Dodici anni fa avevamo intervistato su queste colonne Christian Speranza, giovane farmacista e compositore, che si era appena lanciato nella carriera di autore teatrale, con il dramma «La stanza di Preston». Oggi gli diamo nuovamente la parola. Nel frattempo, la sua attività nel mondo dell’arte si è indirizzata al versante della critica, e la professione lo ha portato a diventare casellese, quanto meno nelle ore lavorative: lo si può infatti trovare al bancone della Farmacia Comunale, sita a pochi metri dalla sede della Pro Loco e del nostro giornale.
Christian, quando ti avevamo intervistato, 12 anni fa, lavoravi in una farmacia del centro storico di Torino. Come sei arrivato a Caselle?
Ci sono arrivato a seguito della mia presa di distanza dall’esercizio in cui precedentemente lavoravo, del quale non condividevo più l’etica professionale. Mi sono perciò licenziato e, successivamente, sono stato assunto dall’A.S.M. di Venaria; dall’aprile 2018 presto servizio presso la farmacia comunale di Caselle Torinese.
Come ti trovi a lavorare a Caselle?
Mi piace, perché la realtà relativamente piccola del paese permette di entrare in confidenza con le persone, di cui si conoscono le storie in una maniera che in un contesto cittadino magari sfugge. La clientela è più abituale, si fanno incontri periodici e conoscenze meno superficiali.
Passando al versante artistico, quando ci eravamo parlati ci avevi raccontato di te come autore (di musica, teatro, poesia e narrativa). Come hai dato seguito a questa vocazione?
Per ciò che riguarda il teatro, dopo l’intervista fu ancora rappresentata la commedia «Così fan tutti», mentre non ha avuto rappresentazione «Cocktails». Sul fronte musicale, nel 2015 sono state eseguite, nella stagione di “Aurore Musicali” dell’Educatorio della Provvidenza, una mia «Elegia per pianoforte» e «A sé stesso», lirica su versi di Giacomo Leopardi. Tuttavia, un po’ come Rossini, dopo aver terminato la sua carriera da operista, scrisse i suoi «Péchés de vieillesse», io considero le mie creazioni artistiche dei “Péchés de jeunesse”. Non dico che questa vocazione sia del tutto cancellata, ma la considero per il momento sopita. Occasionalmente scrivo qualche testo in poesia o in prosa, ma negli ultimi anni ho preferito dedicarmi a conoscere e studiare quanto hanno fatto gli autori del passato.
E la critica, come ha fatto capolino nella tua vita?
Un giorno, al Teatro Regio, il mio amico Fulvio Stefano Lo Presti (che in questo campo considero il mio mentore) mi suggerì di recensire gli spettacoli a cui partecipavo. In tal modo, avrei potuto assistere a un numero maggiore di performance e al contempo assecondare la mia grafomania. Devo dire che mi piacque l’idea di rendere pubbliche le mie opinioni sulle esecuzioni musicali, e accolsi la sua proposta.
Come è stato quindi il tuo percorso di critico? Con quali testate collabori?
Fulvio Stefano Lo Presti mi ha presentato a Giovanni Pasqualino, direttore di «Bellininews», rivista web che ha sede a Catania ma è aperta a qualsiasi collaborazione qualificata. Il mio primo articolo uscì a fine 2013, e vi recensii un concerto della stagione del Lingotto nel quale Myung-Whun Chung diresse la Sinfonia n. 9 di Mahler. Quella sera, casualmente, mi ritrovai seduto accanto a te in auditorium! In quegli ultimi mesi del 2013 pubblicai due articoli, ma nel solo gennaio 2014 ne scrissi quattro: ci avevo preso gusto! Per alcuni anni mi sono concentrato sul repertorio sinfonico, recensendo in particolare i concerti dell’OSN Rai. Dopo il Covid ho dedicato più spazio all’opera, anche muovendomi su altre piazze italiane. Fino a pochi mesi fa ho collaborato esclusivamente con «Bellininews», dove posso scrivere senza limiti di caratteri. Nell’aprile scorso ho conosciuto Alessandra Giorda, direttrice di «Tv2 Opera», con la quale adesso collaboro, sia pure più sporadicamente. «Tv2 Opera» si vuole rivolgere anche a un pubblico meno specialista, per cui ho differenziato il mio stile, indirizzandomi a persone curiose ma non necessariamente esperte del settore. E chissà che con il 2025 non si aggiunga qualche nuova collaborazione!
Qual è il tuo metodo di lavoro nel fare critica?
Scelgo gli spettacoli a cui andare (non recensisco musica che non conosco), ascolto la performance e vi rifletto, talvolta prendendo appunti. Poi, tornato a casa, do forma scritta a queste mie riflessioni, che nel frattempo sono state rielaborate e arricchite. Un procedimento analogo caratterizza le mie recensioni di libri.
Oltre che critico, sei anche divulgatore culturale: da alcuni mesi stai portando avanti un impegnativo percorso di analisi delle Sinfonie di Bruckner sulla tua pagina Facebook. Perché ti sei dato a questa attività?
Fin da bambino ho avuto la voglia di spiegare le cose: mi mettevo vicino al giradischi e, fingendo di essere alla radio, spiegavo a un pubblico immaginario i brani che stavo per ascoltare. In un certo senso, proseguo su quella linea. Quanto al “Progetto Bruckner”, ha due ragioni specifiche: celebrare i 200 anni dalla nascita del compositore, e far conoscere in Italia un musicista poco frequentato, che meriterebbe un’attenzione assai maggiore.
A proposito di Facebook: ultimamente hai intensificato la tua attività sui social. Perché? Ritieni che oggi i social siano importanti per la critica e la divulgazione culturale?
Alessandra Giorda mi ha suggerito di usare maggiormente i social per far conoscere la mia attività di critico. Da Giovanni Pasqualino mi è invece arrivata la sottolineatura dei vantaggi del web: la tempestività e la possibilità di raggiungere una generazione che usa poco la carta stampata. In passato avevo tenuto un blog su Facebook, che poi ho sospeso perché poco seguito. Adesso uso la mia pagina Facebook personale, che considero una vetrina della mia attività critica, rimarcando che il post è funzionale alla recensione e non viceversa: invito infatti sempre i miei lettori di Facebook a passare alla lettura dell’articolo completo.
La tua attività di critico e la tua professione di farmacista hanno qualche punto in comune?
Credo che le accomuni la mia propensione a rendere partecipi gli altri delle mie conoscenze e delle mie opinioni sulla realtà che ci circonda. Anche in farmacia, infatti, mi piace illustrare alle persone la ragione per cui devono assumere un determinato farmaco e il suo funzionamento, semplificando il discorso nei limiti di una comprensione non specialistica. Per il resto, sono due lati della mia persona che possono coesistere senza necessariamente essere interconnessi.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per ciò che concerne la critica musicale, mi piacerebbe ascoltare e recensire una recita in ogni teatro italiano, anche in quelli meno noti. Dal punto di vista della creazione artistica, non ho progetti concreti a breve, ma “mai dire mai”. Circa la professione di farmacista, sinceramente sto bene dove sono, mi piace essere un piccolo punto di riferimento, ben sapendo di non essere l’unico, nella mia realtà lavorativa e nella comunità casellese.