Circondati da un alone leggendario e da racconti a volte fedeli alla realtà storica e altre ispirati dalla pura fantasia, con l’intenzione di enfatizzare la loro rozzezza e la loro ferocia, i Vichinghi si mossero dalla Scandinavia lungo le coste del Mare del Nord a partire dall’VIII secolo d.C. Dalle storie frutto di invenzione ricordiamo il caso dell’elmo con le corna, nato da una visione romantica del XIX secolo e mai confermato nelle rappresentazioni giunte fino a noi, e il caso dei teschi usati come boccali, dove pare che all’origine ci sia stato un errore di traduzione di un testo, il Runer seu Danica literatura antiquissima, nel quale le corna di animali venivano effettivamente impiegate come boccali ma furono in seguito interpretate come crani di persone uccise.
Ciò non toglie che i Vichinghi furono abili guerrieri e temibili avversari, lasciando dietro di sé morte e distruzione durante i loro saccheggi. Tuttavia, secondo le usanze di guerra dell’epoca, non possiamo affermare che fossero molto più spietati di altri popoli guerrieri. Corrispondeva invece alla realtà la loro straordinaria abilità nella navigazione, talmente elevata da portarli verso Occidente a colonizzare isole come l’Islanda e la Groenlandia, spingendosi fino alle coste dell’odierno Canada, e verso Oriente, risalendo i fiumi della Russia per fondare importanti città e intessere relazioni commerciali con Costantinopoli.
Altre loro abilità, spesso taciute, erano la grande manualità artigianale dei maestri d’ascia, armaioli e orafi raffinati, l’ispirata vena poetica delle saghe (ad esempio l’Edda in prosa di Snorri Sturluson e l’Edda poetica di Saemundur Sigfusson), e infine la loro organizzazione sociale, che si esprimeva attraverso assemblee aperte a tutta la comunità. Gettarono le basi per la fondazione di moderne nazioni come Danimarca, Norvegia, Svezia, Islanda e Finlandia, contribuendo in maniera significativa a forgiarne altre, come Gran Bretagna e Irlanda.
La loro ricerca di terre nuove si deve, forse, al disfacimento dell’Impero carolingio e alla fioritura di monasteri indifesi, ricchi di tesori, sorti lungo le coste britanniche, irlandesi, scozzesi e francesi. Nei primi decenni del IX secolo, la pirateria scandinava era divenuta un tale flagello da rendere di uso comune il termine Vichinghi, di etimologia dubbia (forse da vik, “baia”, o í viking, “saccheggiare”), per indicare coloro che provenivano dal mare a compiere razzie. Con il passare del tempo, il fenomeno perse gradualmente il carattere bellicoso per trasformarsi in un movimento migratorio che mirava alla formazione di colonie, più o meno estese.
Questo fu il caso di molte isole al largo della Scozia e dell’Irlanda, dove i Vichinghi norvegesi avevano fondato diverse città, tra cui Dublino, che erano diventate veri e propri empori commerciali. La stessa Inghilterra fu meta, non solo di scorrerie, ma anche di insediamenti stabili. Nell’865 un gruppo numeroso di Scandinavi conquistò la città di York, ribattezzata Jorvik, dando inizio a una presenza sull’isola britannica che, con alti e bassi, si protrasse attraverso il regno di Canuto il Grande (1016-1035) fino al 1066, anno in cui avvenne una sorta di passaggio del testimone tra invasori scandinavi. Infatti, il 25 settembre, il re sassone Harold II sconfisse a Stamford Bridge, nei pressi di Londra, i Vichinghi già presenti in Inghilterra, concedendo ai pochi superstiti di salpare dall’isola in cambio del giuramento di non fare più ritorno. Ma il successo fu effimero, perché poco più di due settimane dopo, il 14 ottobre, Harold venne a sua volta sconfitto a Hastings dal duca Guglielmo di Normandia, detto “il Conquistatore”. Ebbe così inizio il dominio normanno sull’Inghilterra.
A partire dalla metà del IX secolo, gli attacchi vichinghi divennero sempre più audaci. Giunsero notizie di loro razzie in Spagna, in Portogallo e persino nel Nord Africa. Le incursioni penetrarono nel Mediterraneo, fino a toccare le coste della Toscana, dove vennero saccheggiate città come Luni e Fiesole. Decisamente più cruente furono le scorrerie dei Vichinghi danesi nei Paesi Bassi e nella Francia occidentale, talmente devastanti da indurre re Carlo il Semplice a stipulare un trattato con il quale concedeva ai Normanni (gli “Uomini del Nord”, come venivano chiamati i Vichinghi) di stabilirsi a Rouen, a patto che costituissero una difesa contro ulteriori scorrerie (911). Nacque così il ducato di Normandia.
L’espansione dei Vichinghi verso l’immenso Oceano Atlantico rimane per molti aspetti un mistero. L’ipotesi più condivisa dagli studiosi è che alcune navi, finite fuori rotta, vennero sospinte dalle correnti fino alle isole Faer Oer e in Islanda, le quali, una volta colonizzate, divennero il punto di partenza per nuove navigazioni e scoperte. Così, gli Islandesi toccarono le coste della Groenlandia (“Terra verde”), che all’epoca, almeno lungo la costa occidentale, offriva un clima temperato, adatto all’agricoltura e all’allevamento. Il principale interesse per questi coloni rimaneva però la caccia, in particolare al tricheco e all’orso bianco, da cui traevano avorio e pellicce. Proprio questa pratica, pare, avesse portato i Vichinghi, attorno all’XI secolo, a raggiungere le coste nordamericane, in particolare del Labrador e di Terranova, ma questi stanziamenti decaddero in breve tempo, forse per l’ostilità dei nativi o per la distanza dalle basi groenlandesi.
Mentre Norvegesi e Danesi si espansero attraverso il mare, gli Svedesi si rivolsero verso le sconfinate pianure dell’odierna Russia. Già a metà del VII secolo si riscontra la loro presenza nella base commerciale finnica di Staraja Ladoga, sull’omonimo lago a nord dell’attuale San Pietroburgo. Dalla sua rete fluviale giunsero dal Mar Nero ricchi mercanti arabi per acquistare pellami, avorio, legname, ambra e schiavi in cambio di monete d’oro e stoffe preziose. Questo scambio deve aver molto ingolosito i Rus’ (i “rematori”, come i Finnici chiamavano gli Svedesi, da cui “Russi”), tanto che nella prima metà del IX secolo giunsero a Costantinopoli e, verso la fine del secolo, fondarono le basi commerciali di Novgorod e Kiev.
L’epopea dei Vareghi, o Variaghi, come venivano chiamati gli Svedesi che si dirigevano verso sud (da varjag, “colui che ha fatto un patto” o “colui che ha un ingaggio”), iniziò con scorrerie organizzate da bande legate da rituali di filiazione. Con il tempo, probabilmente perché le razzie divennero meno redditizie, questi gruppi di invasori stabilirono relazioni sistematiche attraverso il commercio o l’offerta di servigi militari. È il caso dell’imperatore bizantino Teofilo II, che nell’839 ingaggiò un corpo di mercenari vareghi per il suo esercito. Nel 988 Basilio II istituì addirittura una guardia personale con 6000 di questi guerrieri: la Guardia Variaga, che servì Costantinopoli per secoli con fedeltà e coraggio.
La società scandinava era costituita in clan, i cui membri erano tenuti a vendicare i torti subiti dai parenti. Da questo costume, però, era sorta l’esigenza di porre rimedio all’inevitabile escalation di faide familiari e all’anarchia sociale. La soluzione si chiamava thing, un’assemblea di persone libere appartenenti a uno stesso Stato, provincia o gruppo di villaggi (centena). I thing si tenevano nei luoghi deputati ai rituali religiosi o al commercio e, almeno a livello teorico, vigeva la regola “una testa, un voto”, anche se nella realtà erano dominati dai membri più influenti della comunità. Il Parlamento islandese conserva ancora oggi questo nome.
A livello religioso, per i Vichinghi gli dèi risiedevano in Asgard, il più alto dei livelli cosmici, dove si trovava il palazzo del Valhalla. L’Olimpo nordico era teatro di lotta tra due famiglie divine: gli Asi, che detenevano il potere, e i Vani, con i quali alla fine si giungeva a una pace. Nel Valhalla abitavano anche gli eroi caduti in battaglia e le Valchirie, vergini guerriere che ne raccoglievano le anime. Sotto Asgard stava il mondo degli uomini, e più sotto ancora l’inferno. I tre livelli erano attraversati dal frassino Yggdrasill, le cui radici venivano divorate da un serpente malvagio. Le principali divinità del pantheon vichingo erano Odino, signore di Asgard e del cielo, condottiero, poeta, conoscitore dei misteri e delle rune, che possedeva un occhio solo e montava Sleipnir, un cavallo a otto zampe; il possente Thor, grande bevitore di idromele, che disponeva di un martello magico con cui uccideva i suoi nemici; Tyr, il dio guerriero che presiedeva l’assemblea di Asgard; Freya, dea dell’amore, che guidava un carro trainato da gatti; e infine Loki, incatenato agli inferi, che personificava il male.
La storia dei Vichinghi
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