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lunedì, Marzo 24, 2025

    Mondi opposti che insegnano a guardare oltre

    Premo play su Spotify. La stanza si riempie delle note malinconiche di “Please, Please, Please, Let Me Get What I Want” dei The Smiths. Una canzone breve, nemmeno due minuti, quasi un soffio di emozioni che scivola via troppo in fretta, ma che lascia una traccia indelebile. Sembra impossibile che una ballata così intensa duri così poco, ma forse la spiegazione è da cercare nelle radici punk della band, dove la brevità era un marchio di fabbrica. Il punk, del resto, insegnava a dire tutto, senza giri di parole, senza perdere tempo. Adoro scoprire queste piccole storie, quei dettagli che trasformano la musica in un terreno fertile per emozioni e riflessioni. Mi rallegro quando mi sento dire “ma dai, non lo sapevo “, vuol dire che sono riuscito a trasmettere qualcosa. Oggi, però, non sono qui per parlare del passato, ma per raccontarvi del presente. Gennaio non è stato un mese particolarmente ricco di concerti, ma c’è sempre un però. E il mio però di questo mese è stato fatto di due live completamente agli antipodi. Due mondi che più lontani non potrebbero essere, due generi che si guardano come due sconosciuti su una metropolitana: Il Volo e Tony Boy. Partiamo dal primo concerto, quello del celebre trio italiano, Il Volo. Tre voci straordinarie, capaci di conquistare il mondo con la loro maestria tecnica e l’eleganza. Parlare di successo planetario non è esagerato per loro. Inalpi Arena era gremita di fan fedeli, ma lo spettacolo, purtroppo, non è stato solo sul palco. La mia esperienza come fotografo mi ha portato in concerti di ogni genere, ma mai mi era capitato di sentire tanto disagio in un contesto che, sulla carta, dovrebbe essere raffinato e composto. Eravamo in quattro fotografi, accovacciati come ninja, cercando di essere invisibili, di disturbare il meno possibile. Eppure, questo non è bastato. Qualcuno ha perso la pazienza, con spintoni e insulti che hanno reso necessario l’intervento della sicurezza più di una volta. E qui mi chiedo: dove finisce la classe di chi indossa pellicce e si professa amante dell’eleganza? Il mio collega accanto ha persino subito dei pugni sulla schiena. Io, grazie al mio aspetto Bruto, sono riuscito a mantenere le distanze, ma la sensazione di trovarmi in un ambiente ostile mi ha lasciato un retrogusto amaro. Passiamo ora all’opposto, al concerto di Tony Boy, uno dei trapper più ascoltati del momento. Il sold out era prevedibile: un pubblico giovanissimo, carico di energia, ha riempito ogni angolo del locale. Le casse pompavano a un volume assordante, vibrazioni che entravano nelle ossa e nei cuori di tutti i presenti. E qui, nonostante il caos e la frenesia, ho trovato un clima completamente diverso. I ragazzi erano lì per divertirsi, per vivere il loro idolo. Un’energia contagiosa, fatta di sorrisi, grida e occhi pieni di entusiasmo. A un certo punto, l’euforia ha raggiunto livelli tali che le transenne sono crollate, e mi sono ritrovato con una folla addosso. Ma sapete cosa? Nessuno si è lamentato, nessuno ha perso le staffe. Anzi, quel momento sembrava averli resi ancora più uniti, quasi fosse una parte essenziale del rito collettivo. E allora mi chiedo: la musica influisce davvero sulle persone? Può un genere spingerti verso un certo comportamento? O è il contesto sociale e culturale a fare la differenza? Il pubblico de Il Volo, in teoria, rappresenta la classe, l’eleganza, il rispetto per un’arte sofisticata. Eppure, l’intolleranza verso noi fotografi ha mostrato un lato meno nobile, un’insospettabile fragilità. Dall’altra parte, il pubblico di Tony Boy, spesso associato a stereotipi negativi legati alla trap, si è dimostrato accogliente, vivo, desideroso di condividere un momento di gioia. Due mondi così lontani eppure, in qualche modo, accomunati dalla passione per la musica. Tornando a casa, riflettevo su quanto queste esperienze mi avessero arricchito. Ogni concerto è una lezione, una finestra su un universo diverso. La musica, in fondo, è un ponte che ci permette di attraversare confini e pregiudizi. Non esistono generi “migliori” o “peggiori”, esistono solo storie, emozioni, persone. Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate, se avete piacere scrivetemi sulla mia pagina Ig “William Bruto Photography “. Vi saluto con un ultimo consiglio musicale. Stavolta lasciate che sia Mazzy Star a portarvi lontano con “Rose Blood”, una canzone che sembra una carezza per l’anima. Premete play, chiudete gli occhi, e lasciatevi trasportare.

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