18Al Teatro Regio di Torino, dicembre è tradizionalmente il mese della danza. La stagione del Regio, infatti, come quella della maggior parte dei teatri d’opera, italiani e non solo, è una stagione d’opera e di balletto. Questo accade per una serie di “convenienze” storiche e pratiche, nonostante al giorno d’oggi il pubblico dei due generi sia abbastanza differenziato: sia l’opera che la danza classica necessitano, infatti, di un palcoscenico ampio e dotato di una strumentazione tecnica atta a spostare scenografie imponenti, nonché di un’orchestra sinfonica di tutto rispetto quanto a dimensioni e professionalità. Inoltre, nei secoli passati entrambe erano forme di intrattenimento dell’alta società, e avevano un pubblico molto più sovrapponibile. Così, i teatri d’opera si dotarono anche di corpi di ballo stabili; e anche oggi ‒ benché molti di essi (come il nostro Regio) abbiano rinunciato ai ballerini a libro-paga per ragioni economiche ‒ continuano a proporre alcuni titoli di danza nel proprio cartellone, ospitando compagnie internazionali. Fino ad alcuni anni fa gli ospiti più attesi erano i russi del Mariinskij di San Pietroburgo o del Bolshoj di Mosca. Oggi, poiché tutto ciò che viene dalla Russia è off-limits, spesso sono invitate altre compagnie di area ex-sovietica, dove si trovano le più rigorose scuole di danza.
Quest’anno, al Regio si avrà una tournée del Balletto dell’Opera di Tbilisi (sperando che gli eventi politici che si stanno svolgendo in Georgia non rendano off-limits per il futuro anche ciò che viene da quella bellissima terra), che presenterà due classicissimi della storia della danza, «Giselle» e «Lo schiaccianoci». «Giselle» (in scena dal 12 al 18 dicembre) è l’emblema del balletto romantico: nato nel 1841 all’Opéra di Parigi, su musica di Adolphe Adam e libretto di Théophile Gautier e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges, con coreografie di Jean Coralli e Jules Perrot, è ispirato alla leggenda delle villi (cui si ispirò anche Puccini per la sua prima opera), anime di fanciulle tradite e abbandonate che vagano nei boschi in attesa di vendicarsi dei seduttori, che vengono costretti a danzare fino allo sfinimento. La protagonista del balletto, tuttavia, pur tradita e morta per amore, risparmia la vita all’uomo di cui è ancora innamorata. Protagonista delle recite torinesi sarà la coreografia originale, ritoccata da Marius Petipa, diventata un classico delle scuole di danza russe, con le sue scenografie di gusto oleografico e i numeri danzati calzati sulla partitura, ora brillante e popolare, ora notturna, eterea e malinconica. «Lo schiaccianoci» (al Regio dal 21 al 30 dicembre, nella coreografia di Nina Ananiashivili e Aleksej Fadeecev) è invece una fiaba-balletto, nonché il simbolo delle feste natalizie, essendo ambientato proprio nella notte di Natale, e avendo per protagonista una bambina che fantastica e sogna sui giocattoli ricevuti in dono. Ispirato al racconto «Lo schiaccianoci e il re dei topi» di E.T.A. Hoffmann, su libretto di Marius Petipa, il balletto debuttò a San Pietroburgo nel 1892, e fu musicato da Petr Il’ic Cajkovskij, il quale, vinta la riluttanza iniziale, trovò nelle originali avventure fiabesche l’ispirazione per nuove sperimentazioni timbriche. Talmente forte è l’identificazione tra «Lo schiaccianoci» e le festività natalizie che una suite di musiche del balletto stesso sarà protagonista del Concerto di Natale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI, domenica 22 dicembre alle ore 18, nell’auditorium «Arturo Toscanini», diretto da Andrés Orozco-Estrada e con la voce recitante di Mario Acampa.
Facendo un passo indietro e tornando al repertorio operistico, a novembre è stata inaugurata la stagione del Regio (dopo l’anticipo ottobrino delle tre «Manon», di cui si è già parlato su queste colonne) con «Le nozze di Figaro» di Mozart. Purtroppo ho potuto assistere solo a una recita incompleta, poiché il 29 novembre lo sciopero proclamato da CGIL e UIL ha privato il teatro del maestro al fortepiano e di un numero di maestranze sufficiente a gestire il palcoscenico, costringendo a un’esecuzione dell’opera in forma semiscenica e senza recitativi secchi. Ma lo stesso 29 novembre, al mattino, si è tenuta nella sala del caminetto una conferenza stampa per annunciare un’importante novità nella vita del teatro d’opera cittadino: dopo alcuni anni di attesa, è stato nominato il nuovo direttore musicale, nella persona di Andrea Battistoni. Nato nel 1987, riconosciuto come uno dei talenti nella sua generazione di direttori d’orchestra e con una già ricca carriera internazionale alle spalle, Battistoni prenderà servizio a gennaio, dirigerà la sua prima opera a giugno («Andrea Chénier» di Giordano), e in seguito sarà impegnato in almeno due produzioni d’opera e diversi concerti a stagione, oltre a seguire l’attività interna del teatro e la preparazione dell’orchestra. La figura di un direttore musicale stabile ‒ che si affianca al sovrintendente Mathieu Jouvin e al direttore artistico Cristiano Sandri nelle figure di vertice del teatro ‒ è molto importante sotto il profilo artistico, sia perché il suo ruolo è determinante nel perfezionamento dell’orchestra ‒ tanto dal punto di vista tecnico quanto da quello, più sottile e delicato, del conferirle un’anima ‒, sia perché, indirettamente, incide con i suoi gusti sulle scelte artistiche del teatro. Battistoni è particolarmente dedito al repertorio italiano da Verdi in poi, che ha promesso di valorizzare anche nei suoi titoli desueti. Auguriamo al nuovo direttore musicale un proficuo cammino di crescita insieme ai complessi artistici del Teatro Regio!