Una delle attività più praticate sui social è diventata da tempo quella degli haters, degli odiatori di professione: celati quasi sempre dietro a profili fasulli, riempiono di insulti e minacce il malcapitato di turno.
A farne le spese, dopo il 25 aprile scorso, Andrea Borello, segretario della nostra sezione PD e giovane divulgatore sulle principali piattaforme: tra Instagram, Facebook e Tik Tok, Andrea ha un seguito di oltre 200mila followers, piattaforme sulle quali, attraverso brevi ma articolati video, affronta temi storici e di attualità, cercando di fare chiarezza su questioni controverse e mal orientate. In occasione della festa della Liberazione, Andrea Borello ha pubblicato un video dal titolo “Cinque falsi miti su Mussolini”, ricevendo oltre 600 commenti irricevibili, equamente divisi tra insulti pesanti e minacce pesantissime. Borello, pur abituato a ricevere commenti negativi ai suoi post, questa volta ha ritenuto che la misura fosse ben più che colma e ha sporto una denuncia dettagliata e presentata ai Carabinieri.
Borello dichiara: “Fin da subito sono stato sottoposto a un vero attacco. Ho iniziato a ricevere centinaia di insulti, minacce di ogni tipo, tutto in poche ore, ma anche adesso, a distanza di settimane, il flusso non smette. Analizzando i contenuti, ho diviso i commenti in tre grandi tipologie: apologia del fascismo, minacce di morte e insulti di una volgarità raccapricciante. Anche in passato ero stato oggetto di ritorsioni e mi sono fatto una corazza, ma questa volta è stato davvero troppo.
So che quando si affrontano temi politici sui social, i commenti negativi aumentano. E quando si parla di fascismo tutto si esacerba e ci si attira odio. So per certo dell’esistenza di gruppi Telegram e community dove vengono condivisi link e vengono organizzati gli attacchi. “
Quello che sgomenta, e non solo Borello, è la più che possibile impunità garantita agli odiatori di professione. Andrea aggiunge: “I Carabinieri sono stati molto disponibili, ma a oggi non so se la mia denuncia avrà un seguito o se verrà tutto archiviato. Certo è che occorrono strumenti legislativi severi: anche solo la certezza di una condanna amministrativa sarebbe già un bel deterrente, per evitare che chi è violento sui social continui a esserlo. So che sono indagini lunghe e difficili, ma prima o poi la legge e i magistrati dovranno impegnarsi in questa battaglia”.
C’è un altro aspetto che sgomenta ulteriormente tutta questa vicenda: “Prima ancora di andare in caserma, – confida Andrea Borello – ho cercato di segnalare a Meta i commenti più sgradevoli e qualche giorno dopo mi è arrivata la notifica che il contenuto che avevo segnalato non violava le norme politicamente corrette della piattaforma. Incredibile. Se Meta nega l’evidenza, c’è davvero di che preoccuparsi. Mi sa che molto è cambiato dopo l’elezione di Trump. Comunque, io vado avanti e non ho certo paura di chi mi insulta. Soprattutto non temo chi non ha nemmeno il coraggio di usare nome e cognome per farlo”.