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giovedì, Aprile 18, 2024

    Giornali o riviste, dubbio amletico?

    PiazzeAmicheGiornali o riviste?

    Le testate giornalistiche delle nostre Pro Loco censite da Gepli sono circa una settantina.

    Per quanto riguarda il formato e la presentazione grafica, già guardando la prima pagina le possiamo dividere in due macrocategorie:
    – formato “giornale”, con la pagina di testata che contiene in genere l’editoriale e due-tre articoli ritenuti più importanti; è il caso di Cose Nostre;
    – formato “rivista”: in questo caso sotto la testata viene inserita un’immagine di copertina; gli articoli in questo caso partono da pagina 2.

    Per i giornali formato rivista la scelta dell’immagine di copertina è molto importante, perché contraddistingue l’uscita di quel numero. Nei testi a seguire due esempi, scelti non a caso fra quelli in cui l’immagine si prestava a raccontare qualcosa del territorio, anche se solo a livello di curiosità.

     

    Il Tornado

    Nome evocativo, per una testata: sa di dinamismo, di velocità. Non per nulla, la testata giornalistica, che si autodefinisce nel sottotitolo “periodico di attualità dei comuni di Alano di Piave, Quero Vas, Segusino”, è l’unico quindicinale presente fra le testate seguite da GEPLI. Editore è la  Pro Loco di Fener, provincia di Belluno. Inizio pubblicazioni nel 1980. L’immagine scelta per il numero 678, uscito lo scorso dicembre, ha una storia particolare.

    L’immagine, di Madonna con gli angeli, è la foto di una pittura murale presente su una casa di Fener (qui nella foto piccola).

    L’autore del dipinto è il proprietario della casa, che si è ispirato a un celebre dipinto, La vierge aux anges, del pittore francese Bouguerau, esponente parigino della corrente pittorica ottocentesca dell’accademismo.

     

    Qui di fianco William-Adholfe Bouguerau, in un autoritratto, e il dipinto originale.

     

     

     


    Al Pais d’Lu

    Torniamo in Piemonte, per il secondo esempio. Il mensile Al Pais d’Lu non è nuovo per Piazze Amiche. L’abbiamo frequentato più volte. 

    L’immagine di copertina qui riportata ha un valore particolare nella storia di questo giornale. Risale al numero di gennaio 2014, quando fu effettuato un importante restyling.
    Per descriverlo usiamo le parole che ci scrisse allora Ilaria Costa, la direttrice del giornale: “Noi cambieremo grafica proprio da questo numero! E non solo la grafica. Cambieremo anche formato: passeremo da pagine A3 ad un formato “strano” 25×35, più piccolo di un tabloid, più grande di un periodico da edicola. Inoltre la nostra copertina sarà a colori (prima tutto il giornale era in bianco e nero) e sarà pinzato.
    Abbiamo lavorato in stretta collaborazione con la nostra tipografia di fiducia per trovare una soluzione migliore, ma con un risparmio del 20% circa rispetto alla versione precedente.”

    Nell’immagine la storica torre civica medioevale (o dell’orologio) che domina la cima della collina di Lu, 307 metri sul livello del mare.  
    Così lo cita un manoscritto ottocentesco del canonico De Conti: “Lu, luogo su alta cima di colle che domina le due vaste pianure di Casale e Alessandria, dicesi costruito sulle rovine dell’antico borgo di Mediliano, già situato sul piano, lungi qualche miglia da Lu.
    Conserva avanzi della sua cinta non che del castello con un’alta quadrata torre”.  

    La gabbietta metallica che si intravede nella foto, poco sotto l’orologio, ricorda un furto sacrilego, ancora vivo nella tradizione orale del paese: la gabbietta fu utilizzata per la macabra esposizione della testa mozzata di Pietro Bello, originario di Grazzano, che il 1° giugno 1720 con altri cinque malfattori aveva trafugato il busto e le braccia in argento dorato di San Valerio, patrono del paese.
    Un altro evento, infausto, interessò in anni più recenti la torre: nelle immediate vicinanze, a partire dalla metà degli anni ‘60, era stato infatti montato un ponte radio, comprendente anche alcuni enormi, deturpanti, “orecchioni”, visibili a decine di chilometri di distanza.
    Il 7 giugno 2007, dopo anni di lotte con la società di telecomunicazioni che gestiva l’infrastruttura, l’installazione veniva smontata e l’area della torre tornava alla primitiva bellezza, con lo spazio intorno alla costruzione ripulito e reso accessibile al pubblico.

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    Paolo Ribaldone
    Paolo Ribaldone
    Dopo una vita dedicata ad Ampere e Kilovolt, ora dà una mano a Cose Nostre

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