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Comune di Caselle Torinese
martedì, Luglio 8, 2025

    Il rumore del silenzio

    La serata per conferire a Mauro Esposito un encomio da parte del Consiglio Comunale casellese continua a far discutere

    Non sembra placarsi il rumore che continua ad accompagnare la serata tenutasi in Sala Cervi sabato 14 giugno. Una serata nella quale, dopo la proposta mossa dal consigliere comunale di minoranza Endrio Milano, il Consiglio Comunale di Caselle Torinese s’era deciso e impegnato a riconoscere a Mauro Esposito, architetto e ingegnere, volto assai noto nella nostra città, un encomio per il suo ruolo di testimone di giustizia e per la sua ormai decennale lotta alla criminalità organizzata, raccontata nel libro “Le mie due guerre: ho denunciato la ‘ndrangheta, ho combattuto da solo e ho vinto”.

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    Conoscendo l’astio che lega il nostro primo cittadino a Esposito, e viceversa, la serata di pubblico riconoscimento era ovvio che si presentasse complicata, dopo che, inutile dirlo, era stata accettata molto, molto “obtortissimo collo”, anche se un po’ di sana ipocrisia sabauda aveva fatto virare il tutto non già come un conferimento da parte della Città, con un automatico coinvolgimento in prima persona del nostro sindaco, ma come un’elargizione data dal Consiglio Comunale e presentata così dal suo presidente Salvatore Messina.

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    Un bell’avvitamento, vista l’ormai ineluttabilità del premio cittadino da consegnarsi a Esposito e la possibilità di sgravare Marsaglia da un compito ingrato, ma tutto sommato, fin qui, ancora comprensibile e persino accettabile.

    In più c’è da dire che, per evitare che il focus fosse totalmente imperniato sulla sua figura, risaputamente casellesamente divisiva e a qualcuno indigesta, molto intelligentemente Mauro Esposito aveva fatto virare la serata verso un più ecumenico appuntamento chiamato “Testimoni di legalità”, evitando d’essere assoluto protagonista, anzi lasciando spazio a persone straordinarie che nel corso del tempo sono diventate sue amiche, partendo dall’eccezionale presenza di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il magistrato ucciso dalla mafia nel ’92 a Palermo; coinvolgendo Sergio Gaglianese, presidente de “La Tazzina della Legalità”, l’ex deputata Piera Aiello e Matteo Tubertini, testimoni di giustizia; Marisa Garofalo, sorella della povera Lea; Mimmo Scordino e Nicola Catanese, rispettivamente “staffetta” di Giovanni Falcone e capo scorta di Paolo Borsellino; Davide Mattiello, ex componente della Commissione Antimafia e, last but not least, l’eurodeputato Giovanni Crosetto.

    Fin qui ancora tutto bene, come nella barzelletta dell’uomo che cade da un grattacielo e passando da un piano all’altro prova a farsi coraggio, ma, come si sa, il dramma non sta nella caduta quanto nell’atterraggio. E il nostro non è stato proprio da manuale. Si poteva far di meglio. Tanto meglio.

    Un comunicato che avvisava come avverse condizioni di salute avrebbero impedito a Salvatore Messina di presenziare alla serata e poi di premiare Mauro Esposito, pur nella comprensione del cagionevole momento che stava accompagnando il nostro presidente del Consiglio Comunale, ha cominciato a disperdere odore di bruciato. Odore di bruciato sfogatosi in fiamme quando, in una Sala Cervi già rovente di suo per assenza di climatizzazione e stracolma di gente, si è palesata la totale assenza di troppi notabili casellesi.

    Se per quanto succitato era scontata l’assenza del nostro sindaco, l’improvvisa e globale mancanza di tutta la Giunta (tranne un imbarazzato Paolo Marchetti, assessore, che a titolo personale traccheggiava tra dentro e fuori con tutta l’aria di uno che si stesse chiedendo che diavolo ci stesse a fare lì…), di tutti i consiglieri di maggioranza e di quelli di minoranza, tranne Milano e Fontana, coinvolti nella cerimonia, e Turletto, di quasi tutta la componente PD cittadina (pare però che Baracco avesse provveduto quantomeno a inviare una mail per avvertire della sua personale assenza, inviando un saluto agli augusti ospiti), di ogni parvenza di membri della Commissione Pari Opportunità e Legalità, si percepiva un rumorosissimo vuoto.

    Nessuna divisa in sala a supportare l’encomiabile lavoro delle “scorte”, nessuna associazione civile o d’arma presente, se non la sempre ammirevole Croce Verde.

    L’imbarazzo era forte e percepibile e non poteva certo passare inosservato, tanto che dopo la brevissima introduzione dell’ex volto del TG1, Paolo Di Giannantonio, toccava a Endrio Milano, ideatore della serata, squarciare il velo e denunciare le assenze che, minuto dopo minuto, si arricchivano di “pelosità”. Dov’erano le istituzioni, dove l’Istituto Comprensivo che ha davvero perso un’occasione enorme per far conoscere ai ragazzi come si possa combattere e battere la criminalità organizzata?

    Difficile non avvertire una clamorosa stonatura.

    Ripeto, se era scontata – arrivo persino a dire per alcuni versi umanamente comprensibile e giustificabile – la riottosità del nostro sindaco a consegnare di propria mano la targa-encomio (anche se, quando si assurge a una carica pubblica, rappresentando non solo più sé stessi ma l’intera città, le questioni personali dovrebbero essere messe da parte), molto meno digeribile il dubbio emerso nei più che lasciava trasparire una concertata regìa.

    Lanciando una provocazione, si può dire che c’erano due strade da percorrere: o fin dall’inizio si diceva chiaro e tondo: “No, Mauro Esposito ci sta massicciamente sulle scatole e, fino a quando ci saremo noi a governare Caselle, col fischio che gli daremo un premio”, oppure, scelto di attuare la cerimonia, “l’amaro calice” doveva essere bevuto fino in fondo e tutto d’un fiato, con annessi e connessi. Sbagliando, s’è scelta una terza via, e non è stato un bel vedere.

    Scegliere la strada del “la targa te la diamo, ma col cavolo che saremo lì a vedertela consegnare. Tié!” ha segnato un bel punto in favore del provincialismo e di nuove insanabili fratture.

    Che poi, a ben vedere, chi non c’era non sa cosa s’è perso. Ogni intervento è stato di grande caratura, a cominciare da quello dell’onorevole Crosetto, per poi addensarsi sulle parole, sempre precise e puntuali, di Davide Mattiello, fino ad arrivare ai macigni scagliati da Salvatore Borsellino: solo le parole del fratello dell’eroico magistrato sarebbero valse la presenza, essendo un distillato di vera lotta alla mafia, senza se e senza ma. Quante sono le volte in cui retoricamente ci si sciacqua la bocca pronunciando come litania “Falcone e Borsellino” pensando che ciò basti a purgarci? Quante sono le volte in cui guardiamo alle nostre mani pulite per poi assecondare quotidianamente modi di vita che agevolano il pensare mafioso, il suo modo subdolo di operare? Bastava ascoltare quest’uomo di 83 anni, reo confesso di non avere saputo abbracciare immediatamente la battaglia di suo fratello Paolo e averlo fatto solo a martirio avvenuto, per capire. Ma bisognava esserci.

    Ogni racconto degli “Amici di Mauro” grondava solitudine e dolore dopo aver intrapreso il difficilissimo cammino per non piegarsi e provare a contrastare la criminalità organizzata. Nessuno di loro però ha minimamente mai fatto cenno all’essersi pentito d’aver detto “no” quando davvero contava.

    Mesta, triste-solitaria-y-final, testimone della serata, la targa sul palco che sembrava non trovare un momento degno e celebrativo per essere consegnata.

    Alla fine, il vicepresidente del Consiglio Comunale, Andrea Fontana, che già si era esibito in un tribolatissimo discorso d’apertura, ‘sta benedetta targa l’ha consegnata, e il brivido del chiedersi che senso avesse ormai ha serpeggiato nello stomaco di più d’uno.

    La sala, torrida, è comunque rimasta piena fino alla fine e quando stava per scoccare mezzanotte, il sipario è calato su una pagina casellese scritta male, salvata dall’eccezionalità degli ospiti che tanto hanno da insegnare a una nazione che troppo spesso non ha voglia di imparare.

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    Elis Calegari
    Elis Calegari
    Elis Calegari è nato a Caselle Torinese il 24 dicembre del 1952. Ha contribuito a fondare " Cose Nostre", firmandolo sin dal suo primo numero, nel marzo del '72, e, coronando un sogno, diventandone direttore responsabile nel novembre del 2004. Iscritto all' Ordine dei Giornalisti dal 1989, scrive di tennis e sport da sempre. Nel corso della sua carriera giornalistica, dopo essere stato collaboratore di prestigiose testate quali “Match Ball” e “Il Tennis Italiano”, ha creato e diretto “Nuovo Tennis” e “ 0/15 Tennis Magazine”, seguendo per più di un ventennio i più importanti appuntamenti del massimo circuito tennistico mondiale: Wimbledon, Roland Garros, il torneo di Montecarlo, le ATP Finals a Francoforte, svariati match di Coppa Davis, e gli Internazionali d'Italia per molte edizioni. “ Nuovo Tennis” e la collaborazione con altra testate gli hanno offerto la possibilità di intervistare e conoscere in modo esclusivo molti dei più grandi tennisti della storia e parecchi campioni olimpionici azzurri. È tra gli autori di due fortunati libri: “ Un marciapiede per Torino” e “Il Tennis”.

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