Inizialmente avrei voluto continuare a riflettere sul concetto di guerra. Ma, come spesso accade, gli eventi portano stimoli improvvisi e urgenti, impossibili da ignorare.
Di cosa parliamo? Il titolo di questo articolo è una provocazione? Una cosa è legale o non lo è. Ma siamo sicuri che sia sufficiente una legge per rendere “legale” qualsiasi situazione?
Vediamo cosa ha scatenato questa riflessione.
Tempo fa giornali e telegiornali hanno riportato la notizia del salvataggio di una bambina di 10 anni, Maria, avvenuto al largo di Lampedusa grazie al veliero Trotamar III dell’ONG tedesca Compass Collective. La sua salvezza è stata un vero miracolo.
Maria era partita da Sfax su uno di quei micidiali barchini, inadatti persino a un tranquillo lago. A bordo, una cinquantina di persone tentava di raggiungere l’Italia. Il mare era agitato e il barchino si è capovolto. Sono sopravvissuti in tre: Maria, suo fratello e un ragazzo, tutti aggrappati a tubolari di pneumatici da camion. Durante la notte, il fratello e il ragazzo sono stati inghiottiti dalle onde, lasciando Maria da sola.
Il caso ha voluto che, nel buio, il veliero Trotamar percepisse una flebile voce tra le onde. Maria è stata salvata. L’unica sopravvissuta di quel gruppo.
Negli stessi giorni, su La Stampa, veniva pubblicata un’intervista all’ex cancelliera Merkel, che dichiarava:
“Bisogna risolvere il problema dell’immigrazione legale, altrimenti i populisti si rafforzeranno. È necessaria una politica comune e aiuti economici ai Paesi di provenienza.”
Sorvoliamo sull’ultima affermazione. Se ne parla da anni, ma non si fa nulla, e nulla si farà.
Ma veniamo al punto.
Il Trotamar, salvando Maria, ha compiuto un atto legale o illegale? Maria, una ragazzina di 10 anni, è forse una pericolosa immigrata che minaccia l’opulenta Europa?
Ancora. Il 29 giugno 2019, la comandante della Sea-Watch, Carola Rackete, forzò un blocco navale per salvare un gruppo di disperati recuperati in mare. All’epoca il ministro dell’Interno dichiarò che, impedendo lo sbarco, stava difendendo i confini del Paese. Davvero un gruppo di affamati minacciava uno dei sette Paesi più potenti dell’Occidente? Da non credere. In quel caso, chi rispettò la vera legalità?
Altri esempi.
In molti Paesi, la pena di morte è legale. Lo stabiliscono le leggi degli uomini. Eppure, nel mondo, milioni di persone vivono in condizioni di povertà estrema, anche in nazioni ricche. Ragazzi, e soprattutto ragazze, sono costretti a rinunciare alla scuola, mentre altri vivono nel lusso più sfrenato.
Perché, ancora oggi, le donne ricevono retribuzioni inferiori rispetto agli uomini, pur svolgendo le stesse mansioni?
A proposito di discriminazioni verso le donne: perché una donna credente, desiderosa di svolgere lo stesso ruolo sacerdotale di un uomo, non può farlo? Eppure, nella Bibbia, in Genesi 1:27, leggiamo:
“Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.”
Uomini e donne, dunque, uguali.
Dove passa il confine tra legalità e illegalità?
Gli esempi potrebbero essere innumerevoli. È evidente che nelle società complesse, come gli Stati, è necessario un corpus di leggi che disciplini la vita della popolazione. Per garantire libertà e diritti a tutti, servono norme che pongano limiti. È il compito degli organismi eletti.
Ma la domanda centrale è: chi detiene il vero potere?
Nonostante i meccanismi democratici, il potere appartiene ai detentori della ricchezza economica. Il vero dominatore è il mercato, un Molok che governa la vita delle persone.
Il potere politico ed economico rende legali norme discriminatorie che condannano milioni di persone alla miseria e all’emarginazione.
Non si tratta di “aiutare gli Africani a casa loro”. Dovremmo piuttosto andarcene noi, da quelle terre benedette e maledette, che per secoli abbiamo sfruttato per arricchirci.
Non sono le leggi dell’uomo a definire la legalità.
La legalità autentica è inscritta nei grandi valori universali sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani e nella tradizione morale di giganti come Francesco d’Assisi.
Disuguaglianze, miseria ed emarginazione, insieme alla bramosia di potere e ricchezza, sono alla base dell’instabilità globale e, in ultima analisi, delle guerre.
Non avevo forse detto che non avrei parlato di conflitti? Ma non sarà che questa illegalità legale sia uno dei fattori scatenanti?
La legalità illegale
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