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sabato, Giugno 21, 2025

    Erminio Spalla, il pugile adottato dal cinema

    Non è facile trovare uno sportivo che dopo la propria carriera agonistica sia riuscito ad avere successo in altri ambiti, come quello artistico, canoro e cinematografico. La provincia di Alessandria ha dato i natali ad una personalità poliedrica; una figura «speciale», unica e ricca di entusiasmo per la vita. Dal dinamismo esistenziale e con un’identità ben marcata. Parliamo di Erminio Spalla, prima pugile di fama mondiale, poi cantante lirico, attore e perfino scultore e pittore.
    Spalla nacque il 7 luglio 1897 a Borgo San Martino, un paesino tra Casale Monferrato e Valenza Po. Qui venne cresciuto da papà Luigi e dalla mamma, Ernesta. Suo fratello si chiamava Giuseppe ed era di tre anni più grande rispetto ad Erminio. La vita di campagna stava stretta alla famiglia Spalla. I sacrifici per tirare avanti erano tanti e spesso i risultati, sotto il profilo economico, non riuscivano a dare sufficiente stabilità. Così, quando Erminio e Giuseppe erano ancora adolescenti, i genitori decisero di trasferirsi a Milano per dare maggiori opportunità ai figli. Erminio iniziò a lavorare nel laboratorio di uno scultore, il Maestro Galli; doveva essere semplicemente un modo per poter guadagnare qualche soldo in attesa di qualcosa di più “sicuro”. Invece imparò un’arte che nei decenni successivi seppe far rifiore con maestria. Però la vera passione di Erminio era il pugilato: entrò a far parte di una palestra meneghina e qui imparò i primi rudimenti della boxe. Nel 1915 arrivò la Grande Guerra e questa passione fu «sospesa». La leggenda racconta però che durante una libera uscita, un soldato inglese affrontò Erminio Spalla per picchiarlo, lui con un solo colpo stese al tappeto l’ “avversario”. I commilitoni del britannico anziché prendere le difese del compagno si congratularono con Erminio per il duello. Questa notizia fece il giro delle milizie italiane, così Spalla venne ingaggiato nella squadra militare di pugilato. Alle Olimpiadi militari del 1919 vinse l’oro nella categoria dei mediomassimi.
    Questo fu il primo passo di una lunga e brillante carriera di pugile.
    Spalla tornò in Italia e nel 1920 diventò campione tricolore mettendo KO Eugenio Pilotta. Il successo con il titolo nazionale lo portò ad importanti incontri sui ring di Berlino, Londra e New York. Nel 1923, all’Arena di Milano, Erminio Spalla divenne il primo pugile italiano a conquistare il titolo europeo dei pesi massimi, vincendo ai punti contro l’olandese Piet Van der Veer.
    Nel 1926 però dovette cedere la leadership europea sotto i colpi dello spagnolo Paulino Uzcudum, che più avanti diventerà avversario di Primo Carnera.
    Nel 1927 Spalla uscì dalla scena pugilistica: un ventennio più tardi venne definito il primo vero campione del pugilato italiano. Primo Carnera, di nove anni più giovane, arrivò dopo, debuttando nel 1928.
    Da più parti si riconosce che Erminio Spalla fu il pugile che rappresentò lo spartiacque tra un pugilato rude e pericoloso, a tratti spaventoso, e uno spettacolo sportivo caratterizzato da regole e disciplina.
    Dopo il suo ritiro Spalla partì con la famiglia per il Brasile: a San Paolo aprì una palestra e fondò una rivista sportiva. Poi si trasferì a Rio de Janeiro, dove conobbe il suo nuovo amore: il canto. Pensava d’essere baritono, invece si scoprì basso. Si buttò a capofitto in questa sua passione, andò a scuola di canto e venne scritturato per un’emittente radiofonica di Rio e una di Petropolis. Si aggregò pure a una compagnia teatrale, dove si affacciò all’arte della recitazione.
    Ma volle tornare a Milano e lo fece nel 1937: qui riscoprì l’arte della scultura e della pittura. Poi prese a leggere; Erminio Spalla divorò libri, per poi scrivere tre volumi autobiografici, dai titoli accattivanti: “Per le strade del mondo”, “Nella vita e sul ring” e “Una tonnellata di pugni”.
    Nel 1939 arrivò l’appuntamento con l’ennesima arte seguita dall’ex pugile di Borgo San Martino: debuttò al cinema come attore nel film di Mario Bonnard «Io, suo padre». Nello stesso anno apparve ne «il socio invisibile» di Roberto Roberti. L’ultimo lavoro in cui Spalla recitò fu un film del 1963: «Taur, il re della forza bruta» di Antonio Leonviola. In mezzo, Erminio Spalla fu in ben cinquanta film, tra cui «Capitan tempesta», «Il leone di Damasco» e «Il ratto delle Sabine». Nel 1951 venne diretto da Vittorio De Sica in «Miracolo a Milano», dove recitò la parte del barbone di periferia.
    Nel frattempo per Spalla arrivò anche la TV: lavorò in televisione, nel 1969 ne «I fratelli Karamazov», sceneggiato che, con 15 milioni di telespettatori a puntata, raggiunse un vero e proprio record di ascolti.
    Purtroppo la sera del 13 agosto 1971 un’emiparesi lo colse ed ebbe la meglio sul suo fisico duro e arcigno: a mezzogiorno del 14 agosto il cuore di Spalla si fermò per sempre.
    A Roma c’è una via a lui dedicata.

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