Chi dovrebbe sapere, come e perché?
Da tempo mi ponevo un quesito politico e culturale: chi viene chiamato a ricoprire un ruolo pubblico deve possedere competenze adeguate e un buon livello culturale generale, oppure è sufficiente che ottenga il consenso degli elettori? In un sistema democratico come quello italiano, basato sul suffragio universale, ottenere il consenso degli elettori è imprescindibile. Normalmente, questo è l’unico requisito, insieme al godimento dei diritti civili, per essere dichiarato eletto a una carica istituzionale.
Tuttavia, ho sempre pensato che non fosse sufficiente e che servisse qualcosa di più. Inizialmente, questa convinzione mi sembrava troppo radicale, quasi una rievocazione di vecchie posizioni borghesi o platoniane secondo cui chi governa dovrebbe appartenere a un’élite. Ma è davvero così? È vero che appartenere a certi ceti sociali garantisce automaticamente la capacità di governare? La domanda che continuo a pormi è se chi è chiamato a una responsabilità di governo, a qualsiasi livello, non dovrebbe prima dimostrare di possedere competenze e conoscenze adeguate.
Mi chiedo se non sarebbe opportuno che, prima di essere dichiarato eletto, ogni candidato a una carica istituzionale fosse sottoposto a un esame specifico proporzionato al ruolo che dovrebbe ricoprire. Questa riflessione, inizialmente, mi sembrava troppo estrema perché rischiava di escludere a priori cittadini di modesto livello culturale e politico, una posizione insostenibile per chi si riconosce nei valori di sinistra. Poi è accaduto l’imprevisto.
Qualche tempo fa ho ascoltato una dichiarazione di Milena Gabanelli che diceva: “Se vuoi fare il muratore, il medico o qualsiasi altro mestiere, devi dimostrare di avere le competenze adeguate. Altrimenti non vieni assunto. Non si capisce perché chi viene chiamato a fare il ministro non debba avere capacità e conoscenze per ricoprire quel ruolo, considerando che deve prendere decisioni importanti e impegnative.”
Quella frase mi colpì profondamente. Perché un rappresentante di partito può diventare ministro solo grazie ai voti ottenuti, passando da un ministero all’altro indipendentemente dalle sue qualità? Non sono dunque l’unico a pormi queste domande.
Ritengo che sia necessario un cambiamento. Chi viene eletto, da un semplice consigliere comunale fino al primo ministro, dovrebbe dimostrare di essere in grado di svolgere il proprio ruolo istituzionale. Questo potrebbe avvenire attraverso un esame che accerti la conoscenza del funzionamento delle istituzioni, la presenza di un buon livello culturale generale, la preparazione nel settore specifico in cui dichiara di voler operare e l’adesione ai valori civili fondamentali, come la tolleranza e il rispetto per tutti. Questi valori sono indispensabili in una comunità che voglia definirsi evoluta dal punto di vista etico e morale.
Ricordo, a proposito di questo, che anni fa il politico Buttiglione fu bocciato dalla Commissione Europea. Le sue posizioni discriminatorie furono dichiarate incompatibili con i valori umanistici dell’Europa. Questo ragionamento, ovvero verificare le qualità degli eletti, non è fuori luogo, considerando che la stessa Commissione Europea accerta le competenze dei commissari proposti dai vari Paesi.
C’è poi un’altra ragione che rende indispensabile disporre di un ceto politico preparato. Le società moderne sono sempre più complesse e affrontano problemi di grande rilevanza. È necessario che chi governa sia all’altezza delle responsabilità che gli vengono affidate. Il Partito Comunista Italiano ne era consapevole, tant’è che aveva istituito la scuola delle Frattocchie per formare i propri dirigenti.
Anche nei piccoli comuni, una cittadina di cinquemila abitanti può trovarsi ad affrontare problemi complessi che non possono essere risolti con l’improvvisazione o la semplice buona volontà. Inoltre, un sistema che verifichi le competenze potrebbe limitare la tendenza del politico carismatico di turno a circondarsi di una corte di persone incapaci e servili.
Sono riflessioni infondate? Decidete voi. Di certo, qualcosa andrebbe fatto per evitare che individui di modestissima caratura politica e culturale si trovino a gestire problemi di cui ignorano tutto. Tranquilli, però: non succederà nulla. Il potere è troppo allettante per condividerlo con altri.
Banale dirlo, bisogna che sappiano
Chi viene chiamato a ricoprire un ruolo pubblico deve possedere competenze adeguate?
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