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Comune di Caselle Torinese
sabato, Giugno 21, 2025

    Ricordi subalpini

     

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    Abacuc (Silvano Gilardi)

    “Il rinoceronte assunto”, 1968-1969

    Olio su masonite

    cm 50 x 60

     

    La mostra “A Silvano. 35 anni alla Galleria Davico” allestita presso lo spazio Fogliato (Via Mazzini 9) è dedicata alla memoria di Silvano Gherlone (1931-2021), titolare della Davico (cognome del socio co-fondatore Vittorio) – ex Caver – ove, in Galleria Subalpina, dal 1970 al 2004 numerosi artisti contemporanei hanno potuto esibire la loro abilità, talora affermati autori, talaltra talentuosi esordienti.

    Testi di Sabatino Cersosimo (che ha ideato e curato la mostra, con Anna Lequio e Fiorenzo Sarzano), Bruno Quaranta e Gianfranco Schialvino accompagnano le 70 opere esposte e raccolte nel catalogo (Schialvino curatore) pubblicato da Edizioni di Smens, che include altresì ricordi inerenti Gherlone di Angelo Mistrangelo e Bruno Gambarotta.

    Le creazioni di valenti artisti ancora in attività compaiono accanto a opere di maestri non più in vita, tra cui Lorenzo Alessandri (+2000) (“Ma perché mi odiate tanto”), che nel 1944 fonda la “Soffitta Macabra” e nel 1964 dà avvio alla rivista “Surfanta” – Surrealismo e Fantasia-, idea intorno a cui si riuniscono autori quali Abacuc (Silvano Gilardi) (“Il rinoceronte assunto”), Giovanni “Kiki” Macciotta (“Piantatori”), Enrico Colombotto Rosso (“Nudo”) e Raffaele Pontecorvo (“Volute gattesche con occhi bianchi rotondi”).

    Di analoga ironica ispirazione surrealista appaiono il “Belzebù” dipinto da Fabrizio Riccardi e la singolare cucina raffigurata da Riccardo Tommasi Ferroni; Guido Bertello invece interpreta l’oscura solitudine di un bambino.

    “Rituale pomeridiano” (Fabrizio Clerici), enigmatica immagine condotta a penna e pastello, si affianca a più tradizionali opere in bianco e nero quali il realistico ritratto “Angelo” di Andrea Martinelli e il disegno di Romano Parmeggiani che rievoca Classicismo e Metafisica mentre, all’evanescente natura morta di Walter Jervolino, fa eco John Keating con una figura prona avvolta in un panneggio.

    Andrea Barin rappresenta un interno ricco di contrasti; intenso ed espressivo è inoltre il ritratto “Notturno” di uomo che Andrea Boyer definisce in dettaglio.

    Come Luigi Benedicenti è un fine iperrealista (“Chantilly”), così Francesco Capello richiama la realtà (“Scampagnata in Vespa”).

    Roberto Pasteris dipinge un luminoso “Scorcio di Cetara”, Vinicio Perugia un’incantevole marina, Sergio Saccomandi un arioso paesaggio agreste con elementi vegetali in primo piano e Velasco Vitali una tormentata “Valle”.

    Tra raffinati acquarellisti, Anna Lequio suggerisce una coppia di ambienti in cui dialogano interno ed esterno mentre Stefano Faravelli immerge l’osservatore nel fascino evocativo di una lussureggiante foresta indiana; si distingue la radiosa natura morta di Sandro Lobalzo.

    L’ingresso con poltrona di Luisa Albert è accarezzato dai raggi del sole, stella che emana una luce primaverile secondo Sergio Albano ma crea un’atmosfera invernale per Tino Aime; un ulteriore sognante interno nasce dai pennelli di Giorgio Scalco.

    Una sottile malinconia traspare nelle composizioni di oggetti figurate da Mauro Chessa, Philippe Garel e Marco Piva, parimenti al nudo di schiena (Ottavio Mazzonis); maggiore vivacità esprimono invece le opere di Ettore Fico, Mario Lattes, Antonio Possenti, Giorgio Ramella, Francesco Tabusso e il tridimensionale bozzetto di Emanuele Luzzati.

    Sono di Daniele Gay vibranti rocce di Bretagna realizzate ad acquerello; ricercato è il bosco di betulle che Vincenzo Gatti elabora a pastello mentre Giovanni La Cognata costella di pietre un paesaggio riarso dal sole.

    Raffigurano soggetti umani Sabatino Cersosimo, che magistralmente sperimenta tecniche miste e ossidazioni, e Titti Garelli, narratrice di fiabe iconiche.

    Sublimano un sentimento d’inquietudine Pino Mantovani, che rimanda alla classicità, Peter Sorrel che attualizza un personaggio shakespeariano e Alessandro Papetti che muta una scena quotidiana in una straniante visione. Ezio Gribaudo utilizza calde sfumature e figure geometriche per immaginare luoghi esotici.

    Ulteriori firme significative si susseguono, quali Giacomo Soffiantino, Mauro Chessa, Fernando Eandi oppure Italo Cremona.

    Tra le sculture si trovano infine opere di Riccardo Cordero, Aron Demetz, Raffaele Mondazzi, Piero Gilardi, Valeriano Trubbiani, Sergio Unia e Sergio Zanni.

    Una mostra dunque di elevata qualità, eterogenea e certamente interessante.

     

    Sandro Lobalzo

    “Le prime luci”

    Acquerello su cartoncino Schoeller

    cm 35 x 30

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