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sabato, Giugno 21, 2025

    Funesti incubi e soavi sogni

     

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    Sergio Unia

    “Bimba sui pattini”

    Bronzo

    Sergio Unia, abile autore le cui opere spesso ammiriamo durante visite a mostre e spazi d’arte nonché scultore di cui recensimmo l’antologica cuneese “Incontrare la forma”, continua a stupirci a ogni nuova esposizione con disegni e bronzi che sanno muovere tanto intime emozioni di contemplativa serenità quanto commosse riflessioni inerenti a drammatici temi.

    Nell’autunno 2024 abbiamo visitato la mostra “Armonia di forme”, promossa dal Centro culturale San Giuseppe e allestita presso l’omonima chiesa di Alba, quindi per l’esposizione “In ascolto” realizzata da Fondazione Torino Musei con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, ci siamo deliziati osservando eleganti figure femminili e giocosi ritratti di bambini dialogicamente immersi nell’atmosfera verdeggiante del Giardino Botanico Medievale degli Acaja (Palazzo Madama – Torino).

    Mentre attendiamo di conoscere “Tre artisti a palazzo” (Palazzo Lucerna di Rorà), mostra inserita nella serie di prossimi eventi primaverili ed estivi organizzati a Bene Vagienna dall’Associazione Culturale Amici di Bene -amicidibene.it- (tra cui il 6° Premio di pittura “Città di Bene” sotto l’egida della torinese Società Promotrice delle Belle Arti), abbiamo visitato ad Alba la suggestiva esposizione intitolata ”Resistenti”, a cura di Silvana Cincotti e Andrea Vero, presso lo spazio “Corso Torino 18” (corsotorino18.it).

    La prima mostra personale di Sergio Unia è del 1971; tra le opere dell’autore sono, ad Alba, la statua del campione di pallapugno Augusto Manzo e la seconda fusione del monumento equestre dedicato al Generale Govone e ideato dallo scultore Arturo Stagliano.

    Creazioni dell’artista impreziosiscono luoghi sacri, spazi privati e urbani (tra cui Casinò di Saint-Vincent, sede municipale di Acqui Terme, fontana con girotondo di bambini nel cuore di Mondovì) e sono accolte nelle collezioni di numerosi musei, quali il Museo Diocesano di Susa e il Museo d’Arte moderna e contemporanea “Castello Gamba” (Chatillon).

    Invitato alla Biennale di Venezia, Unia è stato nominato “Accademico ad honorem della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi sezione Scultura”.

    Nella mostra “Resistenti” l’autore affronta il dramma della guerra e “conferma il suo ruolo di artista-testimone, capace di dar voce a chi ha lottato e sofferto, trasformando il dolore della storia in una bellezza austera e profondamente umana. La sua opera ci interroga e ci commuove, mantenendo viva la memoria di chi ha resistito affinché la libertà potesse essere un bene condiviso”.

    Sculture e disegni si susseguono in una narrazione che suscita intense emozioni: rappresentazioni simboliche della ferocia umana si alternano a scene di cruda realtà tratte da vicende belliche purtroppo recenti, mentre talune opere realizzate da decenni restano tristemente attuali.

    Tra le sculture, inquieta la visione di una testa di bambola accanto a una mano che emerge da alcune “Macerie”: angoscia nei bambini e morte dei giovani sono nella mostra temi ricorrenti, che risuonano ampiamente nel delicato ed empatico animo dell’autore.

    Al centro della prima sala, collocati su una struttura (bronzo) che appare come la radice della natura umana, numerosi personaggi dai tratti indefiniti rappresentano vari aspetti della sofferenza: dall’alto, l’uomo crocifisso vede sotto di sé inedia, soprusi e torture ovvero “La violenza del potere”.

    Contrasta con la parete al fondo della sala la scura sagoma di una testa dalle vuote orbite, che indossa un elmetto ed è ormai in preda alla decomposizione.

    Teste maschili e femminili lanciano il loro disperato urlo e altresì la “Violenza sulle donne” non cade nel silenzio.

    Su ognuno dei due lati di una croce i condannati a morte hanno genere diverso ma due mani modellate in maniera differente si stringono auspicando la “Pace”.

    Fra i disegni, figure di bambini dagli “Sguardi innocenti”, disorientati e impauriti oppure piangenti, seduti sulla terra polverosa si stagliano contro desolanti paesaggi distrutti e incendiati; padri e madri esprimono dolore e intanto sostengono i corpi esanimi e insanguinati delle giovani vittime –“Pietà (Siria)”-.

    Ulteriori soggetti sono tratti da fucilazioni,  esodi e prigionie; tuttavia, le cupe rappresentazioni sono  interrotte dalla figurazione di rassicuranti, affettuosi abbracci e, nonostante le strazianti tragedie, giungono messaggi di speranza: una ragazza alza le braccia al cielo e mostra “Le catene spezzate”, mentre in mezzo al grigiore degli scarni scheletri edilizi un bambino gioca con palloncini colorati e un altro solleva un fiore.

    Unia, esperto nel cogliere le varie sfaccettature dell’esistenza, conduce dunque il visitatore attraverso un percorso in cui ombre e luci della natura umana s’intrecciano, però con lo sguardo fiducioso rivolto a un futuro ove, in ogni parte del mondo, la guerra possa considerarsi solamente il vago ricordo di trascorse epoche incivili.

     

     

     

    Sergio Unia

     “Pietà (Siria)”

    Tecnica mista

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