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domenica, Maggio 25, 2025

    A volte ritornano parte seconda

    Le più fosche previsioni che fanno da scenario ai film distopici prendono forma.
    Donald fa sul serio: mentre nel primo mandato non è stato così efficace, in questo sta mantenendo le promesse.
    Ha avuto quattro anni di tempo per affinare e mettere a punto un sistema che se non fosse così tragico parrebbe una farsa grottesca: è riapparso un termine che da molto non si sentiva.
    Deportazioni: la foto voluta dalla Casa Bianca e rimbalzata in tutto il mondo di quel gruppetto di poveracci irregolari  mentre vengono imbarcati su di un aereo per essere allontanati dal suolo statunitense è un segnale molto forte della piega che prenderanno le cose in un futuro che è già qui; non bastasse ha chiuso una radio invisa al potere e i dipendenti cacciati via mail.
    Le immagini del colloquio con Zelensky mostrano il vero volto del sovrano: prima irride l’avversario, poi lo umilia, lo offende, lo minaccia e lo mette alla porta: paga, adeguati, inginocchiati, altrimenti faccio saltare in aria il tuo negozio.
    Ha sempre funzionato.
    Per la “pace” in Ucraina Trump vuole ciò che c’è nel sottosuolo, come Putin del resto. Non sarà una pace: quella vera è ben altro; e per quella in medio oriente la soluzione sarà semplice ed efficace: i residenti palestinesi verranno spostati (non sappiamo come) in un “buono, fresco e bel pezzo di terra” di un altro Paese.
    Praticamente l’orrore di Gaza risolto con la più grande speculazione edilizia mai vista al mondo.
    Averci pensato prima!
    “Gli Stati Uniti ne prenderanno possesso: ne faremo la Riviera del Medioriente”: immagino già i tour operator prendere contatti con le strutture…anche tra le macerie un posticino per le vacanze lo si trova.
    E quel video che sta girando, con l’immagine dell’immensa statua dorata del monarca? Ricorda quella di Saddam Hussein. E fece una brutta fine.
    Questo delirio di onnipotenza è letteralmente esploso nella mente dello straricco con un linguaggio, come dicono alcuni, di un ragazzino di nove o dieci anni di alfabetizzazione media, e questo paga in un continente nel quale l’orologio è tornato indietro di cent’anni; non meravigliamoci: anche qui le lancette corrono all’indietro in modo preoccupante: questa nuova destra (oppure è sempre quella) si dichiara molto amica “dell’arancione” pur in una Italia che fa parte dell’Unione Europea e con la quale dovrà necessariamente fare i conti, a meno ché la lunga mano del neo eletto monarca si voglia prendere, oltre a Panama, Groenlandia, anche l’Europa.
    Mesi fa accennavo all’ 8% di bistrattata democrazia nel mondo: sicuramente qualche punto percentuale è andato perso; la democrazia non la vuole più nessuno: ha tempi lunghi, necessita mediare, ascoltare, comprendere, e qui il mondo va di fretta, la storia anche.
    Le dittature non hanno ostacoli, e ci sorprendono: Stati Uniti e Russia uniti dagli stessi interessi, stesso modo di pensare: incredibile!
    Non ci siamo ancora spiegati come abbiano potuto le figure del passato avere dei popoli interi ai loro piedi quando oggi la versione corretta e migliorata di questa aberrazione l’abbiamo sotto i nostri occhi.
    Questi avvenimenti che riguarderanno i diritti umani, l’economia che prenderà una spallata storica, mettono nuovamente in corsa Vladimiro, tanto da far apparire Trump più putiniano di Lavrov.
    A lui e “all’arancione” interessa non la fine della guerra, ma ciò che vengono chiamate terre rare: sono affari; la pace qui non è assolutamente considerata, alla faccia di coloro che sostenevano  fosse un’azione per “denazificare” il territorio.
    Più a sud troviamo l’argentino Milei, il Cetto Laqualunque del Sud America, quello della motosega che ha rovinato migliaia di famiglie spingendo per le criptovalute salvo poi dire: “ L’avete voluto voi”, e che ha ripristinato le parole “ritardato”, “imbecille”, “idiota” per definire persone con disabilità.
    È il nuovo mondo: se guardiamo la storia con la nostra cultura tutto questo ci appare un delirio, ma visto con gli occhi di questi mostri tutto ridiventa normale.
    I personaggi (pure l’allucinato Musk) sembrano usciti dallo stesso ventre colmo di disagio, livore e rabbia che ha originato governi i quali si nutrono delle loro stesse menzogne gradite ai propri sostenitori piuttosto di una scomoda realtà e la ridisegnano, inquietante, spacciandola per normalità, progresso.

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    Luciano Simonetti
    Luciano Simonetti
    Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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