Due esigenze contrapposte: aumentare la produzione elettrica da fonti rinnovabili, oppure salvaguardare l’utilizzo agricolo dei terreni. Due esigenze altrettanto legittime a fronte delle quali il legislatore negli ultimi vent’anni ha dato risposte altalenanti. Dopo un’iniziale “generosità” nell’erogazione degli incentivi, utile per far decollare settore del fotovoltaico, a fronte delle proteste del mondo agricolo che si vedevano sottratte alla produzione di cibo superfici sempre più importanti, arrivò con il governo Monti il decreto legge 24 gennaio 2012, con “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività”, che vietò l’accesso agli incentivi statali (Conto Energia) per i nuovi impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole.
Di segno contrario, dieci anni dopo, la legge 34 del 27 aprile 2022, che ha ripristinato la possibilità di realizzare impianti fotovoltaici a terra, anche in aree agricole, in presenza di determinate condizioni. In particolare, sono diventate idonee le aree, senza vincoli come beni culturali, situate in un perimetro di 500 metri da aree a destinazione industriale, artigianale e commerciale.
Dal punto di vista autorizzativo, gli impianti a terra costruiti su aree idonee, comprensivi delle opere e infrastrutture necessarie, seguono percorsi autorizzativi diversi a seconda della potenza da installare. Fino a 1 MW, è sufficiente la dichiarazione di inizio lavori asseverata (DILA). Fra 1 e 10 MW, è prevista la procedura abilitativa semplificata (PAS). Sopra i 10 MW, è necessaria la procedura di autorizzazione unica (PAU).
Venendo a focalizzare la situazione presente a Caselle e comuni limitrofi, una grande installazione a terra che era già stata realizzata ancora con gli incentivi del Conto Energia era l’impianto di Leinì lungo la SP17, fra Leinì e San Francesco al Campo.
Ora, con la normativa modificata dalla legge 34 del 2022, altri impianti di grandi dimensioni stanno per essere realizzati.
A inizio aprile di quest’anno, in Comune di Borgaro, al confine con Caselle, è stato aperto il cantiere sul terreno adiacente alla pista ciclabile Borgaro-Caselle e delimitato a sud dalla stazione di servizio IP e a nord dalla stazione di servizio AGIP. L’impianto fotovoltaico in costruzione, autorizzato con permesso in data 26/10/2023, è di 4 MW di potenza, con investimento di 2,8 milioni di euro. La realizzazione “chiavi in mano” è affidata alla COESA Engineering di Torino. Committente e proprietaria dell’impianto la società Blu Way di Torino, nata da uno spin-off di Blu Mobility, società del gruppo Rete Spa attiva nel settore della mobilità sostenibile. Fra le 70 stazioni di servizio di proprietà del gruppo, c’è il distributore Blu di San Maurizio Canavese che eroga anche biometano. Ora con il nuovo impianto di Borgaro Blu Way avvia un programma di diversificazione che prevede un piano di investimenti pluriennale che comprenderà l’esplorazione e lo sviluppo di ulteriori tecnologie rinnovabili. L’obiettivo che il gruppo dichiara è il raggiungimento di un portafoglio da 10 MW di capacità installata entro il 2027.
Altro impianto di recente autorizzato, con procedura PAS, è in comune di Caselle, al confine con Mappano, nei prati della cascina Fanghi. Qui la potenza installata prevista è di poco inferiore a 10 MW. L’operatore titolare dell’autorizzazione è Vauda Energia srl, con sede a Leini. Il cantiere a fine maggio non era ancora stato avviato.
L’auspicio è che queste autorizzazioni rappresentino solo una fase transitoria verso soluzioni più sostenibili e integrate. Sotto questo aspetto la nuova frontiera verso cui puntare è l’agrivoltaico, che permette la convivenza tra produzione energetica e attività agricola e rappresenta un’opportunità concreta per coniugare transizione ecologica e tutela del territorio. È auspicabile che sia questa la direzione verso cui si orienteranno sempre più le scelte future.