È da poco passato il Natale e credo che uno dei regali più ambiti, dagli adolescenti ma non solo, sia stato un nuovo telefono: alcuni potrebbero averlo ricevuto! Il “telefonino”, seppur sia divenuto indispensabile, è purtroppo fonte di molte discussioni in famiglia tra genitori e figli: per quanto tempo al giorno, cosa è possibile fare e cosa no… i figli non si staccherebbero mai, i genitori non sanno come regolarli e mettono dei limiti che non vengono rispettati. Ma cosa sta succedendo?
La vita dei ragazzi di oggi si sta spostando sempre più nel mondo digitale. Sembrerebbe che questa tendenza sia iniziata attorno al 2012. L’assiduo utilizzo dello smartphone nelle giovani madri a partire da quegli anni ha portato ad utilizzare un nuovo termine: Allattamento digitale. Infatti le mamme, mentre allattano il figlio, al posto di guardarlo, fissano lo smartphone. Il neonato, percependolo, a sua volta viene attratto già da piccolissimo da uno schermo e non dagli occhi della madre. Il bimbo sviluppa un attaccamento ad un telefono e ha inizio un rapporto di dipendenza con un cellulare. Crescendo, i genitori capiscono quanto potere abbia questo strumento nel calmare i loro figli, e lo utilizzano a dismisura: il bambino davanti ad uno schermo sta tranquillo, mangia, si addormenta… Gli educatori degli asili nidi osservano perplessi come il bambino pianga in modo inconsolabile quando viene allontanato dallo schermo per entrare in aula, mentre non patisce il distacco dal genitore. Lo smartphone è il suo porto sicuro.
Più avanti, telefono e computer diventano compagni di gioco: vengono spese tante ore in loro compagnia, in una situazione di alienazione dal mondo circostante. Quando si arriva all’età della preadolescenza, e dell’adolescenza, può essere difficile trovare appagamento e sentirsi integrati nel mondo reale, che può apparire poco stimolante, oppure pericoloso perché non lo si conosce. Il ragazzo e la ragazza stanno continuamente con lo smartphone per sentirsi attivi, sempre connessi, diventando anche incapaci di studiare, ritirandosi, dormendo di giorno per stare online fino a tarda notte. Sul telefono trovano tutto quello che si dovrebbe cercare nella vita reale: amici, sfide, informazioni… ma i valori che vengono proposti possono essere contrastanti rispetto a cosa si può fare per davvero. Basta pensare al ragazzo che si allena per ore e diventa un campione in un videogioco in cui si devono uccidere dei personaggi. Chiaramente è un’abilità che nella vita reale non ha alcun senso… L’adolescente nel videogioco si sente bene, un campione, ma nella vita reale non riesce a combinare nulla: non studia, non ha amici.. è molto allenato nel videogioco, ma non lo è nella vita reale, perché non ne ha esperienza. Se viene allontanato a forza da questa realtà parallela sperimenta ansia e panico, non riesce a sganciarsi. I ragazzi iniziano a sviluppare sintomi di malessere che ricordano stati depressivi e ansiosi, diventano oppositivi con i famigliari, li rifiutano, non riescono più a vivere nella realtà. Questo può comportare anche difficoltà nell’accettare il proprio fisico: ci sono adolescenti che hanno un pessimo rapporto con il loro corpo, perché non se ne occupano. Si sentono brutti, goffi, mangiano e non fanno ginnastica, mentre al contrario curano il loro aspetto online, partecipano a giochi dove hanno un loro avatar bellissimo e performante, oppure postano foto completamente ritoccate sui social. Diventa difficile così accettare il proprio corpo reale, perché è imbarazzante e viene trascurato, meglio identificarsi con il corpo virtuale.
Ci sono dei genitori che si accorgono del danno provocato dal telefono molto tardi, quando il ragazzo, ormai adolescente, mostra difficoltà ad inserirsi, ad affrontare le sfide della vita reale, e si sente inadeguato. Può succedere che il ragazzo diventi aggressivo con chi cerca di limitare o interrompere l’uso del telefono: questo è fonte di liti famigliari, e di disperazione nei genitori che non sanno come comportarsi. Gli atteggiamenti adottati possono essere opposti: chi rinuncia e concede di usare il telefono in modo eccessivo, essendo spaventato dall’aggressività del figlio e chi, al contrario, sequestra il telefono o nasconde il wifi per impedirne completamente l’accesso. Si rendono conto che hanno perso le redini della situazione, ma il fenomeno è talmente complesso che un genitore da solo non è in grado di farvi fronte. Un padre ed una madre hanno il compito di monitorare l’utilizzo del telefono sia in termini di tempo che di tipo di contenuti, ma questo si può fare solo se si è stati bravi a creare un buon rapporto con il figlio, che deve percepire il genitore come un alleato e una guida, non come un controllore. Per questo a livello politico si stanno pensando delle leggi e delle sanzioni a carico delle piattaforme, per proteggere i ragazzi da contenuti diseducativi e traumatizzanti raggiungibili troppo facilmente con uno smartphone in mano.