Un settore in forte sviluppo, con tassi di crescita dell’ordine del 25% all’anno, quello dei Data Center. In Italia la realizzazione di edifici specializzati per ospitare i server dove i dati del cloud sono immagazzinati e gestiti, era partita dalla Lombardia; poi negli ultimi anni si è allargata alle regioni confinanti, privilegiando le aree ove sono disponibili dorsali in fibra ottica robuste e disponibilità di potenza elettrica. In Piemonte i primi Data Center a entrare in servizio sono a Torino e prima o seconda cintura (Moncalieri, Settimo, Rivoli). Sono in prevalenza di taglia medio-piccola, posizionati vicini agli utenti finali, e con assorbimenti di potenza elettrica che non supera qualche decina di MW. Ora però il mercato, condizionato dal tumultuoso sviluppo delle applicazioni di Intelligenza Artificiale, si è indirizzato verso i Data Center chiamati Hyperscale, caratterizzati da grandi potenze di calcolo ed assorbimenti di qualche centinaio di MW.
Mettere a disposizione degli operatori di Data Center fabbricati ed infrastrutture di servizio è il business che non poteva sfuggire alle grandi società immobiliari: questi asset offrono vantaggi come flussi di cassa stabili, contratti di lungo termine e con margini più elevati.
Una di queste società è Hines, multinazionale statunitense che ha in Italia, a Milano, una filiale con un centinaio di dipendenti e diverse società controllate, fra cui SATAC, la società proprietaria della porzione più grossa delle Aree ATA casellesi. Il manager di Hines intervenuto alla riunione della Commissione Urbanistica dello scorso 9 dicembre ha spiegato come Hines abbia esordito nel settore dei Data Center con l’impianto di Noviglio nelle campagne a sud di Milano: 25.000 metri quadrati di superficie coperta, in fase avanzata di costruzione, con 48 MW di potenza elettrica forniti dalla connessione in alta tensione con la rete Terna. Il manager di Hines sottolinea: se lo stesso edificio fosse utilizzato per scopi logistici (magazzino di merci), il suo valore di mercato sarebbe di 25-30 milioni di euro; il valore dell’investimento come Data Center è invece di 500 milioni di euro. E alla domanda su quale sia il fattore di scala fra il progetto di Noviglio e quello di Caselle, la risposta è 1 a 6. In pratica l’edificio del Data Center in costruzione a Noviglio è equivalente in prima approssimazione a uno dei 6 che si vedono nel rendering del progetto di Caselle.
Un requisito importante che condiziona la fattibilità della localizzazione del Data Center è la disponibilità di adeguati allacciamenti alle reti elettriche in alta tensione. I Data Center sono infatti installazioni fortemente energivore, dato il funzionamento parallelo di migliaia di server e dei loro sistemi di raffreddamento. Le potenze elettriche di alimentazione, come già sopra accennato, possono andare da qualche decina di MW (per i Data Center Edge, come Noviglio) a qualche centinaio, per i Data Center Hyperscale, che sono quelli a cui si sta velocemente indirizzando il mercato spinto dalle applicazioni con l’Intelligenza Artificiale. La controprova di questa evoluzione è quanto capitato nel caso specifico del progetto di Caselle: nel corso dei primi contatti dei progettisti con la società Terna, ente gestore della rete elettrica di trasmissione nazionale (RTN), la potenza elettrica richiesta da SATAC era di 170 MW. Per tale potenza Terna ha rilasciato il 31 ottobre 2023 una soluzione di connessione che prevede la realizzazione nel sito dell’utente di una sottostazione da allacciare “in doppia antenna” a 380 kV con una nuova stazione elettrica della RTN da inserire in entra-esce alla linea a 380 kV “Leini-Piossasco”. SATAC ha accettato la proposta nel marzo 2024. Poi, in data 25 ottobre 2024, la stessa SATAC ha richiesto a Terna un aggiornamento della pratica, portando la potenza richiesta da 170 MW a 250 MW, in quanto dai contatti col potenziale cliente finale del Data Center emergeva tale necessità. Nella stessa richiesta di aggiornamento si è chiesto inoltre che l’alimentazione in doppia antenna della nuova sottostazione utente avvenga dalla stazione della RTN esistente di Leini, anziché dalla molto più impattante realizzazione di una apposita nuova stazione RTN.
Ipotizzando che queste richieste di modifica vengano accettate, quali sarebbero le modalità realizzative e i loro impatti sul territorio?
Per rispondere è opportuna una premessa. I livelli di alta tensione gestiti da Terna sono tre: 132 kV, 220 kV e 380 kV, con capacità di trasporto (e ingombri degli elettrodotti e delle stazioni) man mano crescenti. Per fare un esempio, la cabina primaria di recente realizzata in zona Grangiotti al confine fra Caselle e San Maurizio è stata allacciata su una linea 132 kV e non può reggere un carico come quello ora ipotizzato per il nuovo Data Center. La presenza di una stazione come quella Terna di Leinì, ove convergono linee di tutti i tre livelli di tensione, compreso il 380 kV, rende fattibile lo smistamento di potenze rilevanti, con il necessario livello di sicurezza e ridondanza reso possibile dal funzionamento magliato.
Per quanto riguarda l’impatto dei due nuovi elettrodotti ( la cosiddetta “doppia antenna”) che dovrebbero essere derivati dalla stazione esistente, impensabile che siano in linea aerea, dato anche che il loro tracciato incrocerebbe le rotte di atterraggio degli aerei. Dovranno quindi essere due cavidotti, interrati a circa due metri di profondità e distanziati fra loro per evitare interferenze reciproche, da posare seguendo il tracciato delle viabilità esistenti fra i due comuni interessati, Leinì e Caselle. L’aggiramento dell’infrastruttura aeroportuale potrebbe avvenire passando nel terreno a nord del cimitero, sottopassando poi la ferrovia con perforazioni teleguidate, e infine costeggiando il confine ovest delle Aree ATA. La sottostazione elettrica di arrivo è stata ipotizzata nell’edificio in corrispondenza dello spigolo ovest dell’area di competenza SATAC. Vincolante, per contenere gli ingombri, l’utilizzo per le apparecchiature di stazione della tecnologia blindata in esafluoruro di zolfo, con due trasformatori 400 kV / MT, ognuno dimensionato per rendere disponibile in media tensione la potenza di 250 MW richiesta.
Il Data Center sarà inoltre allacciato all’infrastruttura dati esistente in zona per la connessione del sito agli operatori di telecomunicazioni nazionali ed internazionali. Da una prima analisi dell’area fatta dai progettisti si è rilevata una carenza di infrastrutture di telecomunicazioni; pertanto, sono state effettuate delle ipotesi di collegamento al sito con importanti opere di scavo verso l’area di Torino dove sarà possibile agganciarsi a molteplici operatori. In uno studio preliminare, i progettisti sostengono che si può pensare di sfruttare i tre seguenti differenti percorsi per interconnettere con dorsali ottiche adeguate il nuovo Data Center:
– strada provinciale 2 (percorso verde)
– strada provinciale 13 (percorso giallo)
– strada provinciale 14 (percorso blu)
Questi percorsi garantiscono alle dorsali in fibra ottica tre ingressi diversificati nell’area e tre percorsi completamente diversi verso i punti di interconnessione.
L’impatto di questi cantieri sulla viabilità del territorio non sarà poca cosa.
Una considerazione in conclusione. Le fasi progettuali attualmente in corso sono quelle iniziali degli studi di fattibilità tecnico-economica per l’adeguamento urbanistico dell’area ATA, che dall’attuale destinazione commerciale deve diventare IN-ATA, polo tecnologico e Data Center. I tempi necessari per poter completare i processi autorizzativi, arrivando al rilascio delle autorizzazioni ambientali e poi dei permessi a costruire, saranno non certo brevi. Come rendere questo coerente con un mercato in tumultuosa evoluzione, come è quello dei Data Center, è la sfida che attende sia l’Amministrazione casellese che il proponente privato. Il rischio di non farcela e vedere anche questo treno passare, c’è, ma, come ha detto il sindaco Marsaglia nell’ultimo Consiglio Comunale di dicembre “proviamo per una volta ad essere primi”.
L’ordine di grandezza della potenza elettrica assorbita da una città come Torino può oscillare fra 1000 e 2000 MW.
Per quanto riguarda l’acqua, Torino, con circa 850.000 abitanti, ha un consumo medio pro capite di acqua potabile che può variare tra 150 e 250 litri al giorno a seconda delle abitudini e delle stagioni. Per l’intera città, questo si traduce in un consumo giornaliero medio di 170.000 m³.
Non conosco gli assorbimenti del Data Center
Per il data center di Caselle si parla di un consumo di 252 MW. Normalmente viene intesa per ora. Quindi sembra essere un consumo più alto della città di Torino.
Grazie. Qual è il consumo di acqua e di elettricità di questo data center rispetto a quello (p.es.) di tutti gli abitanti del Comune di Torino? Un calcolo molto rapido sembra indicare che almeno l’uso di elettricità non sia molto inferiore, ma poi potrei sbagliarmi non essendo un esperto. E da dove verrebbero l’acqua e l’elettricità?
La documentazione tecnica è disponibile sul sito del Comune di Caselle (da scrollare fino a 2024/66 e cliccare sull’icone a destra per visualizzare tutti i 232 documenti).
https://caselletorinese.trasparenza-valutazione-merito.it/web/trasparenza/dettaglio-trasparenza?p_p_id=jcitygovmenutrasversaleleftcolumn_WAR_jcitygovalbiportlet&p_p_lifecycle=0&p_p_state=normal&p_p_mode=view&p_p_col_id=column-2&p_p_col_count=1&_jcitygovmenutrasversaleleftcolumn_WAR_jcitygovalbiportlet_current-page-parent=9141&_jcitygovmenutrasversaleleftcolumn_WAR_jcitygovalbiportlet_current-page=9142
Il documento chiave sembra essere “Documento tecnico preliminare.pdf” (del 7 novembre 2024). A pagina 22 si parla di una potenza elettrica di 252 MW.