“Dove splende il sole, c’è anche l’ombra” proverbio indù.
Siamo stati recentemente, Anja Wenger e io, a visitare uno degli stati dell’India meno conosciuti ma ricco di tesori umani, storici e naturalistici.
Visitare paesi come l’India fa risaltare i contrasti tra la bellezza dei paesaggi naturali e dei monumenti storici e le condizioni di vita di gran parte della popolazione; va comunque detto che ciò che può sembrare inadeguato per la nostra mentalità da occidentali, per altre culture può rappresentare il necessario e la sufficienza.
Il Gujarat, grande all’incirca come l’Italia e più o meno con lo stesso numero di abitanti, si trova nel nord-ovest dell’India ed è poco conosciuto dai turisti che preferiscono mete più famose come il vicino Rajasthan, oppure Agra con il Taj Mahal, o la città di Bombay: tant’è che durante il nostro tour abbiamo incontrato zero turisti occidentali.
Come tutti i territori di passaggio delle antiche vie commerciali, sia di terra che di mare, il Gujarat ha fatto tesoro nel corso dei secoli di diverse culture che ancora conserva nei monumenti, nella grande varietà di etnie che si possono incontrare nei villaggi tribali, nelle arti e tradizioni, che ne fanno una raccolta di tesori nascosti.
Il percorso ha previsto sia le zone tribali che i principali siti storici, non trascurando alcune riserve naturali, in modo da avere una idea di questo straordinario territorio.
Abbiamo visitato molte delle località più importanti del Paese, partendo dalla città più grande, Ahmedabad, e scendendo poi verso sud attraverso il Gir National Park, ultimo rifugio del leone asiatico, raggiungendo Diu sulla costa del Mar Arabico e risalendo infine verso ovest toccando città, templi e villaggi tribali nella regione del Kutch, dove si trova uno dei deserti salati più grandi al mondo.
La principale città visitata è stata Ahmedabad, l’ex capitale inserita nella lista dei siti Unesco per i suoi pittoreschi “pozzi a gradini” splendidamente decorati con sculture; per i decadenti e affascinanti quartieri della città vecchia con botteghe artigianali, mausolei, moschee e templi. Un posto dove il legno la fa da padrone con magnifiche decorazioni sulle porte o nei balconi e nelle facciate di alcune havelis, le case antiche dei ricchi mercanti.
Anche nella città di Sidhpur si possono ammirare preziose dimore in legno di fine Ottocento costruite da ricchi mercanti in uno stile indo-europeo, un tempo splendide ed ora lasciate in semi-abbandono.
E sempre in legno sono costruiti i grandi “dow” , le caratteristiche imbarcazioni da pesca che solcano il Mar Arabico. Tra gli ultimi cantieri attivi nella loro costruzione , tutta manuale, ci sono quelli della città di Diu, un tempo colonia portoghese.
Tra i molti palazzi e residenze visitati vanno ricordati il Naulakha Darbargadh a Gondal per l’imponenza e la ricchezza delle collezioni esposte, inoltre il Laxmi Vilas a Vadodara e il museo Aina di Bhuj, che offrono una idea della vita al tempo dei maharaja.
Un’altra particolarità del Gujarat, ma presente anche in altri stati del nord-ovest indiano, sono i molti “vav” sparsi sul territorio: si tratta di monumentali pozzi di pietra a gradini, alcuni profondi decine di metri, costruiti per sopperire alla cronica mancanza d’acqua dei mesi estivi, ma usati anche come luoghi di incontro e di riposo in quanto freschi e ombreggiati. Tra quelli visitati primeggia di sicuro il magnifico Rani ki Vav a Patan, con splendide statue e incisioni, seguito dall’altrettanto sontuoso Rudabai Vav ad Adalaj, nelle vicinanze di Ahmedabad.
Per quanto riguarda l’architettura religiosa, nel Gujarat si trovano moschee islamiche, templi hindù e jainisti e anche chiese cattoliche.
Molto interessanti le antiche moschee nel sito storico di Champaner, l’imponente Jami Masijd di Ahmedabad e la moschea di Sidi Sayed, impreziosita da finestre ad arco in pietra finemente cesellate.
Moltissimi sono i templi, sia hindù che jain, frequentati da folle di fedeli. A Palitana, in particolare, dopo una impegnativa salita di oltre 3.500 gradini – noi abbiamo approfittato di alcuni giovanotti che ci hanno trasportato con un sedile attaccato a robusti pali di bambù- si ha una vista spettacolare su decine di templi posti sulla collina.
Molto interessante anche il tempio del Sole a Modhera, dell’ undicesimo secolo. Tutti i templi , che siano di pietra o di marmo, colpiscono per le numerose statue e per gli elaborati fregi ed intarsi.
La visita dei villaggi tribali nell’area di Rann of Kutch consente invece di scoprire diverse etnie, sia stanziali che semi-nomadi e le loro usanze ed attività.
Quello che colpisce è la varietà di colori dei sari e delle vesti femminili, e la ricchezza dei ricami che si vedono negli affollati mercati e lungo le vie, differenziandosi soprattutto nelle fogge e colori degli abiti femminili o nei copricapo maschili.
L’aspetto naturalistico del viaggio è stato invece ampiamente soddisfatto dalla visita del Santuario degli asini selvatici nel Little Rann di Kutch e nel Sasan Gir National Park .
Nel primo è possibile avvistare con facilità mandrie di questo raro quadrupede oltre che volpi, antilopi e centinaia di specie di uccelli, tra cui fenicotteri, pellicani ed anatre. L’ambiente è costituito da paludi d’acqua salata che nella stagione secca si riducono notevolmente lasciando ampi spazi di terreno stepposo ideale per gli avvistamenti.
Nel Gir invece l’attrazione principale sono i leoni asiatici, una sottospecie di felini che sopravvive solo qui con una popolazione di circa 600 esemplari. Oltre ai leoni, tra la vegetazione del parco si possono avvistare anche decine di altri animali quali antilopi, cervi, scimmie, manguste, cinghiali, pavoni e una moltitudine di altri uccelli. Da precisare che, per un minor impatto sull’ambiente , il parco si visita solo con i mezzi messi a disposizione dallo stesso, con autista e guida, seguendo percorsi all’interno di una apposita zona che copre i diversi habitat presenti nel Santuario.
Da non dimenticare infine che il Gujarat è stato anche luogo sia dell’infanzia di Gandhi che delle sue battaglie non violente per l’indipendenza indiana. Infatti oltre al bel complesso del “Harijan Ashram”, ovvero il quartier generale del Mahatma durante la lunghissima lotta, situato lungo il fiume Sabarmati ad Ahmedabad, vi si trovano musei a lui dedicati in diverse città.