Carlo Barba non è più tra di noi. Lo abbiamo appreso nella tarda mattinata del 2 ottobre, assieme a una fotografia della bandiera a mezz’asta subito issata nel cortile della Croce Verde a Borgaro.
La notizia si è presto diffusa capillarmente in paese anche attraverso i “tilet”, con l’annuncio che iniziava così: “Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse quella goccia, all’oceano mancherebbe”. Una frase di Madre Teresa di Calcutta e mai ricordo più bello poteva essere scelto per immortalare questo uomo così speciale.
La tristezza ha preso il sopravvento ed è diventata un tutt’uno con grandi ricordi di un tempo ormai passato ed è aumentato in me un senso di forte impotenza. Mai avrei pensato che Carlo potesse lasciarci così in un mattino d’autunno, nel giorno dei Santi Angeli custodi. Scrivere un necrologio per Carlo fa salire un nodo alla gola, tanto da chiudere i pensieri, le parole. Gli occhi si riempiono di lacrime.
“Ciao Carlo”, quante volte abbiamo iniziato così le nostre telefonate, i nostri incontri, le nostre riunioni, con questa bella semplicità, quella che era e sarà sempre la tua cifra.
Ricordo quando mi dicevi che tu eri un romano di nascita, ma anche torinese e poi orgogliosamente casellese. Qui ti eri ben inserito nel tessuto sociale, dandogli piano piano la trama dei tuoi valori, con la tua voglia di portare sempre qualcosa in aggiunta. E potevi solo farlo cercando di fare politica nel più alto dei suoi significati: tutto era politico per te. La tua era una politica del bene, del seminare pace, nel seminare fatti concreti, contrariamente alle molte parole buttate in aria, come sovente dicevi tu che erano solo “aria fritta”.
Ricordare Carlo in tutto il suo agire è difficile, perché quasi sicuramente si rischia di dimenticare qualche pezzo visto quanto ha prodotto nella sua vita. Carlo è stato tanto, praticamente tutto: milite della Croce Verde fondatore fra i fondatori, primo anche per appartenenza alla squadra, proprio la “prima”, che inaugurò il servizio il 1 febbraio 1976. Avisino e attivissimo nell’Associazione come anche aderente all’AIDO, poi consigliere comunale per innumerevoli legislature e quindi vicesindaco della Città di Caselle. Segretario cittadino dell’allora Democrazia Cristiana e aderente all’associazione culturale “Alcide De Gasperi”, quella fondazione che era un laboratorio di pensiero che proietta ancor oggi nel futuro i valori fondanti dell’insegnamento del grande politico trentino: la democrazia, la centralità della persona umana, l’Unione Europea e la giustizia sociale. Tutto ciò che tu ci hai insegnato, Carlo caro, e ce lo hai insegnato con i fatti e con gli esempi.
Che dire poi di Barba come uomo d’associazione… Socio della Forgia, l’associazione culturale casellese, e socio attivissimo della Pro Loco, sempre presente a tutte le assemblee sociali. E orgogliosamente presente, sino a che la salute gliel’ha concesso, alla “ piegatura” del nostro giornale.
Nel 2016 Carlo Orlando Barba venne nominato “Casellese dell’Anno” e questo riconoscimento gli venne conferito per il suo impegno politico e sociale nella città di Caselle. “Altri meritavano l’onorificenza più di me”, disse Barba stringendo la mano al sindaco Luca Baracco. Questa la motivazione, allora coniata da Elis Calegari, del prestigioso riconoscimento: “Uomo di virtù rara, capace di coniugare ogni istante di vita al servizio degli altri e della nostra comunità”.
Una motivazione così lucida sarebbe più che sufficiente per chiudere in floreale bellezza questo ricordo, ma non posso tacere un altro grande momento di cui Barba fu protagonista e anima indiscussa. Erano gli Anni ‘70 e a Caselle moriva una giovinetta di 16 anni perché mancava all’Ospedale di Ciriè un apparecchio per la dialisi. L’allora parroco, don Michele Benente, sgomento come tutta la cittadinanza, lanciò un appello per raccogliere fondi, acquistare e fare omaggio all’Ospedale di questa apparecchiatura. Appello subito raccolto da Carlo, che lo fece suo, tanto da divenire il fulcro del centro di raccolta e poco dopo ordinò lui stesso le apparecchiature che furono consegnate e donate al dottor Sancipriano, allora medico all’Ospedale ciriacese del reparto nefrologia.
Il grande dolore che provoca la morte di un amico, caro Carlo, deriva dalla consapevolezza che in ogni individuo vi è qualcosa che è unico e che va perduto per sempre. Tuttavia, la certezza di poterci ritrovare in quell’aldilà a cui entrambi crediamo mi solleva e mi fa dire un caro arrivederci, sicuro che il modo migliore per onorare la tua memoria sia quello di continuare a vivere. E vivere come ci hai insegnato tu.
Mauro Giordano
I soci e il Consiglio Direttivo della Pro Loco di Caselle Torinese, unitamente alla redazione del giornale Cose Nostre, si uniscono al dolore della famiglia Barba per la perdita del caro
Carlo
uomo di rara virtù e indimenticabile amico







