Ore 6 del mattino, sono già sveglio, e un pensiero vola Oltreoceano.
Prendo il cellulare e leggo ciò che, purtroppo, era prevedibile: quell’8% di democrazia nel mondo è stato ulteriormente eroso, in modo preoccupante, con conseguenze che probabilmente non riusciamo ancora a immaginare su scala planetaria. Viviamo in un mondo dove le mille paure quotidiane spingono le persone a mettere le proprie vite nelle mani di chi promette: “Ci penso io, sistemerò tutto, cancellerò le tue ansie”.
Uno di questi personaggi è “l’arancione”, che va ad arricchire il gruppo di fascistoidi proliferanti ovunque. Gli Stati Uniti mancavano all’appello, ma ci siamo arrivati: ha trovato un’autostrada libera che lo ha portato alla Casa Bianca. I suoi avversari non avrebbero mai potuto tenergli testa: uno ormai preda della demenza senile, l’altra donna, giovane, ma invisibile per quattro anni.
L’uomo forte, grottesco, è arrivato a braccetto con Elon Musk. Anche in Europa spuntano come funghi, idolatrati e osannati nonostante il loro programma politico si basi su violenza, intolleranza, muri alti e odio. Verso oriente, poi, il panorama è tragico: praticamente solo regimi totalitari che schiacciano qualsiasi diritto umano.
E nonostante siano ben noti i disastri che questa deriva comporta, rimango basito vedendo milioni di persone votare per un individuo che parla di deportazioni, è negazionista, vorrebbe collaboratori sul modello di quelli di Hitler, spara ai media (metaforicamente, ma non troppo), disprezza le donne, è antiabortista, insulta, si comporta insomma come un capo ultrà del Galatasaray.
Possibile che in otto anni gli Stati Uniti non abbiano trovato niente di meglio che queste tragiche imitazioni di presidenti?
Ma anche noi, soprattutto noi, abbiamo allevato e sostenuto uno come il Cavaliere. Ora riappare sui francobolli e gli hanno persino intitolato l’aeroporto di Malpensa. Probabilmente in quel suo atteggiamento strafottente, nell’essere sempre riuscito a sfuggire a condanne e tribunali, si sono specchiati in molti. Lo hanno votato, e quel sistema è stato esportato oltreoceano, proprio come la mafia tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. “L’arancione” ne è il distillato perfetto. Solo migliorato.
Ancora con lo spoglio in corso, si è presentato ai microfoni. Alle sue spalle campeggiava lo slogan: “Trump will fix it”, Trump risolverà il problema.
Teneva per mano il suo giovane trofeo: Melania. Essere la giovane moglie dell’uomo più potente del mondo fa digerire (almeno a lei) anche il disprezzo e la superficialità con cui quell’uomo tratta le donne. Anche quelle che lo hanno votato.
Avremo modo di verificare se e quali promesse saranno mantenute, perché parole simili le abbiamo sentite troppe volte senza mai vedere risultati concreti. Anzi, abbiamo assistito alla disgregazione della politica e della morale. Questo malessere collettivo ha portato inevitabilmente a mettere sul trono non dittatori, certo, ma uomini così (perché sono sempre uomini, Dio santo!) che sfruttano i malumori della gente, indicano nemici da eliminare (Vladimiro, in questo, è un maestro), promettono soluzioni miracolose, stringono mani illuse. E fanno breccia.
Ed eccoci qui, oggi, a leggere commenti entusiasti della gente comune, come se fosse arrivato il Messia. Inutile chiedersi se si pentiranno in futuro.
E Kamala? La ricordo il giorno della vittoria di Joe. Poi è sparita per quattro anni, fino a quando il declino senile dell’anziano presidente non ha iniziato a preoccupare seriamente i Democratici. “Preparati, tocca a te!”, anche se sei donna, e il tuo avversario è un misogino. Anche se i tuoi tratti somatici non rappresentano l’americano bianco armato fino ai denti. Anche se potresti contare solo sui voti delle minoranze. Preparati, provaci!
Ma sei una donna, come Hillary, e non promette bene. E infatti… Hai trovato davanti a te l’ayatollah scellerato, con il cappotto blu e l’orecchio sbreccato da una pallottola, la sua medaglia di guerra.
Mi approprio, modificandole leggermente, delle parole di Michele Serra: come Berlusconi era il capo patologico di un elettorato per metà incapace di accorgersene e per metà entusiasta di votarlo perché patologico a sua volta, lo stesso è accaduto con “l’arancione”.
L’ arancione
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