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lunedì, Novembre 10, 2025

    La nascita del metodo scientifico: Galilei e Newton

    Nella società attuale la scienza (in particolare una sua derivazione, la tecnica) ha acquisito una posizione predominante rispetto ad altre discipline, soprattutto negli ultimi anni. Ma quando possiamo affermare che la scienza si è dotata di un suo metodo specifico e ben definito? Non è semplice rispondere a questa domanda. Già gli antichi greci avevano sviluppato una matematica rigorosa, le opere di fisica di Archimede di Siracusa (287-212 a.C.) possono ascriversi, infatti, in un moderno significato scientifico. Al di fuori del mondo occidentale, i cinesi avevano tramandato nozioni vastissime e numerose sono state le loro invenzioni tecnologiche, dalla carriola alla bussola. Gli stessi indiani misero a punto il sistema numerico decimale e gli arabi svilupparono discipline come la matematica, la chimica e l’astronomia. Se ritorniamo a noi, il periodo del Rinascimento è stato, senza ombra di dubbio, un momento di enorme fioritura di menti eccelse, tra le quali spicca Leonardo da Vinci. Tuttavia, a nessuno di costoro può essere attribuito un metodo scientifico complessivo. Quello che si intende come “metodo scientifico” non si basa solo su osservazioni e ipotesi ma è fondato su verifiche attraverso dimostrazioni pratiche. Possiamo quindi ritenere che le origini di questo metodo vadano dalla fine del Cinquecento fino all’inizio del Settecento. Due figure contribuirono più di tutte al suo sviluppo: il pisano Galileo Galilei e l’inglese Isaac Newton, considerati entrambi i padri fondatori della moderna scienza.

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    Galilei nacque a Pisa nel 1564 e studiò, inizialmente, medicina a Firenze per poi interromperla per dedicarsi alla matematica, all’arte e alla letteratura. Insegnò prima a Pisa e poi a Padova e le sue scoperte più importanti di quel periodo furono le leggi del moto del pendolo e la caduta dei gravi. Venuto a conoscenza dell’invenzione del cannocchiale, Galilei lo impiegò in astronomia, scoprendo così i satelliti di Giove, le fasi di Venere, i monti della Luna e le macchie solari. Divenne sostenitore del sistema copernicano, che collocava il Sole al centro dell’universo, in contrapposizione alle antiche teorie che consideravano la terra immobile. Famosa è nel 1633 la sua abiura e condanna per eliocentrismo per il resto dei suoi anni agli arresti domiciliari nella sua casa di Arcetri. In età avanzata, nonostante la cecità, continuò i suoi studi e le sue scoperte meccaniche raccolte nei Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze (1638). Dal punto di vista della storia della scienza egli è stato una figura rivoluzionaria. Prima di lui gli studi naturalistici erano essenzialmente di tipo qualitativo, ovvero prescindevano da annotazioni matematiche rigorose. Con Galilei, invece, si affermò che le leggi della natura possono essere comprese ed espresse tramite formule matematiche. Da lì la grandissima importanza alla sperimentazione e alla necessità di tornare sulle proprie convinzioni qualora esse contrastassero con le osservazioni.

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    Newton nacque nella Contea inglese del Lincolnshire il 4 gennaio 1643 e studiò a Cambridge dove successivamente insegnò matematica. Sono di quel periodo le sue scoperte più famose, fra cui la Legge di gravità. A soli 23 anni dimostrò il teorema del binomio che porta il suo nome. Negli studi utilizzava un metodo di calcolo infinitesimale da lui stesso inventato, chiamato “metodo delle flussioni”, che di fatto coincide con il moderno calcolo infinitesimale. Fece scoperte fondamentali in ottica, provando che la luce bianca può essere scomposta negli altri colori tramite un prisma e non soddisfatto dei telescopi dell’epoca, le cui lenti creavano aloni (fenomeno dell’aberrazione cromatica), sviluppò un telescopio a riflessione, nel quale l’ingrandimento era più definito in quanto realizzato da specchi. Nella sua opera principale, i Principi matematici di filosofia naturale, Newton espose in forma matematica le leggi del moto ed espresse la Legge di gravitazione universale, fondando di fatto la meccanica classica, oggi conosciuta appunto come “meccanica newtoniana”. A livello caratteriale pare fosse molto diverso da Galilei. Se lo scienziato toscano, a detta di amici e conoscenti, era una persona cordiale e generosa, Newton disponeva di un carattere difficile e scontroso, tanto che si imbarcò in diatribe durissime sulla proprietà delle idee. Fece epoca quella con il filosofo e matematico tedesco Leibniz su chi avesse inventato per primo il calcolo differenziale. La contesa durò anni e fu molto aspra e complicata. Verso i cinquant’anni, Newton diede anche segni di squilibrio mentale con manie di persecuzione e alcuni ipotizzarono che ciò fosse frutto di un avvelenamento provocato dai vapori di mercurio inalati nel corso degli esperimenti alchemici. Morì nel 1727.

    La scienza è un’impresa collettiva, nella quale ogni scoperta rappresenta solo la base per quella successiva. Se ci trovassimo nella condizione di dover attribuire a ogni costo delle paternità, potremmo affermare che Galilei ha inventato il metodo scientifico, mentre Newton gli ha impresso la sua forma moderna. Ad esempio Galilei aveva compreso il principio fondamentale d’inerzia, per il quale un corpo non soggetto a forze rimane in stato di quiete o prosegue nel suo moto rettilineo finché non interviene una forza a modificarne il movimento. Prima di lui si pensava che un corpo dovesse essere spinto da qualcosa perché potesse muoversi. Newton diede al principio una forma matematica, ponendolo come Prima legge della dinamica. Se quindi la scienza progredisce attraverso il movimento di un’intera comunità, un comitato, un collegio di studiosi, è altresì vero che solo attraverso le menti geniali di alcuni di essi, come erano Galilei e Newton, la scienza ha potuto fare enormi salti in avanti.

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