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martedì, Luglio 8, 2025

    La depressione, un avversario temibile

    Considerate le debilitanti forme di depressione che negli ultimi anni hanno gravemente colpito anche alcuni campioni in diverse specialità sportive, possiamo affermare che questo disturbo psichico può essere considerato una vera e propria piaga della società moderna.
    A questo logorante malanno può efficacemente porre rimedio l’attività sportiva.
    Se praticata regolarmente essa ci fa vivere in modo più sano e con la consapevolezza di poter influire sui fattori nocivi soprattutto della vita urbana.
    Le neuroscienze ci dicono che l’attività fisica ben indirizzata consente al cervello di produrre sostanze benefiche come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina, tutte in grado di far lavorare i neuroni al meglio.
    Allora, come mai gli atleti che sono sportivi per eccellenza diventano depressi?
    Proviamo a dare una possibile risposta. Prendiamo in considerazione la forma più seria di questo disturbo: la depressione maggiore. Essa si caratterizza per la persistenza e per la proprietà di influenzare fortemente il modo di pensare, il comportamento, il tono dell’umore e il benessere fisico di chi ne è colpito.
    Si consideri che anche i grandi atleti possono vivere situazioni difficili. Infatti, dopo una serie di successi o al termine di una brillante carriera, per qualche imprevista circostanza, come una sconfitta o come l’inevitabile emarginazione, essi sperimentano, impreparati, la perdita del significato della vita e il conseguente vuoto esistenziale, dai quali non sono in grado di uscire.
    Si intuisce che per essere solidi campioni nello sport agonistico, occorre soprattutto, avere un buon equilibrio psicologico.
    Per chi non possiede una sufficiente autostima o non riesce a divertirsi a prescindere dalla qualità del risultato, la sconfitta può rappresentare la squalificazione della propria immagine pubblica e perfino della propria identità.
    L’equilibrio psicologico degli atleti, come di tutti coloro che puntano all’eccellenza in un certo campo, è costantemente messo a repentaglio dallo stress e dall’ansia derivanti soprattutto dalle esasperate aspettative dei tifosi e dagli incitamenti delle società sportive. A queste cause sociali si aggiungono gli spostamenti continui e l’impegno pressante a non deludere gli sponsor.
    Sarebbe pertanto opportuno identificare le caratteristiche personali e le motivazioni di ciascun atleta, per aiutarlo diventare consapevole di queste dinamiche.
    Innumerevoli sono i campioni dello sport colpiti dalla depressione. Citiamo i più famosi: Buffon e Ilicic, Adriano, Maradona, Phelps , Thorpe, Cavendish, Pantani, Bugno, Osaka, Serena Williams, Iniesta. Saltuariamente la depressione può avere il sopravvento e chi non la regge finisce per togliersi la vita, come è accaduto all’ex capitano della Roma, Agostino Di Bartolomei.
    Andrés Iniesta, il calciatore spagnolo eroe dei Mondiali del 2010, in una puntata del podcast “The Wild Project” ha confessato il suo disagio. «Quando combattevo la depressione – racconta – il momento migliore della giornata era quando prendevo le pillole e andavo a letto. Avevo perso la voglia di vivere. Abbracciavo mia moglie, ma era come abbracciare un cuscino: non provavo niente. È trascorso un decennio da quando sono entrato nel tunnel depressivo, ma continuo ad andare in terapia perché ne ho bisogno. Sono felice quando i professionisti parlano di malattie mentali e depressione. Possono colpire chiunque».
    Detto ciò, è intuitivo riconoscere l’ importanza dello psicologo dello sport. Questo professionista è addestrato per offrire una consulenza e una formazione con le quali prevenire l’insorgenza della depressione, o qualora fosse già manifesta, trattarla con la consapevolezza della specificità del caso singolo. In questa prospettiva è determinante la conoscenza della storia individuale e delle esperienze vissute dall’atleta. La sola tristezza o un periodo di stanchezza di per sé non vogliono significare depressione, ma possono comunque essere considerati dei segnali importanti da osservare e monitorare nel tempo. Diventare atleti professionisti di alto livello è un privilegio di pochi, ma anche per costoro sarebbe utile essere consapevoli dei propri limiti, delle proprie risorse e capacità, dei propri valori e del proprio equilibrio psicofisico, per allenare non solo il fisico ma anche la mente. In definitiva, è bene ricordare che nel fare sport a qualsiasi livello è indispensabile il divertimento; se un giorno esso venisse a mancare, quello sarà il momento di chiedere aiuto.

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