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lunedì, Novembre 10, 2025

    Brian Johnson e il progetto Blueprint: tra biohacking estremo e prevenzione sostenibile


    Negli ultimi anni, la figura di Brian Johnson, imprenditore milionario della Silicon Valley, ha catalizzato l’attenzione dei media con il suo progetto “Blueprint”, un programma di biohacking radicale finalizzato a rallentare l’invecchiamento e mantenere il corpo in uno stato di giovinezza biologica ottimale. Johnson si è sottoposto a centinaia di test medici, segue una dieta ultra-strutturata da meno di 2.000 kcal al giorno, assume oltre 100 integratori quotidianamente, e si affida a un team di medici per monitorare in tempo reale ogni parametro fisiologico. Il suo obiettivo dichiarato è “ringiovanire ogni organo del corpo”.
    Come medico di famiglia, mi trovo spesso a riflettere sull’impatto che simili modelli estremi possono avere sulla popolazione generale. Se da un lato è positivo che si parli di prevenzione, dall’altro è necessario distinguere ciò che è utile e sostenibile da ciò che rischia di diventare una deriva ossessiva, lontana dalla realtà quotidiana della maggior parte delle persone.
    Il “Blueprint” è un protocollo di longevità che si basa su dati, algoritmi e pratiche cliniche per ottimizzare la salute. Johnson segue una routine maniacale: si sveglia ogni giorno alla stessa ora, consuma pasti controllati al grammo e cronometra anche l’esposizione alla luce solare. Tutto è registrato, analizzato e aggiustato per minimizzare l’invecchiamento cellulare. Secondo i suoi test, avrebbe “l’età biologica” di un individuo molto più giovane in vari organi (cuore, fegato, cute).
    Ma a quale prezzo? L’idea di “sconfiggere l’invecchiamento” affascina da sempre l’essere umano. Tuttavia, il rischio è quello di trasformare la prevenzione in una nuova forma di ansia sociale. Molti dei comportamenti di Johnson, come il controllo ossessivo dei biomarcatori, l’assunzione massiva di integratori, le ore trascorse in ambulatori per micro-prelievi o test epigenetici, sono fuori portata per il 99% delle persone. E, soprattutto, non sono ancora supportati da evidenze scientifiche di lunga durata.
    Ad esempio, non esistono oggi studi solidi che dimostrino che l’assunzione di centinaia di supplementi o il costante monitoraggio di sé porti a una maggiore aspettativa di vita rispetto a uno stile di vita equilibrato, attivo e sereno. Al contrario, l’ansia da performance e l’eccesso di controllo possono aumentare il rischio di disturbi psichici, alimentari e di isolamento sociale.
    La medicina di famiglia insegna che ogni persona ha una storia, un contesto, delle fragilità. Non possiamo proporre protocolli identici per tutti, né possiamo illudere i pazienti che il segreto della salute risieda in una checklist di abitudini “da biohacker”.
    La vera prevenzione si gioca su quattro pilastri fondamentali:
    1. Alimentazione sana e flessibile, basata sulla dieta mediterranea, sul consumo prevalente di alimenti vegetali e la riduzione di zuccheri e cibi ultra-processati.
    2. Attività fisica regolare, anche solo camminare 30 minuti al giorno o fare 1.000 passi in più rispetto al giorno prima, come suggeriscono recenti studi.
    3. Sonno di qualità: dormire almeno 7 ore per notte, in modo regolare, aiuta a prevenire diabete, obesità e malattie cardiovascolari.
    4. Relazioni sociali e gestione dello stress, elementi troppo spesso sottovalutati ma fondamentali per il benessere generale.

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    Certo, la tecnologia può essere una grande alleata: smartwatch, app per il conteggio delle calorie, tracciatori del sonno e dell’attività fisica possono aiutare a prendere consapevolezza. Tuttavia, quando il monitoraggio diventa una prigione e l’algoritmo prende il posto del buon senso, è tempo di fermarsi.
    La salute non è una gara a chi ha la glicemia più bassa dopo i pasti o l’infiammazione sistemica più contenuta. È un equilibrio dinamico, fatto anche di piaceri, imperfezioni, flessibilità.
    Il caso di Brian Johnson ha il merito di riportare l’attenzione sul tema della longevità e sull’importanza della prevenzione. Ma il messaggio da veicolare come professionisti della salute è che non serve vivere da monaco per vivere meglio.
    La prevenzione vera è sostenibile, personalizzata, equilibrata. Non c’è bisogno di 100 pillole al giorno, ma di 3 pasti semplici, 2 buone risate e 1 camminata all’aria aperta. È in questa somma di piccoli gesti che possiamo costruire una lunga vita in salute, non in una corsa disperata alla “giovinezza perfetta”.

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    Stefano Di Natale
    Stefano Di Natale
    Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Torino nel 2008, ho partecipato a numerosi protocolli di ricerca in ambito endocrinologico, quattro dei quali pubblicati su riviste internazionali. Mi sono specializzato in Medicina Generale nel 2014. Ho collaborato con l’associazione PCOS-Italy gestendo l’ambulatorio multidisciplinare specifico per donne con sospetta diagnosi di PCOS c/o la Fondazione Tempia di Biella. Sono stato Direttore Sanitario della casa di riposo “Madonna delle Grazie” di Cintano (To), Medico Prelevatore c/o la CDC di Torino, Medico Fiscale e Medico Necroscopo in ASL TO3, Medico Sociale per diverse società sportive tra le quali i Giaguari di football americano ed i Bassotti di calcio a 5. Ho lavorato inoltre per l’istituto di Medicina dello Sport di Torino avendo il privilegio di visitare parte della prima squadra della Juventus FC e del Torino FC. Ho lavorato per vari Juventus Summer Camp (Madonna di Campiglio, Procida e Vinovo), in RAI come medico di struttura durante la registrazione di diversi programmi televisivi, per la Piccola Casa della Divina Provvidenza “Cottolengo” di Mappano, per l’RSA “Casa Serena” a Torino, come Consulente Medico per la Scuola Superiore di Osteopatia Italiana e occasionalmente come docente per corsi di Primo Soccorso BLS per aziende pubbliche. Attualmente sono Medico di Medicina Generale a Caselle T.se, via Roma 19. Ho infine l’onore di essere il Presidente del Lions Club Caselle Torinese Airport e membro del Comitato Medico Scientifico dell’Associazione Italiana Cuore e Rianimazione “Lorenzo Greco” Onlus.

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