Mi piace riprendere di tanto in tanto la presentazione di maestri di acquerello a prescindere dal sistema arte, da Artissima, ecc… Da anni seguivo on line Claudio Bertona, colpita dall’essenzialità del suo gesto e dalla poesia del risultato.
Ho scoperto in seguito che è maestro riconosciuto dell’Associazione Acquerellisti Italiani ed espone le sue opere in Italia e nel resto del mondo.
I suoi sono paesaggi che appartengono a tutti e che sembrano uscire direttamente dall’emozione, un po’ come la poesia. Come la poesia ha bisogno di strumenti per vivere sulla carta e anche se è difficilissimo catturarne gesto e magia, ho provato a seguire i suoi insegnamenti durante il laboratorio che finalmente è venuto a tenere anche in Piemonte, nello studio di Simone Trotta, a Sant’Ambrogio di Susa. Claudio Bertona ha dell’acquerello una concezione personale: “L’acquerello è per la pittura ciò che il jazz è per la musica: una libera istantanea e irripetibile espressione della propria sensibilità.” Nel laboratorio ha accostato sorprendentemente i bianchi della carta ai silenzi degli Impromptu di Schubert e ce ne ha fatto ascoltare un piccolo brano. Silenzi e bianchi, note e pennellate. Un modo di comporre molto rapido, con pochi colori, guidati dalla sensibilità.
Il laboratorio in Val di Susa era intitolato “Semplificare il paesaggio. L’importanza del punto di vista”. Vi racconterò quindi ciò che ho vissuto direttamente. Una delle cose buffe del conoscersi solo attraverso i social è il primo incontro reale: avrà o non avrà l’aspetto che mi sono costruita con il collage delle immagini ricevute? Questa volta l’immagine reale coincide perfettamente: una figura asciutta, capelli bianchi corti e dritti, uno sguardo intenso e un linguaggio preciso, fluido ed essenziale come il suo modo di lavorare. Aveva lasciato indicazioni non prescrittive sui materiali che di solito usa: carte, pennelli, colori. “Io utilizzo prevalentemente blu cobalto – blu ftalo – blu oltremare – lavanda – terra di Siena naturale – terra di Siena bruciata – seppia – nero di pesca – grigio grafite – rosso quinacridone – arancio trasparente e coprente – bianco di titanio – giallo scuro permanente – tinta neutra, ma usate tranquillamente i colori che avete!”
Ovvio che no: molti di noi hanno acquistato tutti i colori indicati…Anche se osservando i suoi lavori si vede che non usa mai più di due o tre colori insieme!
Mette subito in chiaro che non dobbiamo pensare di uscire di lì con dei capolavori, ma avendo riflettuto sulla semplificazione delle masse e sul punto di vista che vogliamo far entrare nel nostro acquerello. Ci mostra una foto assolutamente sbagliata di un faro: sta lì in mezzo, come a disegnare una croce. Un osservatore ci sbatte dentro e non coglie né la sua bellezza chiara, né la presenza del mare o del cielo. Queste tre masse vanno messe in rapporto e devo decidere in quale proporzione voglio che siano. Una decisione che devo prendere prima, per organizzare i colori e la loro quantità. Claudio Bertona non si serve di disegno a matita, ma siamo liberi di usarla. Libertà come ingrediente principale di un acquerello. Traccia con la spatola, usata magistralmente, linee orizzontali, verticali o scabrosità che danno l’idea della base rocciosa del faro, con un bastoncino disegnerà ancora qualche accenno di edificio in seppia e terra di Siena bruciata, ammorbidendo con l’acqua alcune zone. La grossa pennellessa piatta ( “un grosso pennello è un piccolo problema, un piccolo pennello è un grosso problema…ribadisce) corre poi sulla carta da 180 grammi, preparata in precedenza con immersione in acqua e tesa su telaio, disegnando con l’acqua pulita la massa che avranno cielo e mare. Mescolato con una spatolina il blu oltremare, mosso con un po’ di rosso trasparente e …addomesticato con un po’ di grigio, lo stende a pennellate larghe, in tutte le direzioni lasciando una qualche luce e il bianco perfetto della carta per il faro. Il cielo non sarà quindi una campitura piatta, ma la giusta dose di movimento arioso.
Per il mare usa lo stesso colore, ma la pennellessa portata sulla superficie con movimento orizzontale, rapido e più asciutto lascia brillare la superficie. Mi corregge un punto che deve dare l’idea che lì accanto al faro-isola, mare e cielo sono tutt’uno.
Certo le pennellate finali, del riflesso verticale sull’acqua, o le luci che partono in quattro direzioni dalla lanterna del faro su cui abbiamo rilasciato un mucchietto di rosso vivo, richiederanno un momento di riflessione e poi di coraggio. Lo so: la somma degli errori, come ci ripete Claudio ricordando Oscar Wilde, sarà la nostra esperienza e ci aiuterà a crescere, ma com’è bello poter dire:”Mi piace, è come lo sentivo dentro di me!”
L’incontro che prevede nella giornata la realizzazione di altri quattro acquerelli con l’uso di queste tecniche è utilissimo e piacevole. A sera, io e le mie amiche torinesi torniamo in treno, sognando masse e combattimenti a fil di… spatola.
Grazie Claudio!
Naz
Incontrando Claudio Bertona
Un grande maestro di acquerello
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