Il 15 gennaio 2025 il cinema ha perso uno dei suoi più importanti visionari: David Lynch, uno scrittore, pittore, cantante, musicista, fotografo e attore, ma soprattutto uno dei registi più influenti dell’ultimo secolo. Si dimostra fin da giovane un artista a tutto tondo capace di trasformare il sogno in incubo e l’ordinario in straordinario. Inizialmente con l’intenzione di diventare pittore si avvicina al mondo del cinema spinto dal desiderio di vedere i suoi dipinti in movimento. Comincia poi la sua carriera da regista con alcuni cortometraggi sperimentali prodotti con budget estremamente limitati, iniziando a definire lo stile caratteristico per cui oggi lo ricordiamo. Uno stile che raggiunge l’apice nel suo primo lungometraggio “Eraserhead” del 1977, un’opera iconica identificabile come uno dei traguardi più impressionanti del cinema indipendente americano. “Eraserhead” segue la storia di Henry Spencer che, diventato padre, deve prendersi cura del figlio deforme appena nato che non smette di gridare e piangere in questa sempre più rumorosa città industriale grigia e tetra. Grazie a questo body horror estremamente surrealista, David Lynch riceve l’offerta di dirigere “The Elephant Man”, prodotto poi da Mel Brooks, rimasto affascinato dallo stile distintivo del regista. Premetto che se parlando di questo film sembrerò di parte è perchè resta ad oggi il suo lavoro a cui sono più affezionata. “The Elephant Man” è un ritratto in bianco e nero sull’importanza dell’empatia e del riconoscere la dignità di ogni individuo, indipendentemente dal suo aspetto fisico, sugli effetti disumanizzanti dati dalla discriminazione contrapposti al potere che risiede nella compassione e nella sensibilità. Ambientato in una Londra vittoriana, la storia segue Joseph Merrick, un giovane uomo malformato affetto dalla sindrome di Proteus, condizione che lo porta ad essere conosciuto come l’uomo elefante. Nonostante il suo aspetto fisico, Merrick ha un animo gentile e delicato, un’intelligenza e un’umanità che superano quella della grottesca società che lo circonda. Il giovane viene accolto nell’ospedale di Londra dal dottor Frederick Treves, che lo porta via dal circo in cui era costretto a lavorare. Il dottore riesce a vedere l’uomo nascosto sotto l’apparenza mostruosa, mostrandogli di essere degno dell’umanità di cui era stato privato. È un film con un messaggio che echeggia fino ai giorni nostri, ricordandoci di non fermarci mai ai giudizi superficiali e alle apparenze. Grazie anche al cast stellare che include John Hurt, Anne Bancroft e Anthony Hopkins, il film ottiene un grande successo sia commerciale che nella critica, ottenendo otto candidature agli Academy Awards. Dopo questa ondata di successo si dedica a “Dune”, film tratto dall’omonimo libro sci-fi che ora è stato preso in mano da Denis Villeneuve. Il film non ha il successo previsto ma questo non ferma Lynch che dopo un periodo di incertezze torna con capolavori come “Blue Velvet” con la ora nominata agli Oscar Isabella Rossellini, la Palma d’Oro “Wild at Heart”, l’iconica serie “Twin Peaks” con protagonista Kyle MacLachlan, il neo-noir “Lost Highway” e gli spettacolari thriller psicologici “Mulholland Drive” e “Inland Empire”. David Lynch non è stato solo un regista, ma un visionario esploratore dell’inconscio. Con la sua scomparsa perdiamo una voce unica di questo genere ma i suoi sogni su pellicola continueranno a parlarci, ricordandoci che la realtà non è mai semplice quanto sembra.
David Lynch: un addio al regista del surreale e dell’inconscio
- Advertisment -
METEO
Comune di Caselle Torinese
cielo sereno
11.9
°
C
12.9
°
10.8
°
76 %
1kmh
0 %
Mer
17
°
Gio
18
°
Ven
18
°
Sab
18
°
Dom
18
°
ULTIMI ARTICOLI
La legalità ha bisogno di buoni esempi
Il Piemonte è una delle regioni del Nord dove più forte è l’influenza delle organizzazioni mafiose, in particolare la ‘ndrangheta. Processi e inchieste dimostrano,...