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sabato, Giugno 21, 2025

    I 100 anni di Michele Ferrero

    Grazie alla Nutella rimane immortale

    Pochi mesi fa c’è stato il centesimo anniversario della nascita di Michele Ferrero, colui che fece compiere il grande e decisivo passo in avanti all’azienda diventata uno dei simboli del nostro paese. Dici Ferrero e pensi alla Nutella: in tutto il mondo.
    Quando Michele nacque, a Dogliani il 26 aprile 1925, la Ferrero esisteva già, grazie ai genitori, Pietro e Piera, che ad Alba avevano trasformato un semplice laboratorio di pasticceria in una piccola fabbrica.
    A dire il vero i coniugi Ferrero avevano una discreta esperienza nell’impresa dolciaria, avendo aperto tre negozi, a Dogliani, ad Alba e a Torino, ma l’inizio della Seconda Guerra Mondiale spinse i genitori di Michele a rientrare nella “capitale” delle Langhe. Nella centralissima via Urbano Rattazzi, nel 1946, viene fondata ufficialmente la “Ferrero”. A ventiquattro anni Michele vide morire il padre, così l’azienda venne guidata dal giovane rampollo, dalla madre e dallo zio Giovanni, che ufficialmente prese il posto del defunto fratello.
    Giovanni aveva la capacità di organizzare la parte commerciale della “Ferrero”, mamma Piera invece era la figura che sapeva tenere insieme l’operatività e le dinamiche umane all’interno dell’azienda. Il defunto Piero aveva dato preziose lezioni di pasticceria ai famigliari. Il grande merito di Michele fu quello di imparare presto le qualità dei tre parenti, diventando il leader indiscusso del marchio. Prese in mano la società (era il 1952) facendola conoscere fuori dai confini nazionali, grazie anche (ma non solo) alla crema spalmabile denominata “Gianduijot”. Negli Anni Sessanta la “Ferrero” diventa molto popolare anche in Germania e anche Oltreoceano i prodotti dolciari albesi stuzzicano la curiosità, ma soprattutto il palato, dei consumatori. Per non parlare ovviamente dell’Italia. Il termine “Gianduijot” era dialettale, quindi troppo provinciale, serviva un nome che potesse essere spendibile a livello internazionale: la “crema gianduja” era (ed è) composta da cacao, latte, olio di palma (l’olio di palma che utilizza la Ferrero per la Nutella è sostenibile, 100% certificato RSPO Roundtable on Sustainable Palm Oil in quanto olio segregato) e nocciola. In tedesco nocciola si dice haselnuss, in inglese è hazelnut: da nut ecco che Michele Ferrero decise di trasformate la crema al Giandja in “Nut-ella”, italianizzando e rendendo più colorito il termine anglosassone. .
    Con una produzione di 365 mila tonnellate all’anno, è la crema spalmabile più venduta al mondo.
    Michele “inventò” il termine Nutella nel 1964, periodo in cui ci si avvicinava alla rivoluzione del ’68 dove questo prodotto, se da un lato poteva essere contestato come genere di consumo di massa, quindi come emblema della logica del libero mercato, così attaccato dai sessantottini, d’altro canto divenne uno dei simboli della lotta, in quanto prodotto consumato da tutte le classi sociali: insomma, democratico.
    La conduzione dell’azienda con Michele Ferrero portò il marchio albese ad aprire stabilimenti in Germania (dove era già popolarissimo), Inghilterra, Svizzera, Danimarca, Francia, Olanda, Belgio, Australia e anche nell’America centromeridionale.
    Ma questa impresa, è molto di più della Nutella: Michele creò i Mon Cherì, i Ferrero Rocher e i mitici Tic-tac, per non parlare della linea Kinder, marchio lanciato nel 1968, che racchiude ancora oggi uno sconfinato numero di prodotti, che vanno dalle merendine, ai wafer, dalle barrette al cioccolato ai biscotti, fino ad arrivare ai celeberrimi Kinder sorpresa, gli ovetti che trasformano ogni giorno in una Pasqua.
    Questo prodotto, con il regalo incorporato, fu ideato dallo stesso Michele Ferrero e dall’inventore pavese William Salice, ma fu proprio quest’ultimo a sottolineare che il merito degli ovetti, “è stato di Michele, io mi sono limitato a eseguirlo, in base ai criteri che aveva in mente il dirigente dell’azienda”.
    La strategia di Michele Ferrero fu sempre quella di pensare a prodotti innovativi, avendo sempre le idee chiare sul target di pubblico che doveva coinvolgere.
    Nel 1971 Ferrero fu nominato Cavaliere del Lavoro; è sempre stato riconosciuto come uno dei maggiori esponenti della cultura della pubblicità.
    Dalla moglie, l’imprenditrice saviglianese Maria Franca Fissolo, ha avuto due figli, Pietro ( mancato prematuramente) e Giovanni, oggi guida dell’azienda di famiglia.
    Michele Ferrero morì a Monte Carlo il 14 febbraio 2015 e quindi pochi mesi fa si è 31 registrato il decennale della scomparsa.

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