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sabato, Giugno 21, 2025

    L’ispirazione musicale di Alfredo Billetto

    Sin dalla prima infanzia, nel mio immaginario, il concetto di pittore (e, più in generale, di artista) è stato associato a una figura concreta: quella di Alfredo Billetto (1932-2022), che aveva studio e abitazione in una villetta sita nel giardino del mio condominio di residenza, nel quartiere torinese del Cit Turin. Adesso in quella dimora risiede suo figlio Simone, flautista, con la moglie Marina Gallerani, pianista: l’arte, insomma, è ancora di casa. Alfredo ebbe sempre simpatia e affetto per me e per il mio precoce, anche se forse un po’ disordinato, interesse per l’arte: spesso ci intrattenevamo a chiacchierare, e mi concesse anche il privilegio di assistere mentre dipingeva. Da parte mia, fui sempre affascinato dal suo uso delle forme e del colore, e dai riferimenti alla musica che emergevano in tante sue opere. Ora ‒ in occasione della personale postuma, organizzata da Francesco Longo e Simone Billetto presso lo spazio Musa di Torino (via Consolata 11 E), e intitolata «Alfredo Billetto. Un artista libero» ‒ ho ripercorso un’ampia antologia della sua pittura, e osservato come la presenza musicale sia stata costante nella sua opera, e in alcuni periodi particolarmente intensa. Si può trattare della raffigurazione di uno strumento musicale (particolarmente frequente è la cassa armonica degli archi), dell’inserzione di porzioni di spartito a collage, del ritratto di un musicista (il figlio Simone, o Louis Armstrong, o lo stesso pittore che si ritrae mentre suona un flauto dolce), del ricordo di un concerto a cui si è preso parte (Alfredo mi diceva che dietro ogni suo quadro c’era un’esperienza di vita rivissuta): la musica nell’arte di Billetto è una fonte di ispirazione continua, che collabora a plasmare le forme e a dar luce ai colori di cui era maestro.

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    Ho pensato che fosse interessante discorrere di questi argomenti con Simone Billetto, che, essendo figlio di Alfredo e musicista in prima persona, più di ogni altro ha vissuto e compreso da vicino quanto la musica fosse presente nella vita e nell’opera di suo padre.

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    Simone, come ricordi il rapporto di tuo padre con la musica?

    Me lo ricordo come un rapporto molto spontaneo, immediato, non scientifico ma emozionale. Ascoltava molto spaziando tra i generi, che fosse classica, jazz o musica d’intrattenimento. In casa c’era un pianoforte, che mia madre Margherita suonava, e mio padre suonava il flauto dolce in modo amatoriale. Io ho poi studiato flauto con un percorso di studi da musicista classico, e lui mi ha sempre appoggiato e apprezzato: come io vedevo crescere le sue opere d’arte, lui vedeva crescere la mia professionalità di musicista.

    In quali occasioni ascoltava musica?

    Talvolta la ascoltava dipingendo, ma non sempre. Frequentava concerti e, da giovane, ballava molto bene; e all’epoca nei locali da ballo si suonava musica dal vivo.

    Pensi di essere stato influenzato da tuo padre nella scelta di diventare musicista, e che, reciprocamente, la tua musica abbia influito sulla sua pittura?

    Sicuramente sono stato influenzato, almeno nei miei inizi, dal fatto che mio padre fosse artista e suonasse il flauto dolce. Poi ho avuto occasione di frequentare molti musicisti, come il maestro Adolfo Conrado, che abitava vicino a noi in montagna. Penso che il mio portar musica in casa (il che, ricordiamolo, non consisteva solo nelle mie esibizioni “concertistiche”, ma in tante ore di esercizio da solo e di prove di ensemble con amici e colleghi) abbia avuto influenza sull’arte di mio padre, non solo sulla sua pittura ma anche sulla sua scultura. Mi pare, infatti, come anche tu osservi, che i riferimenti musicali nelle sue opere si siano infittiti negli anni in cui io studiavo al Conservatorio.

    Il flauto, tuo strumento, compare in alcune opere di tuo padre, ma credo che il riferimento musicale più frequente ed evidente sia la cassa armonica degli strumenti ad arco. Sai dirmi per quale motivo?

    Credo che questo sia legato alla bellezza estetica della forma dello strumento, e alla predilezione di mio padre per il legno, materia viva, e per l’uso delle diverse tonalità di marrone.

    Al di là di questi elementi più figurativi, come ritrovi la presenza della musica nelle opere di tuo padre?

    Una presenza sicuramente c’è, anche se talvolta individuarla può diventare un esercizio dialettico. Molti suoi titoli usano vocaboli che hanno anche un loro significato musicale: composizione, studio, forma, ritmi, modulazione, movimento. E, d’altro canto, un elemento fonetico è spesso presente anche in quadri che non hanno espliciti richiami musicali. Se devo dare una mia interpretazione in chiave musicale dello stile di mio padre, credo che la sua via all’astrattismo sia passata attraverso una scomposizione della figura secondo un principio cromatico, come la suddivisione della musica in semitoni uguali che si succedono: entrambi i procedimenti permettono di rifrangere l’immagine osservandola da diverse prospettive.

    C’è qualche opera che ritieni emblematica della sua ispirazione musicale?

    Vedo la musica come una presenza costante nell’opera di mio padre, e trovo che tutto ciò che lui ha fatto sia in qualche modo legato alla musica e alla poesia come forme di espressione del bello. Se devo individuare un paio di quadri emblematici della trasposizione in pittura di un’idea musicale, anche senza riferimenti musicali espliciti, direi «Senza titolo» (1990), in cui ravviso una rarefazione, una delicatezza di suoni e una spazialità di timbri in cui si può percepire ogni armonico, che mi rimanda alla raffinatezza del simbolismo e di un compositore come Satie. Sul fronte opposto, un’opera come la «Quadrilogia» (primi anni 2000, esposta in mostra) mi fa pensare alla completezza di un tutti orchestrale che contiene quanto la musica può esprimere nella varietà delle famiglie di strumenti, come si può sentire in pagine di compositori come Wagner o Mahler.

    La conversazione con Simone Billetto si protrae a lungo toccando svariati argomenti, tra musica, arti figurative e ricordi del padre. Per chi volesse conoscere più da vicino l’opera di Alfredo Billetto, la mostra allo spazio Musa è aperta fino al 25 maggio (dal martedì al venerdì ore 15-21; sabato e domenica ore 16-21).

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