Nel 1807 Eugenio di Beauharnais, viceré d’Italia e figliastro di Napoleone, commissionò al pittore Marco Gozzi una serie di vedute lombarde che illustrassero le località più belle e strategicamente importanti del territorio. Anche durante il governo austriaco valli, laghi, fiumi, ponti, strade, case e fabbriche divennero il soggetto principale in molti dipinti fondati sullo studio del vero, diventando così una sorta di “fotografia”, una restituzione reale delle varie località, oltre ad assumere un valore esemplare per la successiva generazione di artisti.
I paesaggi sono i protagonisti della mostra “Realtà, Impressione, simbolo. Paesaggi. Da Migliara a Pellizza da Volpedo”, curata da Elisabetta Chiodini e organizzata dalla Città di Novara, dalla Fondazione Castello di Novara, da METS -percorsi d’Arte; è visitabile nelle sale del Castello sino al prossimo 6 aprile. Sono esposte oltre settanta opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private che raccontano l’evoluzione della pittura di paesaggio tra Piemonte, Lombardia, Liguria e Svizzera dagli anni Venti dell’Ottocento al primo decennio del Novecento. Dalla campagna all’alta montagna, dai laghi al mare fino ad arrivare ai paesaggi urbani del cuore di Milano: sono i temi del percorso espositivo che si articola in nove sezioni. Il visitatore, spostandosi da una sala all’altra, ha la sensazione di compiere una vera e propria passeggiata, immerso tra luce, colore, natura ed emozioni.
Il viaggio inizia tra i paesaggi di età romantica: dalla “pittura di paese” che in quel periodo si configurava nella veduta prospettica, nel paesaggio vero e proprio – tratto dal vero, di invenzione e di composizione – e nel paesaggio istoriato. Gli anni Trenta e Quaranta sono quelli della piena affermazione della pittura di paesaggio e del grande successo dei “pittori di paese”.
Dal bergamasco Marco Gozzi – trait d’union tra il gusto neoclassico e quello romantico – all’alessandrino Giovanni Migliara, al bresciano Luigi Basiletti, al veronese Giuseppe Canella, al torinese Massimo d’Azeglio e al genovese Giuseppe Bisi: quest’ultimo titolare della prima cattedra di paesaggio dell’Accademia di Belle Arti di Brera, istituita nel 1838 ad personam.
La mostra prosegue con il naturalismo romantico d’oltralpe e la sua influenza sul paesaggismo italiano. Il più grande interprete a metà Ottocento è lo svizzero Alexandre Calame: nel suo atelier di Ginevra passano molti artisti attratti dalla resa grandiosa e intensamente realistica dei suoi panorami alpini. Anche Antonio Fontanesi, durante il suo soggiorno giovanile a Ginevra, rimarrà affascinato dalla verità degli effetti di luce della pittura di Calame.
Il percorso prosegue tra opere che permettono di comprendere l’evoluzione della pittura paesistica: dalla scuola di Rivara e di Carcare, al naturalismo lombardo, alla vita en plein air, al paesaggio come luogo privilegiato per il confronto con il vero, a luogo di sperimentazione in clima simbolista e divisionista. Bellissimi gli scorci del paesaggio urbano di una Milano provinciale, con i tram a cavalli, di fine Ottocento, immortalati da Mosè Bianchi con particolari soluzioni cromatiche e luministiche, come in “La prima nevicata” (1890).
L’ultima sala ospita quadri di artisti che hanno operato in ambito divisionista come Segantini, Longoni, Morbelli, Pellizza da Volpedo e Fornara. Di forte valenza simbolista è “L’Aquilone” (1902) di Carlo Fornara: la forza della fredda tramontana portatrice di ogni male pare inchiodare al suolo una donna, ricurva sotto il peso di una gerla, metafora della pochezza umana di fronte all’impassibile eternità della natura, espressa attraverso una tavolozza di rosa, verdi, arancio e azzurri intensi, con lamate di oro e argento.
Particolarmente coinvolgente è “Sul fienile” (1894) di Pellizza: qui la luce assume valore spirituale, portatrice di vita universale che si oppone all’ombra, in una delicata riflessione sulla vita e sulla morte.
Nell’autunno 2025, alla GAM di Milano (dove si trova il famoso “Quarto Stato”) si terrà una mostra monografica su Pellizza da Volpedo per far conoscere e apprezzare i molteplici volti del pittore e dell’uomo e collocarlo tra i più grandi artisti europei del suo tempo.
Paesaggi: da Migliara a Pellizza da Volpedo
In mostra al castello di Novara
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