Donne uccise da uomini, perché sono donne. Questo è il femminicidio. La prima citazione del termine nella sua accezione moderna, come “uccisione di una donna da parte di un uomo per motivi di odio, disprezzo, piacere o senso di possesso delle donne”, è del 1977 nell’opera “Le violentate” della giornalista Maria Adele Teodori.
Sono più di 100 casi ogni anno, un dramma, e i femminicidi sono solo la punta dell’iceberg della violenza contro le donne che ancora troppo spesso non denunciano.
Molto c’è ancora da fare per sconfiggere le violenze di genere, certo nel diritto penale ma anche sul piano culturale. Basti ricordare che:
Solo nel 1956 è stato abolito lo “ius corrigendi”, cioè il diritto dell’uomo di “educare e correggere”, anche con l’uso della forza, la moglie e i figli.
Solo nel 1969 viene dichiarato incostituzionale l’articolo 559 del codice penale che puniva unicamente l’adulterio della moglie.
Solo nel 2013, la legge 119 conosciuta come “Legge sul femminicidio” ha istituito il reato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela o convivenza con la vittima di sesso femminile. Ha inoltre introdotto pene più severe per i reati di maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale.
Per questi motivi abbiamo presentato una mozione per titolare vie o altri luoghi a donne, una proposta di toponomastica al femminile per ricordare il ruolo delle donne e fornire alle bambine e alle donne dei modelli positivi. Inoltre, in sede di deliberazione del regolamento dei “servizi a domanda individuale”, è stato approvato un nostro emendamento che negli asili nido garantisce la frequenza a tempo pieno anche ai bambini la cui madre, avendo denunciato violenze subite, è inserita in uno degli appositi programmi di aiuto.
Il Capogruppo Consiliare
Endrio dott. Milano