“Io non avevo mai pensato di sfruttare il nome di Totò ai fini commerciali: per me era un ricordo, un affetto, un amore verso un grande personaggio dello spettacolo”, così inizia il nostro colloquio con Roberto Sciarrillo, titolare della ormai ex pizzeria Totò e Peppino, di cui già ci occupammo a maggio dello scorso anno. Allora, una diffida legale degli eredi di Totò aveva coinvolto centinaia di titolari di società commerciali in Italia che avevano denominato le loro attività con il nome del più famoso e amato attore italiano. E tutti dovettero oscurare subito le insegne e risarcire gli eredi per il danno arrecato.
Per tutti, ma non per Roberto Sciarrillo, il titolare della nota pizzeria di Caselle, chiamata appunto “Totò e Peppino”. Costituitosi nel giudizio contro di lui, Sciarrillo fornì la prova determinante attraverso una dedica autografa che Liliana Decurtis, figlia di Totò, appose su un porta tovaglioli. Quella dedica era vera e venne autenticata da una perizia calligrafica. Il Tribunale non poteva quindi che dare ragione al nostro Sciarrillo, addebitando anche le spese legali agli eredi Totò. 1 a 0 per Sciarrillo, concludevamo noi a maggio.
Purtroppo però un ricorso in appello poteva anche ribaltare la sentenza di primo grado e “le spese legali sono tante”, ci ha detto Roberto, quando ci ha accolto con la simpatia tutta napoletana nel suo locale. “E noi abbiamo bisogno di lavorare tranquilli”, ha proseguito Sciarrillo. “E così, giuntami una seconda diffida, ho pensato bene di togliere tutte le scritte che richiamavano Totò, lasciando “Don Peppino”. Intanto l’amore infinito che io porto nel cuore per Totò mi rimarrà per sempre. Fu la mia insegnante di italiano che mi fece amare Totò, facendoci imparare a memoria la poesia “ ‘A livella”.
Adesso sulle scale che portano al ristorante sono rimasti i quadri che richiamano la Costiera Amalfitana, ma ” ‘A livella” non c’è più, il nome Totò è scomparso da tutte le parti, ma la simpatia di Roberto, la sua cucina e le sue pizze, restano quelle che gli affezionati clienti conoscono. “Però, – conclude Sciarrillo – quanto mi spiace non poter più tramandare l’arte di Totò, questa ricchezza culturale ai giovani che frequentano il mio locale!.”
Dopo una seconda diffida Roberto Sciarrillo getta la spugna
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