo, educarlo, mantenerlo, dargli delle possibilità, e quanto la scuola sarà in grado di rispondere alle esigenze dei giovani, e questi giovani crescendo e studiando magari con impegno, sacrifici e profitto potranno trovare poi un lavoro, una occupazione perché no, gratificante e appagante senza essere costretti ad accettare ricatti o senza dover scappare all’estero per poter mettere a profitto i propri anni di studio lasciando casa e affetti?
Fossimo civili avremmo una società che garantisce un giusto lavoro equamente pagato e per un tempo ragionevole, con un numero di anni di lavoro sopportabile, una società che offra la possibilità di fare progetti e alla fine una pensione dignitosa per i fortunati che riusciranno a diventare anziani e non in quanto tali abbandonati a se stessi in strutture costosissime e dando alle famiglie le possibilità di far fronte a una vita che certo si è allungata, ma non migliorata.
Fossimo civili penseremmo a come regolamentare l’aborto una volta per tutte ma poi ? Nasco o non nasco… Nasco! Sono qui.
Bene, e da lì in poi cosa ne sarà di me? Se l’aborto è un atto doloroso e definitivo, la nascita deve essere una promessa di futuro, di opportunità, per quanto possibile ovviamente, e non lo scoramento nel quale oggi viviamo, giovani e anziani, uomini e donne.
Nasco, va bene, ma poi nonostante l’impegno che metto nello studio, nel lavoretto trovato per mantenermi, l’unica possibilità che avrò per campare saranno solo le decine di bonus spesso irraggiungibili per la burocrazia farraginosa nella quale prolificano?
Fossimo civili, vorrei nascere, crescere e magari, perché no, godere della vita, partendo da una scuola che formi e che non si maceri anch’essa nella burocrazia che la sta soffocando, e una volta superati questi scogli vorrei non essere emarginato dal mondo del lavoro solo perché non ho le conoscenze e le raccomandazioni giuste, perché senza quelle mi ritroverei a correre in bici sotto la pioggia a portare cibo spazzatura a fannulloni che nemmeno scendono a comprarselo.
E una volta finito di lavorare, finito per sempre, vorrei poter avere una pensione dignitosa, perché lavoro da più di quarant’anni respirando schifezze di giorno come di notte, e non mi curo perché la sanità è allo sfascio: mi tengo quel dolore persistente, la carie che ogni tanto si fa sentire, più la sensazione di abbandono.
Io sono nato! Dicevate che bisogna fare figli, così eccomi qui, con tutto il mio entusiasmo d’essere venuto al mondo ma fatemi vivere.
Possibile ci siano problemi a farlo in ogni aspetto di quella che si ritiene una società civile ?
Certo, se lo fossimo…
Altro che sproloqui sull’aborto, o sull’utero in affitto o, come la chiamano quelli del settore (che del settore non sono mai, ma solo bocche che parlano a sproposito) la GPA, la gestazione per altri, sono tutte cose da gestire con empatia.
Detto questo, quale sarà il percorso della mia vita, che mi dicono vada vissuta con entusiasmo. Ma quale? Come?
Perché mi spaventano con richieste di sacrifici, e manovre “lacrime e sangue”?
Pensiamo all’aborto, certo, e magari lasciamo decidere a chi porta in grembo ciò che per mille motivi più che leciti non desidera; ma se invece nasco, che io possa vivere veramente, e che la vita sia gratificante.
Se fossimo…
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