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Comune di Caselle Torinese
lunedì, Febbraio 17, 2025

    Nuovo anno, vecchi ricordi

    Finalmente se ne è andato. Difficilmente di lui sentiremo la nostalgia. Nel cielo del suo ultimo giorno il bagliore dei fuochi d’artificio e delle altre assortite luminarie ha allontanato da noi, e per sempre, il ricordo di un anno drammatico, spesso tragico per il mondo intero, costellato, non troppo lontano da casa nostra, di terribili eventi bellici i cui diversi bagliori, anche se di colore simile a quelli della festa, hanno continuato e continuano a illuminare cieli di guerra soltanto della luce amara della disperazione.
    Benvenuto dunque al nuovo anno a cui abbiamo trascurato per una volta di consegnare le nostre solite vecchie speranze per chiedergli con sincero calore di regalarci nuovamente la pace perduta.
    Del resto, noi che di anni nuovi senza guerre ne abbiamo già vissuti tanti, se dovessimo in qualche fredda sera d’inverno raccontare ai nostri nipoti come aspettavamo a Caselle negli anni della gioventù quel nuovo arrivo non potremmo certamente rattristarli e rattristarci con pensieri che, non per merito nostro, fortunatamente non ci appartengono. Il ricordo invece di quegli irripetibili anni di inizio Sessanta in cui tutto sembrava una possibile opportunità di conquista ci riavvicina sognando al desiderio di stare insieme, anche affettuosamente vicini, lontani rispetto a oggi da oceanici e polemici concerti di piazza, in parte opportunamente impediti, in cui si pretenderebbe di inneggiare, addirittura in musica, a certe moderne bassezze morali arrecanti ulteriore offesa alle donne.
    A Caselle Rosa Lizzio, per parenti e amici Rosellina, abitava con i genitori in Viale degli Aceri nel primo e confortevole condominio di quella ancora inesplorata piccola porzione di paese a ridosso della ferrovia che non essendo ancora interrata si annunciava fragorosamente a ogni passaggio degli stanchi locomotori e delle sue vecchie carrozze. Le dimensioni e la modernità di quell’appartamento consentivano perciò alla famiglia, in alternativa ai sontuosi e poco economici cenoni di Capodanno, di ospitare per una sera, una lunga sera, un gruppo più o meno nutrito di amici della figlia, non solo casellesi, e Rosellina, che per uno speciale effetto transitivo e generoso della parentela consideravo ancora una lontana congiunta, incassato l’assenso casalingo si disponeva con largo anticipo a cercare e a convincere le persone con cui avrebbe atteso volentieri l’arrivo del nuovo anno. E finalmente nel giorno della vigilia, già licenziata la propria chioma dalle mani sapienti di Rita Giordano, sua vecchia compagna di scuola, prima decidevamo senza troppa fatica le bevande quasi sempre innocue e l’acquisto di altri generi di conforto necessari ad avvicinare la mezzanotte e a superare poi indenni l’aggressione inevitabile del sonno delle prime ore del nuovo anno, e poi la trasformazione della sala da pranzo, il locale più ampio dell’appartamento, che diventava spazio riservato al ballo. Addossavamo alle pareti i mobili e le suppellettili sotto lo sguardo non sempre benevolo della padrona di casa, riservando un modesto e comodo spazio alla valigetta del vecchio giradischi sul cui piatto la sera avremmo alternato i vecchi 45 giri in vinile di canzoni e cantanti capaci di farci sognare, a volte anche in lingua inglese che, per l’occasione, avremmo finto di capire.
    Bobby Solo dopo tanti infruttuosi tentativi riusciva finalmente a fare scendere sul viso della nostra dama occasionale la sua famosa lacrima, mentre il giovane e non ancora mancato suicida Gino Paoli era capace, in quelle ore, di trasformare il suo amaro sapore di sale nel dolce, prolungato tentativo affettuoso di una coppia improvvisata, che il provvidenziale arrivo di Bettina, già menzionata severa e attenta padrona di casa, neutralizzava prima che diventasse troppo… stringente.
    Poi anche questo giovanile appuntamento, con il tempo svanì. Rosellina con la sua nuova famiglia e l’anziana madre, nel frattempo rimasta vedova si trasferì ad Alba, nel Cuneese, inseguendo per lei ed il marito un promettente sogno professionale. Entrambi, legati a Caselle da ricordi ed amicizie vi ritornavano spesso, specie d’estate. E proprio in una tranquilla giornata di settembre quando il sole caldo dell’ora legale sembrava illudere l’ interminabile pomeriggio, di ritorno da Caselle, quasi vicino a casa, in quella automobile si alzò un disperato e inutile grido di donna, e poi lo schianto. L’anziana mamma le sopravviverà. Ho incontrato Bettina alcuni anni dopo. Sul viso nessuna ruga in più, perché ormai non ce ne stavano altre. Fra le dita ossute e ingiallite dalle troppe sigarette, l’ennesima “ Esportazione senza filtro” da cui faticosamente, insieme al tormento doloroso dei ricordi, aspirava la speranza di riabbracciare presto la sua unica figlia, intenta lassù a ricordare quegli amici lasciati per un attimo a Caselle in Viale degli Aceri ad aspettare l’arrivo di un nuovo anno. Avevo vent’anni e anch’io con loro aspettavo la stessa ricorrenza. In questi giorni ho compiuto nuovamente i vent’anni. Per la quarta volta.

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